La linea si manifesta in maniera chiara nel campo del lavoro e delle migrazioni. In questi giorni il governo e l’impaziente ex-primo ministro (sempre a testa bassa nell’operazione di ritrovare il comando del governo), hanno fatto sfoggio delle loro abilità in quanto cultori della post-verità, cultori della totale noncuranza di dire il vero o meno, ma di dire unicamente quello che loro pensano utile, pretendendo che gli altri ci credano.
Nel campo del lavoro dicono: cosa mostrano i dati? Che gli occupati in Italia, più di 23 milioni, sono ritornati al livello pre-crisi 2008. Cosa si vuole di più? Il numero è un fatto indiscutibile. Tutto il resto è superfluo, ingiustificato, è “negare la verità”. E che cos’è, secondo loro, il resto, la non verità? Ebbene esso consiste nel precisare che se il numero degli occupati è aumentato rispetto al 2008, è importante sottolineare che anche il tasso di disoccupazione è cresciuto: è all’11,3%, e per quanto riguarda i giovani si è attestato al 35,5% (in alcune regioni del Mezzogiorno supera il 50%). Ciò significa che milioni di giovani italiani vivono senza conoscere cosa sia “il lavoro”. Inoltre il contratto di lavoro a tempo determinato, incerto, non ha fatto che crescere. E’ addirittura aumentato del 67% tra il 2015 ed il 2016. Oggi nel mondo degli occupati cresce la fragilità, l’insicurezza, la precarietà, l’impoverimento (il numero degli occupati poveri!). E’ doveroso sottolineare che le condizioni umane e di dignità degli occupati e dei disoccupati è peggiorata, che il mondo del lavoro è sempre più inuguale e disumanizzante. E loro ribattono: “tutte chiacchiere, il vero dato umano, positivo, è quello: gli occupati sono ritornati a crescere”.
Altrimenti detto, i numeri sono quelli che contano, essi sono l’umano. Il resto – la crescita delle condizioni disumane – non vale. Il disumano non “conta”.
Riguardo le migrazioni il ragionamento è identico. Dicono: “Avete visto che il numero degli immigrati in Italia è calato vertiginosamente? Non arrivano più, non muoiono più in mare. Abbiamo vinto. La nostra strategia del contenimento è un successo”. Però, se altri sottolineano che così facendo, il governo italiano, con il denaro anche dell’UE e l’appoggio della Francia, Germania e Spagna, non ha fatto altro che spostare in territorio libico la frontiera contro le immigrazioni, scaricando sui poteri libici il compito di arrestare gli immigrati che non sono morti nel deserto e imprigionarli in campi di detenzione in condizioni sanitarie e di vita disumane (“grazie” ai nostri soldi), ebbene in questo caso, essi ritorcano:”Gli Italiani non vogliono più gli immigranti. Ci hanno chiesto di fermare l’invasione.
Noi abbiamo realizzato questo obiettivo. Questa è la verità detta dai numeri. I numeri contano. Il resto?Il resto è la vita, ciascuno guarda alla propria sicurezza, al proprio benessere. Questo è umano. Per loro, le conseguenze disumane delle scelte operate “non contano”. Alcune settimane fa, un esponente politico della maggioranza governativa non aveva affermato di non avere tempo di occuparsi ideologicamente di salvare delle vite umane?
Che indecenza, che indegnità!
La caduta culturale e civile della classe dirigente attuale italiana (ed europea) non ha niente da invidiare allo scempio valoriale dell’era berlusconiana. Il cammino da compiere per risalire verso la dignità ed il rispetto sarà lungo e duro. In piedi, sempre, per lottare contro l’illegalità dei dominanti.