venerdì, Novembre 22, 2024

Il rosario, Maria, Dio e la pandemia (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il papa invita a pregare il rosario perché finisca la pandemia.

Papa Francesco ha pensato di usare la recita del rosario quotidiano a livello mondiale per chiedere alla Madonna, nel mese a lei tradizionalmente dedicato, un’intercessione affinchè cessi presto la pandemia causata dal Coronavirus.

Vorrei fare su questo una breve riflessione che sottolinea tre aspetti di questa proposta:

Il rosario: è una preghiera che ha l’unico significato di essere “popolare” e “tradizionale”. Per molti cattolici anziani è un modo semplice per porsi in sintonia col sacro; per altri è la ripetizione di un gesto consolatorio che non richiede né pensiero, né concentrazione, né riflessione personale; per altri ancora è forse una sorta di giaculatoria ripetuta, una nenia, che crea un’apparente comunione col divino… come i mantra buddisti… o il rosario nell’Islam… Penso che ognuno, possa pregare come crede, sapendo bene però che la preghiera non deve mai essere un tipo di baratto con Dio o chi per Lui…

La Madonna: pregare la mamma perché il padre ascolti è tipico delle famiglie umane nelle quali i rapporti sono complicati e le figure genitoriali giocano ruoli così rigidamente definiti da rendere difficile la comunicazione. Un padre-padrone che il figlio non può disturbare nemmeno per i più gravi motivi, una madre che si immagina priva di potere personale, ma sufficientemente capace di interloquire umilmente col capofamiglia per convincerlo, se mai vorrà, bontà sua, intervenire, far cessare, non una cosa qualsiasi, ma la morte e la malattia dei suoi figli.

Appare evidente come Maria venga usata come colei che conferma e approva lo schema patriarcale, in cui la parte debole è tenuta in soggezione, costretta all’implorazione e lasciata in balia dell’arbitrio del Padre. Schema ulteriormente avvalorato e circonfuso di un’indiscussa sacralità, dall’aver fatto di Maria la Madonna, la Vergine, la Madre di Dio, una sorta di semidea. Ma pur essendo rivestita di una tale perfezione è rimasta comunque “donna” e per questo va implorata non per se stessa, ma perchè implori, rendendo così ineluttabile una catena di rapporti che esprimono più sudditanza che amore e libertà.

Dio: il fatto che Dio non possa più essere descritto attribuendogli forma o sentimenti o desideri del tutto umani mi sembra un’affermazione semplicemente rispettosa dell’intelligenza e della razionalità. La scienza ha ormai dimostrato che molte delle cose che nei millenni abbiamo attribuito a Dio sono in realtà fenomeni che hanno una spiegazione fisica o chimica o biologica. Lo studio dell’universo ci ha rivelato che il cielo è un insieme di miliardi di galassie ma è vuoto di Dio. Ciò che abbiamo ritenuto libero è in realtà soggetto a leggi necessarie al di fuori delle quali nulla esisterebbe. La terra e l’uomo stesso su di essa, hanno perso la loro centralità e sono sempre più concepiti come una parte del tutto, che si muove secondo una concatenazione necessaria di cause ed effetti che (ancora) non conosciamo bene, ma che agiscono stabilendo una rete di relazioni che rendono possibile quella che chiamiamo vita o morte. Dio dunque dopo le rivelazioni della scienza, ma a ben vedere già molti pensatori/teologi dei secoli scorsi l’avevano compreso, ha perso la sua onnipotenza e la sua provvidenzialità perché di fatto non può modificare con un suo intervento le leggi della natura perché farebbe crollare tutta la costruzione dell’universo. Dunque come chiedere a Dio di fermare la pandemia? Come può la Chiesa parlare ancora di un Dio/idolo antropomorfo che a suo capriccio interviene nel mondo punendo o salvando, uccidendo o guarendo i suoi stessi figli? Un Dio crudele che concede a caso la sua benevolenza? Che dunque va placato, non pregato ma adulato, comprato, corrotto? Quando si daranno ai credenti parole di verità, aiutandoli a comprendere che c’è un Dio “altro” impotente e immanente, che ci interroga, che ci trascina fuori dal tempio e dal religioso?

don Paolo Zambaldi

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