Che pena la violenza che in questi giorni deturpa Gerusalemme.
L’inaugurazione dell’ambasciata Usa ha fatto esplodere fuoco e fiamme nella “città della pace”, Yerushalaim, che ha in sé “shalem”, “shalom”, “salam”: la pace!
Troppi morti nei giorni d’inizio del Ramadam e alla vigilia della festa di Pentecoste, che celebra proprio la meraviglia dell’incontro fra popoli diversi.
L’amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Terra Santa, Pierbattista Pizzaballa, ha scritto: «La vita di tanti giovani ancora una volta è stata spenta, e centinaia di famiglie piangono sui loro cari, morti o feriti. Ancora una volta, come in una sorta di circolo vizioso, siamo costretti a condannare ogni forma di violenza, ogni uso cinico di vite umane e di violenza sproporzionata. Ancora una volta siamo costretti dalle circostanze a chiedere e gridare per la giustizia e la pace! Questi comunicati di condanna ormai si ripetono, simili ogni volta l’uno all’altro».
Ha poi rivolto un appello a tutti i fedeli per vivere la veglia cristiana di Pentecoste come preghiera per la pace. Molte le adesioni pervenute dal mondo, segno di sincera solidarietà con chi soffre.
Intanto a Gerusalemme le donne israeliane e palestinesi di Women Wage Peace, che la pace la tessono con ostinata pazienza da anni, hanno allestito nel Rose Garden a Knesset una tenda per sensibilizzare la cittadinanza: la “Tenda delle madri”.
Dal 9 maggio 2018, ogni lunedì, raccoglieranno firme per smuovere il parlamento: «Siamo preoccupate per il futuro dei nostri figli e figlie, palestinesi e israeliani. Potenziare la forza militare non genera sicurezza. I nostri politici devono agire con responsabilità, perché non serve la violenza per risolvere il conflitto».
Preghiera e azione trasformano le coscienze… e chissà che i falchi non divengano colombe.
E proprio in questi giorni possiamo vivere insieme il Ramadam dell’islam, la Pesach sheni (seconda Pasqua) dell’ebraismo e la Pentecoste del cristianesimo.
Su di noi sia PACE!
(tratto da: Combonifem, maggio 2018)