È Natale: ha fatto irruzione nel mondo un evento che ha mutato tutto quanto.
Molta letteratura contemporanea dà dell’uomo l’immagine di un essere senza senso, in preda alla solitudine, frustrato nelle sue esigenze più vive, condannato ad assistere alla sua stessa decomposizione. Su questo sfondo funereo irrompe la luce del Natale e trasfigura tutto.
Nel bambino di Betlemme, Dio accosta ogni uomo e gli dice: “Uomo io ti amo. Sono accanto a te per asciugare le tue lacrime, riempire il tuo vuoto, comunicarti la mia vita”.
Così l’uomo, ora che Cristo è tra noi, non è più un atomo sperduto e inutile, ma un figlio smarrito, ritrovato e fatto nuovo.
Ora che veramente Dio si è fatto uomo.
Questo mondo col suo destino sta a cuore a Lui.
Ora non è solo opera sua, ma una parte di Lui stesso.
Ora gli importa del suo corpo come a noi del nostro.
Ora cade su di Lui la nostra sorte, la nostra gioia terrestre e la desolazione che tocca a noi.
Ora non occorre più che lo cerchiamo nelle infinità del cielo,
dove il nostro spirito e il nostro cuore si smarriscono e si perdono,
ora Lui pure è sulla nostra strada, dove non gode di un’esistenza migliore della nostra,
dove non gli è assicurato nessun privilegio,
ma ogni parte del nostro destino: fame, stanchezza, ostlità, angoscia di dover morire.
La verità più inverosimile è questa:
l’infinità di Dio è penetrata nell’angustia umana.
La beatitudine ha assunto la tristezza mortale della terra.
La vita ha accolto in sé la morte.
Ora tuttavia essa- questa luce oscura della fede-rende luminose le nostre notti. Essa sola le fa sante.
(don Paolo Zambaldi)