In Austria ha vinto la destra
I protagonisti:
(…) Sebastian Kurz (ÖVP / 31,6%): è nato il 27 agosto del 1986 a Vienna, si è iscritto a Giurisprudenza ma non si è laureato e nel 2009 è diventato capo della sezione giovanile del suo partito. Nel 2011, a 25 anni, è stato nominato sottosegretario agli Interni con delega all’Integrazione, poi ministro degli Esteri a 28 anni e infine è diventato il leader dei popolari (questa sua carriera così rapida e le sue importanti nomine sono state molto criticate, vista la giovane età e il suo basso grado di scolarizzazione). Se venisse eletto potrebbe diventare il più giovane capo di governo nella storia d’Europa e il leader mondiale più giovane al mondo.
Sotto la guida di Kurz il partito popolare è cambiato notevolmente. Alle elezioni non si presenta con la sua sigla, ma con il nome del suo candidato (Liste Sebastian Kurz – Die neue Volkspartei), il colore simbolo del partito è passato dal nero al turchese e a sostenerlo ci sono testimonial poco politici, ma molto celebri (tipo l’ex miss Austria e alcuni sportivi come l’ex campione di Formula Uno Niki Lauda). Kurz è molto attivo sui social e posta video in cui scala una montagna e, arrivato in cima, guarda il suo paese e dice cose come “La nostra è la terra più bella del mondo e dobbiamo riportarla in vetta”. Kurz ha condotto una campagna elettorale basata sul rinnovamento cercando però di guadagnare voti a destra sottraendoli al Partito della Libertà (FPÖ): la questione delle migrazioni è stata uno dei temi principali della campagna elettorale.
L’Austria è uno tra i paesi d’Europa in cui sono state presentate più richieste di asilo e in cui l’8 per cento della popolazione è musulmana (una percentuale piuttosto alta). I dati dicono anche che un terzo degli austriaci non vorrebbe avere un musulmano come suo vicino di casa e negli ultimi anni è infatti cresciuto il sostegno ai movimenti e ai partiti xenofobi. Anche i partiti che hanno tradizioni ben lontane da questa retorica hanno però progressivamente adattato i loro discorsi alla generale diffidenza e al crescente populismo di destra.
Kurz ha sostenuto e fatto approvare una legge in vigore dal primo ottobre che vieta il burqa (la «Legge contro la copertura del volto»), fa riferimento a delle «società parallele» che starebbero emergendo nel paese e durante una visita a Malta come ministro degli Esteri ha criticato apertamente la «follia delle ong» che favorirebbero i trafficanti di migranti. Ha chiesto poi la chiusura della rotta del Mediterraneo, minacciando anche di bloccare il Brennero, e nel febbraio del 2016 è stato l’organizzatore di un incontro a Vienna tra i ministri degli Esteri e degli Interni di Slovenia e altri 8 paesi balcanici per discutere una strategia comune sulla cosiddetta “rotta balcanica” dal Medio Oriente verso l’Europa occidentale. Al termine della conferenza i dieci paesi avevano diffuso un documento congiunto in cui si erano accordati per inasprire i propri controlli alle frontiere con l’obiettivo di ridurre gli arrivi. La Grecia, che non era stata invitata all’incontro, aveva richiamato il proprio ambasciatore in Austria.
FPÖ è il Partito della Libertà (Freiheitliche Partei Österreich / 26,0%) e si presenta alle elezioni con il suo storico leader Heinz-Christian Strache, che era in testa ai sondaggi fino a pochi mesi fa e che ha cominciato a perdere consensi dopo l’arrivo di Sebastian Kurz. Strache ha addirittura accusato Kurz di aver copiato il suo programma. Nonostante questo (o meglio: proprio per questo) gli osservatori dicono che dopo le elezioni sarà molto probabile un governo formato da una coalizione tra popolari e liberali xenofobi (come avvenne, prima e finora unica volta, dal 2000 al 2005). Il programma elettorale di FPÖ è costituito da 25 capitoli: ciascun punto inizia con la parola “noi”.
SPÖ, il partito socialdemocratico (26,9%), si presenta alle elezioni con l’attuale cancelliere Christian Kern, che aveva già dichiarato che se non avesse vinto sarebbe andato all’opposizione e non avrebbe fatto alleanze. (…)