mercoledì, Dicembre 18, 2024

Come disporsi alla meditazione (Bhagavad Gita)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

BHAGAVAD GITA: VI. LA MEDITAZIONE

Per praticare lo yoga occorre andare in un luogo appartato e preparare uno strato d’erba kusha sul terreno, poi coprirlo con una pelle di daino e un panno di tessuto soffice. Il seggio non deve essere né troppo alto né troppo basso e deve trovarsi in un luogo sacro. Lo yogi deve sedersi immobile e praticare lo yoga controllando la mente e i sensi, purificando il cuore e fissando la mente su un unico punto.

Bisogna tenere il corpo, il collo, la testa diritti e lo sguardo fisso sull’estremità del naso. Così, con la mente quieta e controllata, liberi dalla paura e dal desiderio, si deve meditare su di me nel cuore e fare di Me lo scopo ultimo della vita.

Così, praticando il controllo del corpo, della mente e dell’azione, lo yogi raggiunge il regno di Dio ponendo fine alla sua esistenza materiale.

Nessuno può diventare uno yogi, o Arjuna, se mangia troppo o troppo poco, se dorme troppo o troppo poco.

Chi è moderato nel mangiare e nel dormire, nel lavoro e nel riposo può, con la pratica dello yoga, alleviare le sofferenze dell’esistenza materiale.

Quando lo yogi giunge, con la pratica dello yoga, a regolare le attività della mente e, libero da ogni desiderio materiale, si situa nell’Atman, si dice che ha raggiunto la perfezione dello yoga.

Come una fiamma al riparo dal vento non oscilla, così lo yogi che controlla la mente rimane sempre fermo nella meditazione sull’Anima Suprema.

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