lunedì, Novembre 18, 2024

Essere una donna lesbica nella Chiesa cattolica (Wanja Ebelsheiser)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Da tempo i cattolici omosessuali soffrono per il modo in cui la loro Chiesa li tratta. Le donne omosessuali, in particolare, non hanno visibilità nella Chiesa cattolica. Un tema a cui la pastorale femminile e la pastorale arcobaleno dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga dedicano un evento.

Monaco di Baviera – Sono passati quasi due anni esatti da quando 125 dipendenti della Chiesa hanno dichiarato di essere “Queer”( cioè lesbica, gay, bisessuale, transgender o non binario) nell’ambito dell’iniziativa #OutInChurch – per una chiesa senza paura”, malgrado questo coming out collettivo avrebbe potuto avere conseguenze dal punto di vista del diritto del lavoro, portando addirittura al licenziamento. Questo perché anche i dipendenti della Chiesa assumono obblighi di fedeltà con il loro contratto di lavoro, che all’epoca prevedeva ancora che i dipendenti dovessero orientare la loro vita alla dottrina di fede e morale della Chiesa.

Pochi mesi dopo l’iniziativa OutInChurch, i vescovi tedeschi hanno modificato il diritto del lavoro ecclesiastico. Adesso, la vita privata e la sfera intima dei dipendenti non possono più essere motivo di licenziamento. Grazie all’iniziativa OutInChurch, molto è cambiato nel modo in cui le persone “Queer” vengono trattate nella Chiesa. Almeno questo è ciò che dice Ruth Kaufmann, responsabile dell’ufficio di assistenza ai giovani cattolici dell’arcidiocesi e membro della pastorale arcobaleno: “Molti colleghi che non avevano mai avuto a che fare con lo stile di vita delle persone “Queer” si sono resi conto di quanta sofferenza patiscano queste persone e di come siano costrette a nascondersi”.

Nessun “matrimonio per tutti” nella Chiesa

Tuttavia, non si può ancora parlare di uguaglianza. Questo si può vedere chiaramente nel tema del “matrimonio”: mentre uomini e donne eterosessuali possono andare all’altare, non esiste nulla di paragonabile a ciò per le coppie omosessuali. Non esiste neanche un vero e proprio dibattito sull’apertura del sacramento del matrimonio alle coppie omosessuali.

È vero che circa un mese fa Papa Francesco ha permesso, sorprendendo tutti, la benedizione delle coppie dello stesso sesso; tuttavia, non senza sottolineare che si deve sempre escludere qualsiasi somiglianza con il matrimonio, che la benedizione non può essere impartita nel contesto di una funzione religiosa e che ciò non implica in alcun modo un cambiamento della dottrina cattolica. Inoltre, la Chiesa universale si è opposta in modo significativo alla decisione del Vaticano.

Le persone transgender oggi sono le più colpite da questa discriminazione

Ruth Kaufmann, che a sua volta è sposata con una donna, riconosce i progressi compiuti, ma critica il modo in cui i pastori della Chiesa trattano i transgender e le persone non binarie in particolare: “Non sono accettate nel modo più assoluto. Non capisco perché una persona trans debba essere costretta a riconoscersi nel nome che le è stato dato solo perché è sul suo certificato di battesimo”. Nel suo lavoro di consulente giovanile, Kaufmann ha già accompagnato diversi giovani nel loro percorso “Queer”. Dice Kaufmann: “Chiamare le persone per nome è qualcosa di molto biblico. Negare questo a una persona lo ferisce.”

Al giorno d’oggi, le donne lesbiche non si preoccupano tanto della mancanza di accettazione, ma piuttosto della mancanza di visibilità. Secondo Kaufmann, ciò non è dovuto all’orientamento sessuale, bensì al genere. Poiché le donne in generale non hanno visibilità nella Chiesa – in quanto non sono ancora autorizzate a ricoprire ministeri ordinati – di conseguenza anche le donne lesbiche non godono di visibilità.

L’ottimismo rimane

Per attirare l’attenzione su questa problematica, mercoledì prossimo Kaufmann parteciperà a una tavola rotonda presso la libreria “Michaelsbund” sul tema “Le lesbiche nella Chiesa cattolica”. Nonostante la questione rimanga un cantiere in costruzione, l’operatrice socioeducativa è fiduciosa per il futuro: “Ho un’immagine molto chiara nella mia mente: un giorno le donne celebreranno il sacramento del matrimonio come i sacerdoti”. Quanto tempo ci vorrà ancora? “Non lo so”, dice Kaufmann.

26 APRILE 2024

Articolo di Wanja Ebelsheiser pubblicato sul sito Mk-online (Germania) il 19 gennaio 2024, liberamente tradotto da Michele D’Adamo

Titolo originale: Lesbisch in der katholischen Kirche

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