lunedì, Novembre 18, 2024

Venezuela, destra e USA ci riprovano con lo schema “rivoluzione colorata” contro Maduro (Marquez)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

L’estrema destra cerca il colpo di stato in Venezuela dopo la vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni. Sondaggi pilotati dell’estero e accuse di brogli, come ad ogni elezione, si sono ripetuti, nonostante gli osservatori internazionali non abbiamo trovato evidenza di alcuna manipolazione dei risultato elettorali.

Venezuela, destra e USA ci riprovano contro Maduro

Nicolas Maduro è stato rieletto presidente con il 51,9% dei voti, corrispondenti a 5.150.902 voti, contro il candidato della Plataforma Unitaria Democrática (Pud), Edmundo González, che ha ottenuto il 44,2%, ovvero 4.445.978 voti.

Questo risultato è stato dichiarato ufficiale dopo lo scrutinio dell’80% delle schede. Tuttavia, il processo elettorale è stato segnato da vari atti di hackeraggio, che hanno compromesso il sistema di trasmissione elettronico dei dati.

Accuse di brogli e interferenze esterne

Le autorità del Consiglio nazionale elettorale (Cne) hanno denunciato gli attacchi informatici in diretta, mentre il presidente Maduro ha spiegato in dettaglio l’accaduto durante l’atto di giuramento. Questo evento ha visto la partecipazione di quasi 900 osservatori internazionali provenienti da tutto il mondo.

Secondo Maduro, l’obiettivo dell’estrema destra era quello di impedire il conteggio dei voti per mettere in atto un copione già preparato che includeva la diffusione di falsi dati elettorali che attribuivano la vittoria al loro candidato.

Le parole di Maduro

“Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l’aggressione, con la minaccia. Non ce l’hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà”. Queste le parole del presidente Nicolas Maduro durante il primo discorso dopo la vittoria

Il ruolo dell’estrema destra

Maria Corina Machado, ex deputata filoatlantica, è stata identificata come la principale protagonista del tentativo di golpe. Machado, conosciuta per le sue posizioni ultraliberiste, è stata inabilitata per il suo coinvolgimento in precedenti atti golpisti.

Secondo le accuse, il piano dell’opposizione era sostenuto da potenti alleati internazionali, tra cui l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe e membri del Gruppo di Lima. Nove paesi latinoamericani hanno espresso “profonda preoccupazione” per il risultato elettorale, richiedendo una “revisione completa” dei voti e un intervento dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa).

La risposta del Governo venezuelano

In risposta alle pressioni internazionali, il governo venezuelano ha ordinato il ritiro del personale diplomatico di sette paesi dal Venezuela e ha fatto lo stesso con i propri ambasciatori. Questi paesi includevano Argentina, Costa Rica, Panamá, Perú, Repubblica Dominicana, Uruguay, e Cile.

Il governo venezuelano ha respinto le accuse di brogli e ha difeso la trasparenza del processo elettorale, sottolineando che ogni partito politico aveva accesso alle copie automatizzate dei voti emessi, garantendo così la verifica dei risultati.

La República Bolivariana del Venezuela – si legge nel comunicato ufficiale del governo – esprime il suo più fermo rigetto delle azioni interventiste e alle dichiarazioni di un gruppo di governi di destra, subordinati a Washington e apertamente impegnati con i più sordidi postulati ideologici del fascismo internazionale, per cercare di rieditare lo sconfitto Gruppo di Lima, e che pretendono disconoscere i risultati elettorali del 28 luglio 2024″.

Sostegno internazionale a Maduro

Nonostante le critiche, Maduro ha ricevuto sostegno da parte di alcuni paesi e organizzazioni internazionali. La Cina, la Russia, l’Iran, la Siria e il Messico hanno difeso la sovranità del Venezuela, mentre gli osservatori internazionali presenti hanno testimoniato la correttezza del processo elettorale.

Tuttavia, alcuni leader progressisti, come Lula da Silva del Brasile, hanno chiesto una commissione di controllo internazionale per indagare sulle presunte irregolarità, suscitando polemiche per la loro presa di posizione.

A seguito delle elezioni, l’estrema destra ha avviato proteste violente in diverse parti del paese, con incendi e aggressioni mirate a destabilizzare ulteriormente la situazione.

Il presidente Maduro ha denunciato questi atti di violenza e ha mostrato in diretta televisiva video che testimoniano gli attacchi. Ha accusato Maria Corina Machado di cercare l’intervento degli Stati Uniti e di organizzare una “rivoluzione di colore” simile a quella di Maidan in Ucraina.

Una lotta per il futuro del Venezuela

Il tentativo di golpe in Venezuela contro Nicolás Maduro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga serie di scontri politici nel paese.

Mentre l’estrema destra cerca di destabilizzare il governo bolivariano, il popolo venezuelano è sceso in piazza per difendere la democrazia e il governo legittimamente eletto.

La situazione rimane complessa, con la possibilità di ulteriori scontri, ma il grido comune dei sostenitori di Maduro è chiaro: “No volverán” – non torneranno.

Marquez, www.kulturjam.it, 31 Luglio 2024

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