La quantità di esperienze serve solo a stordirci. L’uomo non è fatto per la quantità ma per la qualità. Non è questione di spazio bensì di profondità.
Le piante più belle e i pesci più belli stanno in profondità, dove l’acqua è calma. In superficie c’è solo vivacità, quella che noi preferiamo, ma la vita sta sotto. Non nei marosi dell’esperienze, ma nella calma della profondità. Ecco, la meditazione porta giù.
La meditazione ti fa scoprire che si può vivere ‘senza’, cioè senza pensare, progettare, immaginare. Semplicemente stare al mondo.
Normalmente viviamo dispersi, cioè fuori di noi. La meditazione ci riporta a casa, ci insegna a convivere col nostro essere. Senza essere concentrati in ciò che siamo realmente, la vita non può essere umana.
L’uomo comincia a vivere nella misura in cui smette di sognarsi.
La meditazione è una pratica dell’attesa, ma di cosa? Di niente e di tutto. È un’attesa gratuita, cioè non dettata dalla richiesta, ma di ciò che vuole giungere. Se si attendesse ciò che si è chiesto, vuol dire che ci sarebbe ancora del desiderio di qualcosa che ci manca. Meditando, in maniera ‘inattiva’, si comprende meglio che il mondo non dipende da me, e che le cose sono come sono indipendentemente dal mio intervento. Tutti i pensieri e le idee ci allontanano da noi stessi.
Tu sei quel che resta quando scompaiono i tuoi pensieri. (Pablo d’Ors)
don Paolo Scquizzato
15 gennaio 2016