venerdì, Novembre 22, 2024

Il comandamento più importante (Mt 22, 34-40)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

“(…) Cosa può significare nelle nostre vite amare Dio, amare il prossimo, amare la Chiesa?

Non di rado nella mia vita accade, sull’onda di qualche entusiasmo, di partire pieno di lodevoli intenzioni, ma di fermarmi presto riconoscendo che amare il prossimo come me stesso, nei fatti è proprio un comandamento “impossibile”

Amare Dio mi sembra che comporti meno problemi, forse perchè come concetto è piuttosto vago. Il guaio arriva quando lo devo tradurre in amore per il prossimo e per prossimo si intende soprattutto chi non fa parte della cerchia più ristretta di parenti, amici, ecc.

Devo tuttavia riconoscere che, essendo la vita un cammino che quasi mai procede senza intoppi, imprevisti, belle scoperte, ci può stare, come obiettivo massimo, un orizzonte che guardi nella direzione indicata da Gesù. Non deve però risultare una buona scusa per mollare tutto, una volta appurato che un tale obiettivo non si riesce a raggiungere.

Può succedere che non potendo ottenere il massimo, si rinunci anche a fare quel poco che già potrebbe servire. Tra il tutto e il niente ci può stare molto, abbastanza, poco; anche di questo, in certe situazioni, ci si deve accontentare.

Inoltre è sempre utile avere la consapevolezza che l’amore non è qualcosa che nasce o sboccia di colpo. L’amore va costruito e alimentato giorno dopo giorno e se ne potranno meglio cogliere gli effetti se perdiamo la brutta abitudine di puntare troppo spesso il dito sugli altri, ma guardiamo di più a ciò che possiamo fare noi.

Un numero sempre crescente di donne e uomini poi, sono stanchi di ascoltare solo parole. I ricchi e i potenti, dopo solenni proclami, dopo fiumi di parole continuano a fare il bello e il cattivo tempo, che non spostano di una virgola pratiche di cambiamento reale. I documenti ufficiali dei governi e delle chiese rimangono parole al vento.

Possiamo, come accennato in precedenza, partendo da noi, aiutare almeno le nostre chiese a uscire da questa infausta pratica dell’incoerenza, di non prendere seriamente le distanze da pratiche antievangeliche?

Dovremmo, senza mettere completamente da parte il Cristo glorioso, riscoprire il Gesù della storia, della vita, che si è sporcato le mani, il Gesù delle cattive compagnie, dell’amore difficile, delle scelte impegnative e impopolari. Se non si segue Gesù su questa strada si corre il rischio che il vangelo si riduca ad un annuncio di illusioni.

Amare la Chiesa oggi può anche voler dire operare, lottare perchè non metta sempre se stessa al centro, ma cercare il volto, la presenza di Dio nei sentieri del quotidiano, scendendo dalla fortezza dei dogmi e della verità per addentrarsi nella vita senza i calzari delle sicurezze umane.”

(Domenico Ghirardotti, della Comunità cristiana di base Viottoli – Pinerolo, TO)

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