mercoledì, Febbraio 12, 2025

L’urlo (Hugo Mujica)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Esistono epoche in cui la realtà si apre, si fa strada, irrompe, drammaticamente o con sottigliezza, eppure emerge, apre spazi per mostrare ciò che non ha mai mostrato.

Che non ha ancora espresso.

Irrompe, originando ciò che ancora non è. Come da un vuoto.

Un niente.

La prima cosa che si incrina, che si frattura, è l’immagine di quella stessa epoca, la sua forma, le categorie con le quali fino a quell’istante veniva interpretata la condizione umana, il suo essere nel mondo, il mondo.

Lo scudo brunito e lo specchio su cui l’essere umano cerca di riconoscersi.

La riflessione – il riflesso – in cui cerca conferme.

L’immagine unilaterale con cui un’epoca, come ogni epoca, cerca di detenere la vita, di assicurarsela. Di contenerla.

Dunque, di dominarla.

Ci sono momenti in cui la realtà si apre, armoniosamente, come un frutto maturo – o violentemente.

Esplode.

A tratti si apre, a tratti si separa: la continuità della storia si spezza, una rottura si installa.

Ci sono epoche in cui tutto è rottura.

Epoche intere in cui si vive su una crepa, su un abisso temporaneo. Si vive senza un terreno fermo su cui appoggiare la necessità umana di sostegno.

L’illusione umana della fermezza, la necessità della sicurezza.

La menzogna di dimenticare la fine, che siamo finiti, la finitudine.

Sono epoche in cui pare che soltanto l’arte abbia la capacità di catturare, di accattivarsi l’intuizione, di immaginare ciò che accadrà.

Ciò che ancora non ha nome.

Sostare su quella linea sottile tra paura e speranza, ripetizione o creazione.

A volte: denudare.

Mostrare le fessure, e dilatarle. Plasmarle: dare un senso al vuoto, e creare da quel vuoto.

Sopportarlo.

Aprire uno spazio a ciò che di solito viene sempre dopo. Dopo che si è abbandonata ogni sicurezza.

(…)

Hugo Mujica

I testi di Hugo Mujica, poeta argentino tra i più importanti del tempo presente, per la prima volta tradotti in italiano, sono tratti da “La pasión según Georg Trakl. Poesía y expiación” e da “El saber del no saberse. Desierto, Cábala, el no-ser y la creación”.

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