La quasi totalità delle persone che si dicono cattoliche aderisce a formule catechistiche sostanzialmente immodificate da cinque secoli (Concilio di Trento) a oggi. Le stesse formule che la quasi totalità delle persone che si dicono atee, o agnostiche, rifiuta con convinzione. Né le une né le altre sospettano che nell’ambito della teologia sono avvenuti, soprattutto negli ultimi decenni, dei terremoti paragonabili solo ai mutamenti radicali registratisi in fisica o in biologia.
Questa ignoranza oggettiva dipende da molti fattori, tra cui la tendenza dei teologi di professione a tacere, o a diffondere in dosi omeopatiche, i risultati delle loro ricerche. Così, mentre circolano ottime pubblicazioni divulgative in ambito scientifico, è molto più raro che avvenga altrettanto in ambito teologico: anche perché le chiese cristiane, e la chiesa cattolica in particolare, non approvano simili operazioni (e, per esempio, si affrettano a bollare come eretici autori come Vito Mancuso che provano a rompere la consegna del silenzio).
Per ovviare a questi inconvenienti un coraggioso editore trapanese, Crispino Di Girolamo, ha accettato di pubblicare la trascrizione di una conferenza tenuta, nel 2016 presso la Cascina Zaratin a Motta di Livenza (Treviso), dall’anziano padre gesuita belga Roger Lenaers. Ne è risultato un libretto (Cristiani nel XXI secolo? Una ri-lettura radicale del Credo, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2018, pp. 70, euro 8,00) che assomiglia molto a una dinamite in esplosione.
Nell’impossibilità di riassumerlo, mi limito ad accennare che esso è divisibile mentalmente in due parti: una destruens e una costruens. Nella parte decostruttiva l’autore – riprendendo tesi già espresse più ampiamente in altri volumi (come riporta, nel prezioso saggio introduttivo, don Ferdinando Sudati) – segnala le credenze tradizionali, spesso formulate addirittura come dogmi definitivi, che la cultura contemporanea non ritiene più sostenibili: dall’idea “teistica” di un Dio esterno al cosmo di cui avrebbe le redini a una concezione mitica di Gesù come uomo divino (o divinizzato); da una visione della Bibbia come “Parola di Dio” (e non di uomini concreti immersi nella storia) a una idea di Chiesa come struttura gerarchica in cui alcuni insegnano e comandano e tutti gli altri imparano e obbediscono…
Cosa rimane allora del “Credo” plurisecolare proclamato in tutte le chiese del pianeta (con sempre maggiore distacco interiore, bisogna riconoscere, da parte dei fedeli e degli stessi ministri di culto)? Lenaers ritiene che stiamo assistendo al travaglio di un “granchio che sta abbandonando la sua corazza diventata troppo stretta”. O, in altri termini, alla transizione dal cristianesimo come “religione” al cristianesimo come “fede” in un Mistero indicibile che ci abita interiormente e ci sollecita, piuttosto che a rispettare obblighi e divieti morali, a coltivare un amore sempre più intenso e continuo verso gli esseri viventi, animali compresi.