venerdì, Novembre 22, 2024

Lectio Biblica: La Genesi (incontro del 13 novembre 2017)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

LE GENEALOGIE

(Gen  4,17-26; 5,1-32; 11,10-29; 6,1-4)

Testi liberamente tratti da :


-Brueggemann W., Genesi, Torino, Claudiana, 2002;


Tra la storia di Caino e quella del diluvio universale ci sono tre elementi particolari e non interconnessi tra loro. Di solito non vengono presi in considerazione ma anch’essi ci fanno procedere nella conoscenza biblica.

LA GENEALOGIA DI CAINO (Gen 4,17-26)

Questa genealogia  come le altre della Genesi funge da elemento di correlazione tra racconti originariamente autonomi. Essa è interessante :

a)perché discende da Caino (Caino l’omicida proscritto viene benedetto col dono della vita e della discendenza.)

b)perché la genealogia conta sette generazioni, simbolo forse di completezza e d’un senso di pienezza che aleggia intorno a questa famiglia: nuovamente un dato che si contrappone al racconto della “colpa” di Caino.

Disseminati in questa genealogia si possono notare quattro elementi:

– Questo è il primo e uno dei pochi riferimenti espliciti, nell’Antico Testamento, alle arti come attività legittime e apprezzate (vv.21-22)Le arti a cui si fa riferimento sono la musica e la lavorazione dei metalli, che ora si affiancano alla pastorizia. Ovviamente questo testo non permette di trarre conclusioni sulla storia della civiltà (la Bibbia non è un libro di storia!) ; esso sembra piuttosto connettere la comparsa delle arti nella storia umana alla vitalità dell’omicida, o perlomeno a coloro che devono lottare per auto-affermarsi. Oltre ai tre figli di Lamec- Jabal,Jubal  e Tubal-Cain – (tutti nomi derivati da yabal che significare “produttivo”) viene stranamente menzionata anche la figlia Naama, “gradevole, amabile”. I quattro insieme vogliono essere una celebrazione della vita.

– Alla comparsa delle arti si lega la nascita della prima città, edificata da Caino. Si potrebbe dedurre che esiste un rapporto tra colpa/desiderio  e civiltà. Il dominio (qui la famiglia di Caino ha cominciato a dominare), la “padronanza” che porta alla civiltà, non è mai incontaminata, pura: assomma desiderio e controllo. Freud ha indagato a fondo il rapporto tra desiderio e cultura (cfr Il disagio della civiltà), constatando da un lato che non ci sarebbe civiltà senza desiderio, dall’altro che non ci sarà civiltà finchè il desiderio non verrà canalizzato e dominato.

– Al centro della genealogia si colloca il primitivo canto di vendetta di Lamec  (vv. 23-24). Questo canto intende forse suggerire che nella famiglia dell’omicida in-disciplinato la vendetta dilaga incontrollata, senza freni. Questo rientra nella tematica generale che va dalla cacciata dall’Eden al diluvio. La creazione non è unificata come Dio la voleva. E’ progressivamente sempre più divisa, alienata e ostile. Probabilmente l’insegnamento di Gesù secondo cui bisogna perdonare “settanta volte sette” è una risposta diretta a Lamec, e ripudia la prassi della vendetta incontrollata. Gesù incarna il capovolgimento del mondo, di un mondo posto dalla famiglia di Caino su una china che conduce alla morte.

La gestione della vendetta è un’importante questione teologica. Ma nella costruzione di una città è anche una concreta questione socio-politica. Il contenimento della vendetta è necessario allo strutturarsi di una società stabile. L’esclamazione di Lamec milita contro la città di Caino, ne è un intralcio. Il figlio rispecchia lo stato conflittuale di questa famiglia, che ancora non è capace di gestire il problema del fratello.  E se il problema del fratello non viene gestito, la città non conoscerà mai la pace.

– Al termine di questa sezione (vv.25-26) il racconto introduce una storia alternativa, che inizia con Set, un sostituto del figlio ucciso Abele. Da qui in poi la famiglia umana non viene fatta discendere da Caino, l’omicida, la cui genealogia termina con Lamec, ma da Set. Egli però non è che un collegamento tra generazioni, non ha particolari significati teologici. Con l’inizio della nuova vita si fa riferimento all’inizio del culto di Jhwh.

Nel complesso genesi 4 è un ricca contrapposizione di tematiche. Documenta la comparsa a) del peccato radicale (vv.8-11) b) della civiltà superiore (v. 17,21-22), c) della religione confessionale (v.26). I tre aspetti sembrano coesistere in una non facile combinazione, che rispecchia la vita così come la esperiamo.

-Dalla creazione al diluvio

Gen 5,1-32

-Dalla fine del diluvio ad Abramo

Gen 11,10-29

Genesi 5,1-32 presenta la prima di due ampie genealogie. L’altra è in Gen 11,10-29.

Le due genealogie sono simmetriche: la prima ripercorre il succedersi delle generazioni dalla creazione al diluvio, l’altra dal diluvio ad Abramo.

Le genealogie sono notoriamente difficili da interpretare. Non si può mai essere certi di che cosa la tradizione intendesse comunicare attraverso di esse.

Gen 5,1-32 Dalla creazione al diluvio

-É probabile che questa genealogia di dieci generazioni serva principalmente a fini di continuità, a mostrare il concatenarsi dell’umanità dal suo inizio virtuoso  alla sua ignominiosa fine nel diluvio. Il fatto che le generazioni siano dieci è un modo con cui la tradizione fa capire che si è raggiunta una compiutezza.

-I nomi che vi compaiono, già al tempo in cui la genealogia è stata redatta, avevano perso il loro contenuto tradizionale , specifico ed erano divenuti un sistema di simboli, di cui in larga misura non possediamo più la chiave.

-Questo testo può suscitare interrogativi di tipo storico per gli esorbitanti numeri che contiene. Va detto subito che non ne conosciamo il significato recondito (astronomico?).

Sembrano tuttavia indicare l’esistenza di una credenza secondo cui, in epoca anteriore al diluvio, la durata della vita umana era assai maggiore. E’ comunque degno di nota che nella forma definitiva della tradizione, questo brano sia posto dopo il “tradimento” di Adamo. La longevità quindi non è connessa con” l’assenza di peccato”.

-Questo capitolo fornisce un collegamento tra speranze della creazione e realtà del peccato umano. Noè è depositario della promessa di un nuovo inizio. 

PUNTI IMPORTANTI

a)La “mappa” offre una straordinaria visione ecumenica della realtà umana. Fa vedere che esiste una rete di interconnessioni che accomuna tutti i popoli(un’unica, grande ecumene).L’unità dunque è già presente in noi .

b)Mentre nelle parallele culture mitologiche orientali il potere sovrano e le istituzioni politiche sono decise da Dio e stabilite nei cieli e quindi non possono essere messi in discussione,  questo testo sostiene che i rapporti umani sono un prodotto del potere e delle decisioni umane, possono essere discussi e cambiati, e che le umane vicende avvengono in un contesto di libertà e non di “necessità”.

c)É significativo che Israele sia assente da questa mappa. Israele appartiene alle nazioni, e deriva dalle nazioni, ma comparirà solo in seguito nella storia dell’umanità (seconda chiamata)

d)Il carattere ecumenico e politico di questo testo afferma che tutte le nazioni devono la propria esistenza storica al potere di dare  la vita.

Gen 11,10-29 Dalla fine del diluvio ad Abramo
 

I materiali che iniziano da 9,18 e finiscono con 11,10-29, servono da collegamento tra la fine del diluvio e la chiamata di Abramo che segna l’inizio della storia salvifica di Israele.

Ne fanno parte un racconto (9,18-28) che riguarda i figli di Noè, una “mappa” delle nazioni (10,1-32) che enumera i discendenti di tutti tre i figli (Sem, Cam, Jafet), e una genealogia (10,1-32) che si focalizza sulla discendenza di Sem, il primogenito di Noè che conduce alla famiglia di Abramo.

Questi materiali hanno una duplice funzione:

1)Da un lato insistono su una continuità, sicchè Israele viene saggiamente collocata tra le nazioni

2)Dall’altro mostrano anche la necessità , e il contesto, della netta discontinuità di Israele. Questo si deduce dalla sterilità di Sara messa in evidenza alla fine della genealogia. 

La chiamata di Israele da parte di Dio vive sempre in questa strana ambivalenza di continuità e discontinuità rispetto alle altre nazioni. Israele deriva da esse e tuttavia vi si differenzia in quanto depositaria di una nuova promessa.

Gen11,10-29 (genealogia), riprende l’elenco delle nazioni del capitolo 10. Questo elenco ha come traguardo ultimo Israele, comprende dieci generazioni da Sem ad Abramo. E’ perfettamente simmetrico alle generazioni da Adamo a Noè del capitolo 5, suggerendo di nuovo un’idea di armonia e di completezza.

Questa genealogia mostra come la storia di tutta la creazione sia in cammino verso la storia di questo unico uomo, Abramo, perché in essi si realizzi la promessa unica di Dio.

Vi è dunque una tensione tra la sovranità universale di Dio su tutte le nazioni e la sua elezione di questa particolare famiglia.

Questo è l’elenco canonico che Luca ripercorre a ritroso nel suo vangelo, nominando le generazioni da Gesù alla nuova creazione di Noè, e poi su, fino ad Adamo, figlio di Dio. (Lc 3,34-38).

GEN 6,1-4

Questo capitolo non ha rapporti col capitolo 5 né con il resto del materiale che lo precede. Costituisce forse un preludio alla storia del diluvio, in quanto esempio della “grande malvagità” di 6,5. Il breve racconto è estremamente enigmatico. Risente della tradizione mitologica dell’antico vicino oriente (=storie parallele di eroi/giganti che occupano una sorta di zona intermedia tra l’umano e il divino), come del resto tutti i testi dell’Antico Testamento. Il suo significato è controverso (estraneo poi all’immaginario della fede di Israele circa il modo di superare la distanza tra Dio e l’umanità) e gli sforzi fatti per comprenderlo non pagano a livello di utilità esegetica.

Il racconto infatti non va forzato pur di trarne un senso. Esso sembra semplicemente affermare che in cielo e in terra, nell’ordine e nel disordine, Dio resta il solo a poter dare la vita. E’ lui a dar vita a tutte le sue creature. E nessun tentativo di ribellione potrà mai mutare questa realtà.

Questi tre brani riguardanti la famiglia di Caino, la famiglia di Set, e le strane figure dei giganti costituiscono un elemento di transizione tra la creazione (unità e armonia) e la sua crisi (diluvio/torre di Babele).

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