lunedì, Aprile 28, 2025

A casa nel cosmo, di ritorno dall’esilio (L. Eugenio)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

DOC-3385. SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ADISTA. «Uno straordinario omaggio alla vita in tutta la sua ampiezza, lunghezza, altezza e profondità, in tutto il suo Mistero»: così Paolo Scquizzato – prete e fondatore della Scuola Diffusa del Silenzio, una proposta di percorsi di spiritualità adulta attraverso la Meditazione silenziosa, l’ascolto dei testi sacri del cristianesimo e delle grandi tradizioni spirituali – definisce il libro della nostra redattrice Claudia Fanti A casa nel cosmo. Per una nuova alleanza tra spiritualità e scienza, edito da Gabrielli (pp. 160, 17 euro): «un inno alla vita» in cui, scrive nella Prefazione, «non rimane escluso nulla, tanto meno ciò che solitamente viene chiamato Dio». E dello stesso avviso è il fisico Maurizio Busso, docente di Astrofisica nucleare all’Università di Perugia, il quale, nella Postfazione, evidenzia come «a ottocento anni dalla morte di san Francesco», questo sia «un libro che riecheggia in pieno il suo insegnamento di amore per tutto il creato».

L’amore per la «piccola sfera brillante, azzurra e bianca, sospesa nell’avvolgente buio del cielo» che «splende come una pietra preziosa»: la Terra, la nostra casa. «Si riesce ancora ad avvistarla – scrive l’autrice – da sei miliardi di chilometri di distanza, oltre l’orbita di Nettuno: un “pallido punto azzurro” che racchiude inimmaginabili tesori: prati verdi, foreste maestose, cime innevate, distese accecanti di ghiaccio, acque azzurre sotto cieli di mille colori e in ogni parte esseri che strisciano, che nuotano, che volano, che corrono e camminano e fanno innumerevoli cose stupefacenti».

Da quella distanza – prosegue – «quanto inconcepibile sembra che su quel granellino perso nell’oscurità una specie infestante che si è autoproclamata sapiens abbia dichiarato guerra al pianeta che la ospita, edificando la propria civiltà sul senso di separazione: dagli altri, dalla natura, dall’intera comunità terrestre».

Sull’orlo dell’abisso in cui ci troviamo, allora, solo una rivoluzione spirituale potrà salvarci, «richiamandoci a casa, sul nostro pianeta, dall’esilio che ci siamo autoimposti trasformando la sacra dimora vivente dei nostri antenati in un deposito di materia inerte da saccheggiare in base a interessi solo umani, anzi solo di alcuni umani, per lo più – almeno così è stato finora – maschi, bianchi, cristiani e occidentali».

Su questa strada un prezioso aiuto, evidenzia l’autrice, ci viene oggi dalla scienza, anch’essa a lungo corresponsabile della nostra deriva predatoria. «Quella scienza che il poeta inglese John Keats aveva giudicato colpevole di tagliare “le ali di un angelo” e “disfare un arcobaleno” derubandolo della sua magia. E che invece oggi ci appare come una riserva inesauribile di meraviglia di fronte alla misteriosa bellezza di tutto ciò che è».

Dopotutto, se è vero che la spiritualità e la scienza rappresentano approcci molto diversi alla realtà, non c’è dubbio che condividano «lo stesso obiettivo di placare la nostra ansia di sapere chi siamo e da dove veniamo». Non per niente il cosmologo Brian Swimme ha parlato della scienza come «cammino mistico della conoscenza empirica» e il mistico Willigis Jäger ha affermato di ritenere «che gli impulsi essenziali per lo sviluppo futuro dello spirito umano giungeranno dal mondo scientifico».

Ed è proprio dal riconoscimento della necessaria combinazione di scienza e spiritualità, di razionalità e mistica, che nasce il libro di Claudia Fanti – che per Gabrielli ha già curato, insieme a José M. Vigil, la serie “Oltre le religioni” – pensato come un piccolo contributo alla diffusione di una spiritualità post-teista in grado di riconoscere l’illusorietà di ogni separazione per restituirci all’immensa famiglia interconnessa che costituisce l’intero universo.

«Con straordinaria chiarezza e competenza riguardo al mondo della scienza, in particolare dell’astrofisica, della fisica contemporanea, della biologia», come sottolinea Scquizzato, l’autrice sviluppa il testo attraverso cinque parole dense di significato che iniziano tutte con la lettera “c”: casa (il nostro pianeta, ma anche, più in generale, l’intero universo del cui prodigio siamo parte), creatività (il nome della nostra sacra storia cosmica), coscienza (come possibile fondamento della realtà), conoscenza (compagna inseparabile del mistero) e connessione (l’interdipendenza di tutto con tutto come “legge morale” dell’universo).

Tratto da: Adista Documenti n° 16 del 26/04/2025

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