Facciamo un po’ di conti con i nostri squilibri. Chi soffre di paure, basta che si rivolga alla cultura. Ma proprio la paura dimostra che nessuno basta a se stesso. Perché anche un libro può non bastare. Abbiamo bisogno di altri, per natura: animali sociali. Ma non solo per finirla nel gregge.
Aristotele sostiene che “la polis esiste per natura ed è anteriore all’individuo” (Pol. I, 1253 a) e chi non può o non vuole accettare di vivere in comunità “o è bestia o è dio”.
Detto altrimenti: “anche quel piccolo frammento che tu rappresenti, uomo meschino, ha un intimo rapporto con il Tutto e un orientamento ad esso, per cui tu sei giusto se ti aggiusti all’universa armonia” (Platone, Leg.X, 903 c).
E’ stato il Cristianesimo a legare all’anima individuale la verità: “in interiore hominis” abita la verità, che è ultraterrena ed è salvifica. Siamo stati separati dalla società, governata a questo fine da autorità civili provvidenziali senza doveri di partecipazione. Per questo Rousseau ritiene il Cristianesimo nemico delle finalità sociali: il cristiano è l’indifferente al mondo che deve salvare la “sua” anima.
Nel mondo moderno l’uomo è plagiato dall’organizzazone del sistema: la cultura lo salverebbe, ma ormai lo ha reso individualista, un “privato”, legato ai propri beni, egoista. Consumista teso all’acquisizione di beni, non importa quali, per sé, al massimo per i suoi. Un possessore.
Le tecnologie stanno completando la disgregazione: il virtuale non ha bisogno dell’altro se non come simbolo, senza neppure averne consapevolezza. Disumanizza l’altro e, quindi, disumanizza se stesso, fino alla patologia del ragazzo che non osa vivere per quello che è e non vuole più stare con gli altri, reso una funzione del computer.
Si è saputo che Teresa May ha espresso l’intenzione di istituire un Ministero della solitudine.
Meglio tornare ai Greci?