mercoledì, Dicembre 18, 2024

Proposta di sostituzione dell’attuale Insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica con la Storia delle religioni (NSC)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Alla c. a. del cardinale MATTEO ZUPPI

Presidente della CEI

Gentile arcivescovo,

all’inizio di gennaio 2024 Lei, in qualità di Presidente della Conferenza episcopale italiana, ha sottoscritto un nuovo accordo col ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, sul concorso per l’immissione in ruolo di 6.400 docenti di religione. È ovvio, sul piano contrattuale, che le/gli insegnanti precarie/i debbano essere stabilizzate/i, comprese/i quelle/i di religione.

Tuttavia, la condizione delle/gli insegnanti di religione risulta profondamente anomala perché la loro nomina è legata alla “certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della Religione cattolica, rilasciata dal Responsabile dell’Ufficio diocesano competente“.

Ciò ripropone l’annosa questione dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica italiana.

Secondo gli studi del maggiore specialista italiano in materia, il padre lasalliano Flavio Pajer, in Europa si hanno quattro modalità di insegnamento della religione nella scuola pubblica:

a) l’insegnamento mono-confessionale (come in Italia);

b) l’insegnamento pluri-confessionale;

c) l’insegnamento laico di Storia delle religioni, con l’alternativa dell’Etica razionale;

d) l’assenza dell’insegnamento della Religione, inserito nelle altre discipline curricolari.

Il caso italiano è quello più problematico: insegnamento confessionale della “religione cattolica” (per inciso, la religione cattolica non esiste: esiste la religione cristiana, con diverse confessioni, tra cui quella cattolica). Una situazione inaccettabile per Noi Siamo Chiesa, perché in contrasto con la laicità dello Stato (intesa, secondo la sentenza della Corte costituzionale n. 203/1989, come “garanzia della salvaguardia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale”), dovuta al Concordato del 1929 e alla sua modifica del 1984 (Intese 1985, 1990, 2012 e 2024), e inadeguata per una società laica, plurietnica, multiculturale e plurireligiosa, in quanto configura un’evidente posizione di privilegio della Chiesa cattolica nei confronti delle altre Chiese e delle altre fedi e non si caratterizza per l’incontro con la diversità e il dialogo con l’altra/o.

Si tratta invece di promuovere un nuovo insegnamento della religione nella scuola pubblica posto su basi scientifiche (fondamento epistemologico dell’identità disciplinare) e orientato nella migliore prospettiva europea, come “Storia delle religioni”. Questa proposta si fonda su e trae legittimità dai principi costituzionali della libertà di coscienza (art. 19 nel combinato disposto con gli art. 21, 3 e 2) e di insegnamento (art. 33), i quali implicano il pieno riconoscimento della laicità dello Stato in accordo con le altre confessioni cristiane e con le altre religioni, come condizione per porre rimedio al crescente analfabetismo religioso, che ostacola la comprensione della storia della cultura umana.

In estrema sintesi, Noi Siamo Chiesa propone un’alternativa per il futuro, consistente in:

a) insegnamento scientifico di “Storia delle religioni” obbligatorio;

b) programmi di insegnamento fissati dallo Stato, come per tutte le altre discipline (l’attuale Irc è una “materia”, non una “disciplina”, perché priva di uno statuto epistemologico in quanto insegnamento a base confessionale);

c) possibile abbinamento con un’altra disciplina, quando ci siano le condizioni: possesso di doppia laurea (ad esempio, Religione e Letteratura, Religione e Scienze, Religione e Filosofia, Religione e Storia, ecc.), modello tedesco (con conseguente superamento della tradizionale e pedagogicamente inefficace “ora di religione”);

d) stato giuridico delle/i docenti: insegnanti nominate/i dallo Stato, come previsto dall’art.97 della Costituzione (accesso agli impieghi pubblici tramite concorso coi soli requisiti di professionalità e competenza richiesti per qualunque altra disciplina, cioè indipendentemente dalle personali convinzioni filosofiche, ideologiche o religiose, dallo stato civile e dall’orientamento sessuale, in base all’art 3 della Costituzione);

e) eliminazione della certificazione dell’idoneità diocesana (sottrazione della nomina delle/gli insegnanti all’autorità del vescovo/ordinario, che può negarla, per es., in caso di dissenso verso alcuni aspetti del magistero, posizioni politiche sgradite, divorzio o coming out);

f) formazione delle/gli insegnanti: reintroduzione dell’insegnamento della teologia (o sostituzione con le scienze religiose) nelle Università, abolito nel 1873, senza eliminare gli Istituti superiori di Scienze religiose istituiti dalla Chiesa.

È dunque tempo che la Chiesa italiana –  ispirandosi al n. 76 della Gaudium et Spes là dove si afferma che “la Chiesa […] non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità civile.  Anzi, essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza” – abbandoni ogni nostalgia neocostantiniana e mostri lungimiranza, superando un sistema che baratta il controllo di una sorta di “enclave” all’interno della scuola pubblica in cambio dell’accettazione dell’ignoranza religiosa radicata nel principio di facoltatività.

Sperando che questa nostra lettera possa rilanciare il dibattito su questi temi anche all’interno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia in vista di un cambiamento all’insegna della libertà del Vangelo, le porgiamo i nostri più fraterni e sororali saluti.

Coordinamento nazionale Noi Siamo Chiesa

7 febbraio 2024, conclusione della Settimana Mondiale dell’Armonia Interreligiosa

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