Badia, secco no della Chiesa ai profughi
Consiglio pastorale e consiglio di amministrazione hanno negato l’uso dell’ex canonica a La Villa, attualmente vuota
BADIA. L’accoglienza dei profughi in Badia continua  ad essere una lontana chimera. Non basta il parere contrario del  consiglio comunale di Corvara al progetto Sprar, adesso è arrivato il  categorico no anche della Chiesa che a Badia s’è espressa in maniera  sorprendentemente contraria all’utilizzo di un alloggio dove ospitare  una famiglia di immigrati. 
Sono stati il consiglio pastorale ed il consiglio di amministrazione a  negare l’utilizzo dell’ex canonica di La Villa. C’è troppa paura in  valle . «La cosa è alquanto sorprendente – ha detto il sindaco di Badia  Giacomo Frenademetz – e devo dire che sono profondamente amareggiato.  Non resta che sperare nella divina Provvidenza».
C’è da dire che il Comune – l’adesione allo Sprar era stata accolta  positivamente dopo vari tentativi andati a vuoto – la sua parte l’ha  fatta. È stato individuato un edificio di proprietà che ospitava a suo  tempo la biblioteca e proprio lì sarà ospitata una famiglia di migranti.  Resta da trovare un alloggio per la seconda famiglia. Si era pensato in  un primo momento all’ex canonica di La Villa dove sarebbero stati  sufficienti dei lavori di adattamento per rendere agibile l’edificio che  è attualmente chiuso. Con grande sorpresa è arrivato però il no alla  soluzione individuata: contro si sono espressi sia il consiglio  pastorale che il consiglio di amministrazione che hanno giustificato il  no all’accoglienza con il fatto che nella popolazione c’è un senso di  paura nei confronti dei profughi. Lo stesso decano, don Jaco Willeit,  ammette questo timore ma non giustifica affatto il parere contrario  all’accoglienza: «Posso capire il senso di paura ma non posso in alcuna  maniera giustificarlo. Verso chi ha bisogno noi, come cristiani,  dobbiamo essere sempre pronti a dare la solidarietà». 
(Alto Adige, 30 agosto 2018) 
Tanto per incominciare il titolo è sbagliato…
Non è la Chiesa altoatesina che ha detto “no” ma un consiglio parrocchiale. 
Comunque una vergogna inaudita! 
In una terra ricca dove l’accoglienza (per fortuna e grazie all’impegno di tanti: credenti e non, sacerdoti, laici e operatori del sociale) funziona, vedere prese di posizione di questo genere mi disgusta… e con me tanti sacerdoti, credenti e cittadini.
A mio parere il decano, brava persona, ha sbagliato 2 volte (se le parole riportate sono esatte):
1) Non si tratta di “paura” quando si parla di una famiglia ma di razzismo, odio e incapacità di vivere il Vangelo! Dire che si comprende è come dare ragione.
2) Se le comunità sbagliano noi come pastori abbiamo il dovere di intervenire anche duramente… anche sciogliendo il consiglio.
Poi ci chiediamo perchè non abbiamo più vocazioni in Alto Adige… forse perchè nessun giovane ha più voglia di andare in comunità che non hanno nessuna spinta profetica, e il cui unico problema è trovare l’organista, ornare l’altare di fiori e fare la comparsa a vuote processioni (che visti i costumi sembrano più rievocazioni storiche!). 
Dove non si vive il Vangelo di Cristo ma si canta solo in chiesa nulla può crescere!
Per coloro che hanno votato questa decisione non ho altre parole se non quelle del Vangelo di Matteo, tragicamente attuali in questi tempi:
“41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da  me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi  angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch’essi  allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o  assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo  assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico:  ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli  più piccoli, non l’avete fatto a me. 46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».” 
don Paolo Zambaldi 
