giovedì, Ottobre 24, 2024

Leggete Nietzsche! (Rainer Bucher)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Friedrich Nietzsche è nato 180 anni fa. In una personale retrospettiva, Rainer Bucher ricapitola perché per i cristiani (e non solo!) vale la pena leggere Nietzsche – e perché ciò è anche un dovere per i teologi!

Nella primavera del 1983 stavo cercando un argomento per il mio dottorato. Herman Schell, il “modernista” di Würzburg che avevo studiato in precedenza, era stato il primo teologo a tenere una lezione su Nietzsche… e lo aveva fatto con un approccio assolutamente costruttivo. È così che mi sono imbattuto negli scritti del filosofo nato nel Sachsen-Anhalt e ho finalmente letto l’edizione in tre volumi di Karl Schlechta. Forse oggi questo testo non soddisfa più gli standard accademici, ma ha avuto il merito di aver riconosciuto come l’aspetto centrale della filosofia nietzschiana, la “Volontà di potenza/Willen zur Macht”, fosse vittima di una semplificazione tendenziosa e rimanesse “sepolta” tra i frammenti del suo patrimonio filosofico.

Ben presto mi resi conto di ciò che quasi sempre accade quando si leggono i testi originali dei classici, ossia che sono molto diversi da ciò che su di loro viene detto: al posto dei discorsi un po’ “machisti” sul “super-uomo” ho trovato una critica lucida a tutti i poteri costituiti; al posto di una propaganda nichilista, un’analisi molto lucida sul nichilismo stesso; al posto dell’ “arroganza” della modernità, una critica post-conservatrice del soggetto e della modernità stessa. Ho scoperto un vero e proprio “spirito libero” che ragiona per aforismi folgoranti e geniali.

Naturalmente, all’interno dell’opera del filosofo germanico, ci sono anche passaggi che sembrano confermare alcuni preconcetti che avevo. Le cose, infatti, si complicano particolarmente quando Nietzsche passa dalla critica della cultura, del linguaggio, della religione, della morale e della conoscenza agli “obiettivi” del suo pensiero. Il desiderio dell’individuo libero, ad esempio, che rifiuta ogni compassione marchiandola come debolezza, non è facile da sopportare (o meglio da capire!) per chi viene da un mondo cristiano.

Ma la critica di Nietzsche al cristianesimo è una lettura imperdibile e fondamentale. Nell’estate del 1887, il quarantaduenne professore di filologia di Basilea, già in pensione da otto anni, chiese ad uno dei suoi pochi amici rimasti, il teologo svizzero Franz Overbeck, di procurargli una specifica citazione di Tertulliano. Essa doveva trovarsi all’interno di un testo del Padre della Chiesa intitolato De spectaculis (sulle opere teatrali). Tertulliano, e Nietzsche lo cita con gusto, fa notare ai suoi compagni cristiani amanti del piacere che per loro devono ancora arrivare “ben altri spettacoli”: “Il giorno dell’ultimo e definitivo giudizio”. “Di che cosa riderò allora? Di cosa sarò felice? Di cosa mi rallegrerò?” si chiede Tertulliano. La risposta: è il tormento dei pagani nel fuoco dell’inferno “Per fidem – così sta scritto”, conclude Nietzsche nella Genealogia della morale/Genealogie der Moral. È davvero un impostazione di pensiero perfida e violenta ciò che Nietzsche ha dissotterrato dalla storia del cristianesimo delle origini.

Ma Nietzsche non ha alcuna intenzione di fermarsi qui. Egli, infatti, trovò ciò che cercava non solo nei primordi del cristianesimo, ma anche nel Commento alle Sentenze di San Tommaso d’Aquino, dove Nietzsche scoprì la frase raccapricciante: “I beati nel regno dei cieli vedranno le pene dei dannati, in modo da godere ancora di più della beatitudine”. Si tratta di vere e proprie prove della tesi di Nietzsche secondo cui sopra la porta del paradiso, invece della “beatitudine eterna”, “con miglior probabilità… troveremo la scritta … ‘l’odio eterno ha creato anche me‘ ”.

Per Nietzsche, il “cristianesimo reale” era e rimaneva una religione fondata sul risentimento, sulla vendetta e sul gongolare della sofferenza altrui. Nietzsche esclude solo uno da questa condanna: secondo lui infatti c’è stato “un solo cristiano, ed è morto sulla croce”! Infatti tutto ciò che “da quel momento in poi è stato chiamato ‘Vangelo’ ” era per lui semplicemente l’antitesi di ciò di cui lui aveva fatto esperienza e che i più chiamano cristianesimo.

E Nietzsche ha ragione. Non c’è niente di peggio che trasformare il risentimento e la vendetta in una religione. Ma questo è accaduto e continua ad accadere! Se il cristianesimo concreto è, e rimane, una religione di potere e vendicativa, per i cristiani è arrivato il momento di una pesante autocritica e di un cambiamento radicale. In tempi in cui l’abuso di potere nella/della Chiesa cattolica sta diventando sempre più evidente e impossibile da coprire. Grazie a Dio la Chiesa cattolica sta perdendo quel potere e rispetto che le ha permesso di nascondere un sistema violento che favorisce ogni genere di abuso!

Ma non è solo la critica al cristianesimo come religione a rendere Nietzsche degno di essere letto. C’è anche la sua critica alla metafisica, che guiderà l’umanità verso la svolta linguistica del XX secolo. (…) Secondo Nietzsche, noi “crediamo nella nostra credenza a tal punto da immaginarne la ‘verità’, la ‘realtà’, la ‘sostanzialità’ per amore di essa”. Il “concetto di sostanza” è quindi una “conseguenza del concetto di soggetto”.

Una volta caduti nella trappola della reificazione, tuttavia, emerge necessariamente una metafisica dualistica che “aggiunge l’incondizionato al condizionato”. La prospettiva epistemologica di Nietzsche, che afferma come “ogni centro di potere – e non solo l’essere umano – costruisce da sé tutto il resto del mondo, cioè lo misura, lo tocca, lo modella con la sua potenza…”. E tutto questo senza cadere nel relativismo.

E poi ci sono le lucide osservazioni di Nietzsche sulla cultura moderna. A differenza del conservatorismo, Nietzsche non vuole riavere il passato, ma far sì che il suo presente si renda conto di quanto del vecchio pensiero sia ancora presente in esso. Questa autocritica anticipa quello che sarà poi chiamato “post-modernismo”. Nietzsche è stato uno dei primi a spogliare la modernità del suo alone quasi teologico e a descrivere ciò che stiamo vivendo.

Il pensiero innovativo, multiprospettico e critico di Nietzsche è un piacere da leggere se lo si osserva con curiosità, intelligenza e serenità. Come iniziare? Probabilmente è meglio partire dagli aforismi dell’ “epoca dello spirito libero”, cioè Umano, troppo umano/Menschliches, Allzumenschliches o La gaia scienza/Fröhliche Wissenschaft. Con queste letture si è poi pronti per i più caustuici e taglienti scritti tardivi (Nietzsche contra Wagner, Der Antichrist, Ecce homo e altri) e forse anche per la saggezza di Zarathustra.

Nessuno ha pensato alla “morte di Dio”, cioè alla fine dell’autoevidenza della religione e dell’autoevidenza religiosa, in modo così radicale come Nietzsche. Solo questo rende Nietzsche una lettura obbligatoria per i teologi. La sua critica della cultura ci aiuta a comprendere ciò che accade intorno a noi, la sua critica del cristianesimo offre l’occasione per un duro esame di coscienza e la sua critica del sapere “decostruisce”, come probabilmente si direbbe oggi, l’ingenuità di una modernità non critica su se stessa. Infine Nietzsche introduce e ci insegna “il libero” e “il fluido” come nuove forme di esistenza e di pensiero.

Quasi ogni pagina di Nietzsche contiene intuizioni sorprendenti e stupende, ma naturalmente anche riflessioni che “suscitano avversione”, e il semplice fatto di osservare questo in se stessi è di altissimo valore per il nostro progresso intellettuale. Non si può leggere Nietzsche in modo a-critico; se lo si fa comunque, come spesso accadeva nel passato, diventa insopportabile. La stessa cosa vale per altre opere importanti come la Bibbia, le composizioni di Wagner o gli scritti di Karl Marx.

Nell’estate del 1986, dopo diversi anni di studio su Nietzsche, mi trovai davanti alla sua tomba a Röcken, vicino a Lützen. Lì giaceva un pensatore libero ed indipendente, un brillante artista linguistico, qualcuno che sognava di vivere “leggero” e tuttavia destinato a portare un grande fardello. Un uomo che non riusciva a gestire le donne e nemmeno la sua cattedra di professore; qualcuno che amava tanto il sud dell’Europa e del mondo, e che tuttavia non vi era mai veramente arrivato.
Ora Friedrich Nietzsche, figlio di un pastore luterano, giace nel bel mezzo della Germania, circondato da tutto ciò che non gli piaceva: vicino ad una chiesa, accanto a sua sorella (che lo aveva svenduto e piegato il suo pensiero alle esigenze del nazionalsocialismo) e su un terreno – a quel tempo – ancora dominato dal socialismo reale.
In tempi incerti, si dovrebbero leggere pensatori che riflettono proprio sull’incertezza.

Rainer Bucher, www.feinschwarz.net, 18 ottobre 2024

Rainer Bucher, Bonn, professore di teologia pastorale all’Università di Graz fino a settembre 2022.

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