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La Chiesa luterana d’Islanda offre pari opportunità alle donne

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

La Chiesa, seguendo l’impegno della Federazione luterana mondiale, sta promuovendo la presenza delle donne e dei giovani nei ruoli di leadership

La Chiesa evangelica luterana d’Islanda ha preso sul serio l’impegno di garantire la giustizia di genere, offrendo pari opportunità alle donne. Durante le ultime elezioni per la massima autorità legislativa – il Sinodo generale o Kirkjuþing che comprende 12 membri del clero e 17 laici – per la prima volta la maggioranza eletta è costituita da donne.

Ciò potrebbe sembrare normale in un paese che ha avuto la prima presidente donna al mondo e ha superato il rapporto del Forum economico mondiale sull’uguaglianza di genere negli ultimi nove anni. Ma, la Chiesa evangelica luterana d’Islanda ha lavorato duramente al suo interno negli ultimi tre decenni e mezzo per assicurarsi che le opportunità per le donne nel ministero siano le stesse di quelle che vengono garantite nella società in generale.

Il vescovo Solveig Lára Guðmundsdóttir, che guida la diocesi di Hólar nell’estremo nord del paese, dice che la sua chiesa ha «incoraggiato le congregazioni ad avere nella leadership quote del 40% di donne e 40% di uomini», in linea con la politica di giustizia di genere che la Federazione luterana mondiale (Flm) ha formulato in occasione della sua VII Assemblea a Budapest nel 1984.

«In occasione della XII Assemblea a Windhoek nel 2017», continua, «ci è stato ricordato che dobbiamo implementare la giustizia di genere nelle nostre chiese a tutti i livelli».

Il Sinodo generale della Chiesa evangelica luterana d’Islanda nell’autunno del 2017 ha accolto quell’indicazione. Accanto a ciò è stata accettata anche una seconda proposta: includere almeno il 20% dei giovani in posizioni di leadership, in linea con i principi delle quote assunte dalla Flm.

Così durante le elezioni per il Sinodo nella primavera del 2018, per la prima volta è stata eletta la maggioranza di donne. Il Sinodo elegge anche la più alta autorità esecutiva della chiesa, il Consiglio della Chiesa o Kirkjuráð, che ora ha anche due delegate donne e due uomini, insieme al vescovo d’Islanda, che attualmente è una donna e che serve come presidente del Consiglio.

Guðmundsdóttir, che è stata una delle prime donne ad essere ordinata nella sua chiesa sottolinea che gli atteggiamenti sono cambiati significativamente dal 1980, quando le persone non erano convinte della necessità di introdurre quote di genere. «Ora tutti sono d’accordo che è necessario», dice.

Al momento della sua ordinazione nel 1983, c’erano solo cinque altre donne ordinate «ma ora le donne costituiscono quasi il 40% del clero in Islanda e», aggiunge «nelle congregazioni e nelle commissioni in tutto il paese ci sono quote uguali di uomini e donne».

Riguardo alla proposta di mettere più giovani in posizioni di leadership, Guðmundsdóttir osserva che questi obiettivi non sono ancora stati raggiunti, dal momento che solo una giovane donna di età inferiore ai trent’anni è stata eletta al Sinodo Generale. Ancora una volta, osserva, c’è bisogno non solo di cambiare mentalità in quanto «la gente non la vede come una cosa necessaria», ma anche di sollevare obiezioni sul fatto che i giovani non abbiano «nessuna esperienza».

Il vescovo Guðmundsdóttir insiste che «la chiesa ha bisogno delle opinioni dei giovani in modo da poter realmente entrare in relazione con ciò che sta accadendo nella società». I giovani di oggi sono i «futuri leader della chiesa e quindi c’è davvero bisogno di avere il loro punto di vista in tutti gli ambiti della chiesa».

 

Riforma, 05 marzo 2019

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