Il graffitaro napoletano e un suo collega, arrestati sabato nell’area di Betlemme, saranno però espulsi da Israele nelle prossime 72 ore. L’adolescente palestinese torna a casa dopo 8 mesi di carcere: “La resistenza continuerà finché non terminerà l’occupazione”. Bloccata dalla marina israeliana una delle imbarcazioni della Freedom Flotilla
Roma, 30 luglio 2018, Nena News – Lo street artist napoletano Jorit Agosh e il suo amico e collega arrestati sabato dalla polizia israeliana sono stati liberati ieri. “I due italiani sospettati di aver vandalizzato la barriera di sicurezza nell’area di Betlemme sono stati rilasciati” ha fatto sapere la polizia israeliana in uno scarno comunicato. Tuttavia, precisa la nota, “i loro visti sono stati cancellati e [perciò] devono lasciare Israele entro 72 ore.. Se non rispetteranno [l’ordine] saranno espulsi”.
Rilasciato anche il palestinese che è stato arrestato con loro sabato: secondo le autorità israeliane non era coinvolto nelle attività dei due italiani. Sul caso Jorit è intervenuto in serata anche il ministro degli esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, che in una nota ha detto di aver “appreso con sollievo che i due cittadini israeliani arrestati in Israele potranno velocemente ritornare in Italia”. Peccato, però, che i tre non erano in Israele, ma nei Territori occupati palestinesi e il ritorno in Italia non è una libera scelta, ma il frutto dell’espulsione decretata da Israele.
Jorit era stato arrestato con il suo collega sabato perché, secondo la polizia israeliana, aveva “danneggiato la Barriera di difesa nella zona di Betlemme” disegnandovi “illegalmente” un gigantesco ritratto di Ahed Tamimi, la 17enne palestinese celebre per aver schiaffeggiato lo scorso dicembre due soldati davanti alla sua abitazione nel villaggio di Nabi Saleh.Una “terrorista” per gran parte d’Israele e, pertanto, sarà risultata uno odiosa beffa la rappresentazione del suo volto orgoglioso su quel muro, pardon “barriera di sicurezza”, emblema delle violazioni israeliane. E dai sentimenti di fastidio la polizia è poi subito passata ai fatti arrestando i tre uomini.
In realtà Jorit avrebbe voluto lasciare su quello stesso muro (che i palestinesi definiscono dell’“apartheid”) un’altra sua opera sabato mattina: insieme al suo compagno aveva persino imbiancato quattro pilastri destinati al suo nuovo lavoro, ma non ha fatto in tempo a continuarla perché i soldati della vicina torretta di sorveglianza sono intervenuti per fermarli. “Ci sono venuti incontro armi in pugno e ci hanno fatto capire con modi bruschi che quel murale, a breve distanza dalla loro torretta, dovevamo dimenticarcelo», ha raccontato due giorni fa Jorit al corrispondente de Il Manifesto e direttore di Nena News Michele Giorgio. “Quando i poliziotti di confine hanno provato ad arrestarli – è la versione della polizia – [i due] hanno provato a scappare con la loro macchina che è stata fermata dalle forze [israeliane]”.
La notizia del rilascio di Jorit e del suo collega giungeva alcune ore dopo il rilascio della 17enne Ahed Tamimi che l’artista napoletano aveva ritratto sul muro. “La resistenza continuerà finché non terminerà l’occupazione” ha detto Tamimi al momento della sua liberazione. Una frase che da sola spiega il perché la giovane sia diventata una eroina per molti palestinesi e tanti sostenitori internazionali della Palestina. E, come tale, il suo ritorno a casa nel villaggio cisgiordano di Nabi Saleh non poteva non essere accolto che con grande affetto da decine di persone. Nel corso della conferenza stampa l’adolescente ha promesso di voler studiare legge “così potrò occuparmi del mio paese in tutti i forum internazionali ed essere capace di rappresentare la questione dei prigionieri”. “La prigione – ha poi aggiunto – mi ha insegnato molte cose. Sono stata in grado di comprendere correttamente come consegnare il messaggio della mia nazione”. Tamimi, 16enne al momento del suo arresto lo scorso dicembre, sarebbe dovuta rimanere in carcere molto più tempo se a marzo non avesse patteggiato. Una pena a dir poco severa che grida ancora di più allo scandalo se si pensa che corrisponde più o meno a quella comminata al soldato israeliano Elor Azaria che due anni fa a Hebron ha ucciso a sangue freddo un assalitore palestinese gravemente ferito e non più in grado di nuocere.
A festeggiare ieri la liberazione della ragazza è stato anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas che l’ha voluta incontrare di persona e l’ha definita “un modello di resistenza civile pacifica” che “dimostra al mondo che il popolo palestinese difenderà la sua terra, qualunque sia il sacrificio [da compiere]”. All’incontro con Abbas c’era ieri anche Nariman, la madre di Ahed che è stata liberata con la figlia dopo aver scontato otto mesi di carcere per aver ripreso sul suo cellulare e aver pubblicato sui social il diverbio tra la giovane e i soldati. A congratularsi con Tamimi è stato anche il presidente turco Erdogan che l’ha lodata telefonicamente per il “suo coraggio e la sua determinazione a combattere”.
Ieri, intanto, è finito il viaggio verso Gaza di una delle imbarcazioni della Coalizione della Freedom Flotilla (FFC). In una nota rilasciata ieri pomeriggio, l’esercito israeliano ha infatti comunicato che “l’attività [di una delle barche] è finita senza eventi eccezionali”. L’equipaggio e l’imbarcazione – ha poi riportato la stampa israeliana – sono stati trasferiti nella città israeliana di Ashdod come già avvenuto nelle precedenti occasioni.