sabato, Dicembre 21, 2024

“E non brucerai all’inferno”. Il cammino di suor Derouen con le persone trans (D. Van Biema)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

«Benedici questa notte», dice suor Luisa Derouen nel suo video. Ha l’aspetto di adesso: minuta ma solida, con il nasino all’insù e le guance rosee. La testa è chinata in avanti e la luce della lampada le scintilla sugli occhiali dalla montatura metallica. Le tende sono tirate per garantire la privacy.

«Benedici queste persone e le loro vite. Benedici tutte le persone transgender ovunque si trovino, specialmente quelle che sono in crisi e non sanno dove andare. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, tuo figlio, portatore di grazia, e per la potenza del suo Spirito. Amen». La telecamera si sposta su Nick e Dan, un uomo transgender e suo marito, poi su Dawn Wright e poi su un uomo transgender di nome Sean.

Nel 2004, le documentariste Cindi Creager e Rainie Cole hanno fatto visita a Derouen e hanno filmato un incontro di quattro persone transgender a casa sua, poi sono andate a trovarle a casa loro molte altre volte.

Il risultato di questi incontri è un video che tocca rapidamente una serie di tematiche e stati d’animo. Uno spezzone, ad esempio, coglie Sean mentre rivive un momento di liberazione. «Dopo l’intervento al torace e al resto, ho aperto il cassetto e ho detto: ‘Miei cari, da adesso fuori di qui!’. Ho afferrato i reggiseni, sono sceso al piano di sotto e li ho gettati uno a uno oltre la recinzione. Poi ci ho pensato un attimo e mi sono detto: ‘Che stronzo che sono. Vai a riprenderli e spera che non ci sia nessuno là fuori’».

Dawn descrive uno dei momenti più difficili prima del divorzio: «Mia moglie mi disse: ‘Sei vecchio. Ti restano solo pochi anni. Non puoi vivere la vita come l’avevamo immaginata?’. Hai presente un uomo e una donna che camminano verso il tramonto? Una cosa del genere. Ma io proprio non potevo».

La conversazione si sposta sulla religione. Sean dice: «Poi arriva il momento in cui ti dicono che brucerai all’inferno, perché ‘sai che quello che stai facendo è un peccato’. Ma nel cuore sento che sto facendo la cosa giusta e che devo continuare. Anche se brucerò all’inferno, devo continuare. Perché se non lo facessi, non sopravvivrei comunque».

Fuori campo, Luisa Derouen dice: «E tu non brucerai all’inferno».

La maggior parte dei credenti che Derouen ha accompagnato spiritualmente sono stati istruiti sulle verità di fede sulla base del Catechismo di Baltimora, lo standard americano della formazione cattolica dal 1880 al 1965. «’Chi ha fatto il mondo?’» Derouen cita. «’Dio ha fatto il mondo’. ‘Che cos’è l’uomo?’. ‘L’uomo è una creatura fatta di corpo e anima, a immagine e somiglianza di Dio’. ‘Perché Dio ti ha fatto?’. ‘Dio mi ha fatto per conoscerlo, amarlo e servirlo in questo mondo, e per essere felice con Lui per sempre in cielo’».

«Dovevi credere a ‘questo’ e non credere a ‘quello’», dice Derouen. Scandisce le sue parole con colpi sulla scrivania, per ironizzare sugli stereotipi della dottrina cattolica pre-Vaticano II. «Se fai questo, sei buono [batte sulla scrivania]. Se fai così, sei cattivo [batte sulla scrivania]. Cammino su un sentiero stretto e, se faccio un passo falso, qualcosa di grave, cado. E se morissi in quel momento, è finita, figliolo. Per te solo inferno».

Derouen si è impegnata a fondo per far conoscere ai cattolici che accompagnava spiritualmente i cambiamenti sostanziali cui la Chiesa era andata incontro dal 1965. Piuttosto che un Dio distante e sempre pronto a coglierti in fallo, parlava di un Dio creatore pieno di misericordia e di amore, impegnato in una relazione dinamica con i figli di Dio lungo il percorso della loro vita. «Quando si balla, ci si muove di qua e di là. L’importante è rimanere vicini al nostro partner di ballo, Dio», dice.

La rivendicazione dell’importanza della coscienza individuale da parte del Concilio Vaticano II, ha spiegato, ha liberato i credenti dall’obbligo di una adesione meccanica alle norme e li ha portati a una relazione più adulta, assegnando alla Chiesa la sua giusta autorità, ma integrando e bilanciando la parola della Chiesa con le loro esperienze personali e con la consapevolezza interiore di se stessi. 

Perciò le persone transgender possono dire: «Sono arrivato gradualmente a conoscere la mia vera identità, non quello che gli altri pensano che io sia, e a sapere che è buona e bella, e che questo è ciò che Dio vuole che io sia». Vivere con onestà e integrità significa essere santi. Al momento opportuno, Derouen citava un documento non canonico dei primi anni della Chiesa cristiana: «Se fai emergere ciò che è dentro di te, ciò che fai emergere ti salverà. Se non porti alla luce ciò che è dentro di te, ciò che non porti alla luce ti distruggerà».

Reportage di David Van Biema* pubblicato sul sito di Outreach (USA) il 19 agosto 2024 e liberamente tradotto da Luigi , Valeria e Ilaria de La Tenda di Gionata. 

*David Van Biema è stato il capo redattore della sezione religione per la rivista Time, dove ha lavorato dal 1993 al 2008. I suoi scritti sono apparsi su The AtlanticAmericaReligion News Service e altri.

Testo originario: No Body Now But Yours

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