«Ogni processo di nascita è difficile e anche doloroso. Ci sono grida al momento del nascere, così come Gesù ha lanciato il suo grido mentre nasceva alla figliolanza di Dio sulla croce. È un grido che nasce da una domanda (perché mi hai abbandonato?), cioè dall’essere cur-iosi (in latino la parola cur significa perché). Come uomini maturi anche noi ci poniamo domande, siamo curiosi, ma solo così possiamo giungere alla luce della maturità. Anche qui ci aiuta l’etimologia della parola maturo che è la stessa della parola mattino, del venire alla luce, del nascere. L’etimo di maturo porta in sé la vecchiaia (maturo) e l’inizio (mattutino) della vita. Entrambi hanno la stessa radice mar- che è presente nella parola metro. La misura della fede è una fede matura, capace di dire alla sera ciò che fu annunciato all’alba della propria vita. Chi matura nella fede lascia l’idea di Dio dell’apologetica: il Dio, fattore necessario del mondo e del funzionamento della vita. (…). Chi matura nella fede passa inevitabilmente attraverso un’esperienza di ateismo. L’alfa privativo della parola ateismo fa riferimento a Dio così come un certo teismo lo concepisce. Oltre la notte dell’ateismo si annuncia il mattino di un’esperienza differente di Dio: post-teista.»
Gamberini P., Deus due punto zero. Ripensare la fede nel post-teismo, Gabrielli, 2022, p. 41.