venerdì, Novembre 8, 2024

Meglio la galera. Storie di vittime sacrificate sull’altare del Pil.

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Ho letto di recente un articolo sconcertante.

In Giappone sta crescendo l’età media della popolazione carceraria. Ma non perché i delinquenti lì rinchiusi tendano a diventare sempre più vecchi, ma perché molti anziani lasciati soli e con pochi mezzi scelgono la galera per trascorrervi gli ultimi anni. Come fanno? Semplice: rubano e si fanno arrestare.

Preferiscono stare nel gruppo dei detenuti piuttosto che da soli nella casa ormai disertata da figli lontani o presi da orari di lavoro aberranti, preferiscono stare rinchiusi senza libertà, senza spazi personali, senza comodità… pur di parlare, pur di essere più di un’ombra che si aggira qua e là senza scopo, pur di essere accuditi nella malattia e nel dolore.

Il Giappone non è una nazione del terzo mondo.

E’ un paese civile, culturalmente preparato, discretamente ricco, ma a quanto pare non attento alla fragilità, alle aspettative dei suoi cittadini.

Ossessionato dalla produttività e dal bisogno(conculcato dalla classe dirigente) di raggiungere gli obbiettivi ad ogni costo, nonché supinamente inchinato al volere del “capo” (politico, aziendale) il popolo giapponese sta sacrificando i suoi “ultimi”.

Ma non solo.

Infatti mentre i pensionati cercano si sfuggire la solitudine chiudendosi in carcere, i giovanissimi cercano di sfuggire la schiavitù di un mondo disumano e alienante chiudendosi nella loro stanza (hikikomori), senza parlare se non attraverso i computer, senza incontrare la loro stessa famiglia che in quella casa vive (!?).

E questa segregazione dura per anni, gettando nella disperazione padri e madri, fratelli e sorelle.

Ma non solo.

Dicono le statistiche che il Giappone ha il numero più alto di suicidi (30.000 all’anno, 1 ogni 15 minuti). Si suicidano i lavoratori travolti da ritmi e orari disumani: 100/120 ore di straordinario mensile, precarietà contrattuale, diritti ridotti, relazioni azzerate (molti dormono in ufficio)… e alla fine non resta che finire sotto un treno.

Si suicidano gli studenti che vivono l’istruzione fondamentalmente come possibilità di affermazione, di successo e di conseguenza non sopportano psichicamente il fallimento di un esame o di un test di ammissione che deluderebbe le aspettative dei genitori, della società, della nazione. Il picco di suicidi giovanili coincide infatti con gli esami di ammissione in settembre. I treni subiscono in quel periodo forti ritardi… e tutti sanno perché.

Si suicidano i superstiti dello tsunamidi qualche anno fa, perchè lasciati soli a subire le conseguenze della distruzione, avvelenati dalla fuoriuscita di radiazioni nucleari e mai risarciti, vittime scomode di un progresso tecnologico che tende a fare dell’uomo un accessorio.

Lo testimoniano le case sempre più piccole, con i soffitti sempre più bassi, poste in agglomerati sempre più vasti, più cementificati, più rumorosi…

Si suicidano o spariscono (“evaporano” traducendo dal giapponese) i disoccupati, gli indebitati, le persone in difficoltà costrette a vivere nelle baraccopoli sorte intorno alle grandi città, oppresse non solo dalla povertà materiale ma dall’onta del fallimento personale.

Ma il Pil è a posto. Superata la bolla economica che provocò la recessione degli anni novanta, tutto pare andare per il meglio… i conti tornano…

Il turbo liberismo ha trovato in Giappone una delle massime incarnazioni (facilitato sicuramente dal carattere e dalla cultura di quel popolo). I suoi effetti crudeli e possibili anche da noi (le premesse ci sono già!) ci devono far riflettere. Ci devono far riconsiderare la nostra idea di progresso e di economia. Ci devono far capire a quali derive aberranti porti una società che non ponga l’uomo, tutti gli uomini, al centro.

A volte la stessa realtà è “profezia”, basta saperla guardare.
don Paolo Zambaldi

Supporta Don Paolo Zambaldi con una donazione con PayPal.

Ultimi post

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dalla stessa categoria