La giornata più lunga della recente storia della Repubblica è terminata con l’esplosione prevedibile del caos politico.  Congetture e accuse riempiono le pagine dei giornali, delle televisioni  e dei social. Di chi è la colpa di quanto accaduto? ‘Dei mercati e  della Trojka’, spergiura Salvini che vede la nomina di Cottarelli da parte del presidente Mattarella come la prova del complotto delle élite mondiali a danno del popolo  italiano. ‘Di Di Maio e del populismo leghista’, rispondono i  rappresentanti dei vecchi partiti che accusano i vincitori delle recenti  elezioni di essere gli alfieri di una deriva populista, secondo i più informati addirittura pilotata da Putin e dagli avversari dell’occidente.
Può essere che le ragioni del caos che sta travolgendo l’Italia siano  molteplici. E anzi sicuramente vi sono motivazioni plurali per spiegare  l’evolvere pericolosissimo dell’attuale situazione politica. La ricerca  di capri espiatori è però una costante della cultura  popolare italiana almeno da sessanta anni a questa parte. Già ai tempi  della caduta del fascismo, i milioni di ex sostenitori del duce  compattamente si schieravano contro le nefandezze compiute da Mussolini.
Per l’italiano medio, la responsabilità degli accadimenti nefasti è sempre da attribuire a terzi.  Eppure, a ben guardare, fenomeni come il debito pubblico, la  corruzione, le asimmetrie della distribuzione della ricchezza,  l’emergere di politici imbonitori che promettono e non mantengono, e  ciononostante perdurano in carriere politiche che non finiscono mai, non  possono essere addebitate soltanto a responsabilità aliene rispetto a quelle dei cittadini.
Se andiamo a vedere cosa è accaduto negli ultimi anni per esempio  scopriamo una regolarità sconcertante tra l’entità delle promesse  elettorali e il consenso elettorale raccolto da politici che uno dopo  l’altro hanno fatto crescere il debito pubblico e la dipendenza  dell’Italia da forze esterne. Prima c’è stato Berlusconi con pensioni e  provende per tutti, poi Renzi con i bonus a fondo perduto. Poi Salvini  con la flat tax e i 5Stelle con il reddito di cittadinanza per tutti.
Chi ha votato questi personaggi? E con quali attese? Nella maggior parte dei casi si è trattato di un voto finalizzato a  massimizzare gli interessi personali e egoistici delle più svariate  fasce di popolazione: i disoccupati e i poveri (veri e presunti) con il  reddito di cittadinanza, il ceto medio con i bonus renziani, gli anziani  con le pensioni da mille euro al mese, i ricchi con la tassa ‘piatta’.  Per ogni voto dato in cambio della soddisfazione di interessi settoriali e particolaristici, la spesa pubblica è continuata a crescere e con essa il debito, mentre le risposte ai bisogni dei cittadini si sono rarefatte.
A essere complice e corresponsabile dello stato di corruzione e  illegalità che erode risorse alla fiscalità generale e toglie la  possibilità di investimenti per il futuro non sono solo trojke, politici  populisti o oligarchie affamate di potere, ma anche la grande parte degli italiani.  Certo tutti questi attori esistono e fanno il proprio mestiere. Ma chi  rende più facile l’opera di distruzione di massa di una nazione?
Chi è da sempre disposto a votare per partiti che propongono misure irrealizzabili – oggi la flat tax e il reddito di cittadinanza e ieri pensioni, sconti fiscali e regalie di ogni genere. Chi di volta  in volta sposta il voto per eleggere i politici che giustificano le  iniquità, che non intervengono per frenare l’evasione, che gridano disonesti agli stessi rappresentanti che loro stesso hanno votato e mantenuto al  potere per anni. Chi quotidianamente tollera, accetta e è partecipe  delle piccole evasioni fiscali, degli scontrini dati in nero, degli  sconti fatti per risparmiare sul costo degli acquisti.  Chi non esprime  un minimo di coscienza critica di fronte a accadimenti che in una  qualsiasi altra nazione europea non sarebbero mai tollerati. Chi accetta  che a un politico qualunque sia permesso dichiarare che mai e poi mai il suo movimento stringerà alleanze con chi è imputato di avere portato la nazione alla rovina salvo  ricredersi il giorno dopo e costruire un programma di governo  palesemente xenofobo, classista e di impossibile realizzazione?
E allora non è forse che in tanti devono mettersi una mano sulla coscienza e ammettere che la colpa del disfacimento di una nazione non è solo dei politici incapaci e disonesti, non appartiene solo alle  lobby internazionali che vogliono lucrare sulle disgrazie altrui. Ma che  la responsabilità è anche dei molti, troppi che ai principi di  cittadinanza e democrazia preferiscono la gratificazione del proprio  interesse personale, della latitanza dal pensiero critico, del  disimpegno sistematico e compiaciuto rispetto al bene comune?
Come scriveva tanti anni fa Pierpaolo Pasolini  rispetto al destino dell’Italia: “La strada maestra fatta di  qualunquismo e di alienante egoismo è già tracciata. Resterà forse come  sempre è accaduto in passato: qualche sentiero”. ‘Chi lo percorrerà e  come’ però è un interrogativo a cui oggi più che mai facciamo fatica a  dare risposta.
(Luca Fazzi, Il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2018) 
