mercoledì, Dicembre 18, 2024

Il presidente Jair Bolsonaro contro il pedagogo Paulo Freire

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il progetto educativo di Jair Bolsonaro è stato annunciato durante la campagna elettorale da cui è uscito vittorioso domenica scorsa: sradicare la filosofia di Paulo Freire dalle scuole. Vietato durante la dittatura, Freire viene accusato di aver attuato, prima del colpo di Stato del 1964 una politica di alfabetizzazione e di sviluppo nelle scuole di una coscienza critica. Soprattutto egli ha condotto una lotta contro le discriminazioni insopportabile all’estrema destra oggi al potere.

Nel 1964, un regime militare, dopo un colpo di Stato, prese il potere in Brasile. Arrestò gli oppositori. Tra i primi bersagli vi fu il pedagogo brasiliano Paulo Freire. Quest’ultimo era stato incaricato dal governo precedente di realizzare una campagna nazionale di alfabetizzazione in un Paese con un debolissimo livello di istruzione. Viene arrestato per tre mesi e torturato. Successivamente viene espulso con la forza e potrà rientrare nel suo Paese solo dopo 15 anni di esilio. Le sue opere furono vietate in Brasile. È stato accusato di indottrinamento marxista. Jair Bolsonaro non ha esitato a elogiare l’epoca in cui il regime al potere perseguitava gli oppositori. Per esempio, ha dichiarato: “l’errore della dittatura è stato quello di torturare senza uccidere”.

Gli attacchi all’opera di Paulo Freire, negli ultimi anni, sono stati portati in Brasile da un movimento conservatore: “Scuola senza partito”. Il suo obiettivo: far sì che fosse impedito agli insegnanti di far riferimento agli studi di genere e all’opera di Paolo Freire, nonostante sia morto dal 1997. Questo movimento deposita progetti di legge a tutti i livelli dello Stato federale per tentare di limitare la libertà di espressione degli insegnanti che la costituzione democratica del Brasile garantisce in nome del pluralismo. Durante un viaggio in Brasile, nel novembre 2017, la filosofa Judith Butler, figura di spicco negli studi di genere, è stata attaccata da una folla inferocita e la sua immagine, che la ritraeva come una strega, è stata bruciata.

Contemporaneamente, una senatrice di destra, vicina al movimento “Scuola senza partito”, ha chiesto di ritirare a Paulo Freire il titolo di “patrono da educação brasileira” – che può essere tradotto con “padre dell’istruzione brasiliana” – che gli era stato conferito nel 2012. L’iniziativa è fallita dopo una petizione lanciata dall’Istituto Paulo Freire del Brasile contro tutto questo.

Il movimento “Scuola senza partito” non smette di tacciare l’opera di Paulo Freire di indottrinamento marxista sperando, in realtà, così di impedire agli insegnanti di affrontare le questioni economiche e sociali nei loro corsi.

Paulo Freire: uno degli autori più noti al mondo

Negli anni dell’esilio tra il 1964 e il 1980, Paulo Freire ha proseguito la sua attività in diversi Paesi: in America Latina, negli Stati Uniti dove ha insegnato a Harvard, a Ginevra in Svizzera dove ha vissuto per dieci anni. Nel 1968 ha scritto la sua opera più importante: Pedagogia degli oppressi. Ma non poté pubblicarlo nel suo paese. Per cui l’opera venne pubblicata per la prima volta in inglese. Nel 1974, fu pubblicata in francese dalle edizioni Maspero.

L’accoglienza mondiale di Paulo Freire è stata tale che uno dei suoi concetti più importanti, la nozione di “coscientizzazione”, in francese è entrata nel linguaggio comune. Tuttavia, quando Paulo Freire lasciò la Svizzera nel 1980, dovette far fronte a un relativo oblio nei Paesi francofoni che contrastava con l’accoglienza importante di cui continuava a godere in numerosi Paesi e in particolare nelle università americane. Coloro che difendono le opere di Paulo Freire ricordano che ha ricevuto il premio per la Pace dell’UNESCO nel 1986 e la laurea honoris causa in 28 università nel mondo. Il suo libro Pedagogia degli oppressi è stato tradotto in oltre 20 lingue. Fa parte dei 100 autori più citati nelle università americane. È il terzo autore più citato nelle discipline delle scienze umane e sociali per il suo libro: Pedagogia degli oppressi (secondo uno studio del 2016).

Questo fa di Paulo Freire, senza dubbio, l’accademico brasiliano più noto nel mondo. A questo riguardo, non sorprende che l’artista e dissidente cinese Ai Weiwei, che ha inaugurato un’esposizione a San Paulo a metà ottobre 2018, abbia scelto una citazione di Paulo Freire: “Lavarsi le mani del conflitto tra i potenti e chi non ha potere significa schierarsi con i potenti non essere neutrali”.

Jair Bolsonaro: contro i diritti umani

Bolsonaro si è distinto prima e durante la campagna presidenziale per le sue affermazioni contro la democrazia e i diritti umani: dichiarazioni contro gli afro-discendenti, contro le donne, gli omosessuali, gli indiani… Questo gli è valso il soprannome di “Trump tropicale”. Queste dichiarazioni hanno, tra l’altro, ispirato il Manifesto delle donne unite contro Bolsonaro. Questo manifesto afferma: “Jair Bolsonaro disprezza i neri e le nere, gli indiani e le indiane, gli omosessuali e le omosessuali tutte coloro che lottano per i diritti delle donne. […] Sostiene il progetto di “Scuola senza partito”. [Infatti accusa il Partito del lavoratori (PT, ndt) di aver fatto della scuola pubblica un luogo della propaganda comunista]”.

È significativo che durante il secondo turno delle elezioni presidenziali degli oppositori abbiano lanciato la campagna: “Votare con un libro, invece che con un’arma”, in risposta a dei sostenitori di Bolsonaro che al primo turno si erano fatti fotografare mentre votavano con un’arma. Tra i libri messi in evidenza dagli oppositori c’è L’importanza di leggere del pedagogo brasiliano Paulo Freire. Poco prima delle elezioni, “Nel Paraiba, gli agenti del tribunale  elettorale si sono introdotti nell’università per togliere uno striscione dove c’era scritto solo ‘Meno armi, più libri’”.

Da quando rientrò in Brasile nel 1980, Paulo Freire ha messo al centro delle sue riflessioni in numerosi testi ciò che differenzia un’educazione democratica da una “addomesticata”. Il suo obiettivo era quello di riflettere sulle possibilità di una educazione capace di consolidare lo spirito democratico e a partire dal 1985 di impedire il ritorno della dittatura in Brasile. Con la finezza che lo contraddistingue Jair Bolsonaro ha affermato che se fosse stato eletto, sarebbe “entrato nel ministero dell’Istruzione con un lanciafiamme per farne uscire Paulo Freire” (Dichiarazione agli imprenditori di Espirito Santo, agosto 2018).

Ciò che colpisce, chiunque abbia un minimo di cultura letteraria e storica, è l’immagine del lanciafiamme che inevitabilmente ricorda il romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451. L’opera in cui si immagina una dittatura che, in un prossimo futuro, usa i pompieri per bruciare i libri. In questo caso si tratta  di un riferimento storico ai roghi di libri fatti dal regime nazista di tutte quelle opere giudicate sovversive.

Paulo Freire: un’educazione alla coscienza sociale critica

La parte fondamentale del pensiero di Paulo Freire, che si ritrova in tutta la sua opera, è il passaggio dalla coscienza quotidiana alla coscienza critica. Per questo, ha messo al centro dell’attività di insegnamento il dialogo. Questo avvicina le sue tesi sull’etica della discussione a quelle del filosofo Jurgen Habermas. Infatti, il dialogo per Paulo Freire è ciò che impedisce all’insegnante di cadere nel dogmatismo. Poiché ciò implica che l’insegnante accetti di problematizzare il suo discorso e di ricevere obiezioni dalla classe.

Non è solo per aver fatto una priorità della lotta per l’alfabetizzazione e per una coscienza critica che Paulo Freire è insopportabile ai regimi autoritari, ma anche perché egli pensa che il fine dell’educazione è la lotta contro le discriminazioni sociali: “Il rifiuto categorico di qualunque forma di discriminazione fa parte anche del pensare bene. La pratica fondata su pregiudizi relativi alla razza, la classe, il genere, offende la sostanzialità dell’essere umano e nega radicalmente la democrazia” (Pedagogia dell’autonomia).

È per il suo attaccamento al ruolo che deve svolgere l’educazione nella lotta alle ingiustizie sociali che Paulo Freire è diventato un autore così importante nel mondo. Ha ispirato molte correnti educative che lottano contro le discriminazioni: pedagogia femminista (negli Stati Uniti e in altri Paesi), pedagogia critica della razza (antirazzista negli Stati Uniti), pedagogia critica delle norme (educazione alla sessualità in Svezia)…

È evidente che ciò che combatte Jair Bolsonaro attaccando Paulo Freire è ciò che più è intollerabile per i regimi autoritari e fascisti: la coscienza critica e la lotta contro le discriminazioni delle minoranze in particolare di genere ed etno-razziali.

(Irene Pereira, rproject.it, 01.11.2018)
http://rproject.it/2018/11/bolsonaro-contro-paulo-freira/?fbclid=IwAR1cqE5ad4nmcA1uXQjvk2QCybodOZk8Wkav57gcAPCaeoc8XX2Vmm-3fI4

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