venerdì, Novembre 22, 2024

Commento a Mt 16,21-27, XXII T.O. (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Ger 20,7-9

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.

Rm 12,1-2

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Mt 16,21-27

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

 

Potremmo riassumere il tema della riflessione di oggi con la chiarissima frase di S.Paolo:

“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi!”, frase che sintetizza bene il programma della nostra vita di fede.

Le letture di oggi permettono di dare un significato chiaro a quelle parole.

1. Geremia non ne può più della mentalità dominante, egli vede attorno a sè violenza e oppressione. Ma soprattutto si accorge che la gente che lo circonda considera violenza e oppressione ovvie, legittime, normali . E allora sente dentro il bisogno di dire la verità (=di profetare) anche se ciò lo renderà “oggetto di scherno…e ognuno si fa beffe di me”. Sente dentro un fuoco ardente, impossibile da contenere. Il fuoco che lo spinge a non accettare il compromesso.

2. Anche S. Paolo pone l’accento sulla critica alla mentalità del secolo. La parola secolo nel linguaggio evangelico non esprime una quantità, ma una qualità (Balducci).Il “secolo” è l’insieme (delle istituzioni, della cultura, della legislazione), nel quale ci troviamo a vivere. Ogni secolo ha una mentalità dominante che penetra profondamente dentro di noi. Come l’umidità nelle pareti. Silenziosa, costante, corruttrice. Ad esempio siamo apparentemente scandalizzati  dai comportamenti disonesti dei, politici ma poi nel privato “rubiamo” anche noi; ci sdegna l’esercizio protervo del potere, ma poi anche noi lo riproduciamo nei nostri rapporti, critichiamo “il consumismo” ma poi non sappiamo rinunciare a niente…

Un altro esempio: è nella mentalità di questo secolo sostenere che non si può essere sicuri senza la forza. E’ una mentalità così condivisa che guai a chi si oppone…è subito tacciato da stupido, incosciente, sognatore…

L’ideologia della sicurezza è l’ideologia più importante del nostro tempo.

É per la sicurezza che respingiamo e affondiamo profughi inermi….

É per la sicurezza che togliamo diritti agli altri pensando di salvaguardare i nostri…

É per la sicurezza che legittimiamo l’uso delle armi…

É per la sicurezza che autorizziamo i governi a spendere somme ingentissime in armamenti nucleari, in basi militari, in rivoluzioni suscitate a comando per depredare i poveri del mondo…

É per la sicurezza che votiamo per partiti (spero che non succeda nelle prossime elezioni qui a Bolzano) che rivangano ideologie che credevamo morte ma che son sempre in agguato.

3. Nel Vangelo di oggi Gesù ci svela il suo approccio al mondo, che è poi l’approccio di Dio. Domenica scorsa abbiamo letto che quello che conferisce a Pietro non è un “potere” mondano, non è il successo come lo intende il mondo. Anzi  Gesù anticipa la sua fine , la sconfitta, la croce. Non vi  può essere infatti” vittoria” se applichiamo al nostro vivere le categorie dell’amore, della giustizia e della pace.

Gesù oggi chiarisce il suo concetto di croce.

“Chi mi segue prenda la sua croce…”

Chiariamo subito che non si tratta dell’esaltazione della sofferenza. Gesù non esorta mai alla sofferenza.

Né si tratta della sofferenza per i dolori della vita (morte, malattia, disgrazie…)

La croce è la fatica che accompagna la scelta di “essere per Dio”. Essa comporta infatti esclusione, derisione, spesso martirio.

La croce è dunque il simbolo di un comportamento non conforme al potere, del totale rigetto della violenza in tutte le sue forme (anche mentali).

La croce è quel fuoco nelle ossa che spinge Geremia (Gesù e tutti i testimoni fedeli)  a denunciare costi quello che costi, l’ingiustizia distruttiva del “secolo”.

Anche io sento il fuoco nelle ossa quando colgo la contraddizione tra ciò che annuncio, e la situazione in cui vivo, e il sistema che servo.

Mi rimane però la speranza che alla fine capiremo il pensiero di Dio, l’unico che ci concederà di sopravvivere all’annientamento dell’uomo che si sta preparando nelle stanze del potere.

 

don Paolo Zambaldi

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