giovedì, Novembre 21, 2024

14 punti su quanto sta accadendo in Venezuela (Juan Carlos Monedero)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

1. Ti ricordi quando ti hanno raccontato delle armi di distruzione di massa in Iraq? E quando ti hanno detto che Gheddafi avrebbe passato a fil di spada un intero popolo, a giustificazione di un possibile bombardamento NATO? Ti ricordi quando ti hanno detto che Lula era un ladro e per questo lo hanno messo in galera? Ricordi le decine di accuse contro Podemos in Spagna? Ti ricordi quando Aznar ha detto che gli attentati di Atocha erano opera dell’ETA? Oggi sai che tutto questo era una bugia. E non potrebbe essere che adesso ti stiano mentendo sul Venezuela?

2. Gli Stati Uniti e l’Europa stanno perdendo la battaglia geopolitica ed economica con la crescita e l’articolazione dei BRICS, quest’organizzazione sempre più potente di Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, Arabia Saudita e altri paesi (l’Argentina è stata invitata ed ha rinunciato, il Venezuela ha accettato). La risposta dell’impero decadente, come una bestia ferita, è violenta: e lì abbiamo l’ascesa dell’estrema destra, le vessazioni e le sanzioni nei confronti di paesi disobbedienti o direttamente la guerra. Questi non sono tempi buoni per la democrazia. La destra rinuncia al liberalismo. È sufficiente vedere il lawfare trasformato in una situazione quotidiana. E per questo l’ascesa del fascismo in Europa, la guerra in Ucraina (che avrebbe potuto essere fermata due anni fa), il genocidio a Gaza, le guerre dimenticate in Africa, Milei, Bolsonaro, Bukele e, naturalmente, l’attacco al Venezuela da parte della cosiddetta comunità internazionale.   

3. Perché in così tanti paesi il Venezuela è un problema di politica interna e non di politica estera? La sinistra si è lasciata mettere alle strette con il Venezuela. Il ruolo militare nella rivoluzione chavista, la condizione caraibica e la base eminentemente popolare e plebea infastidiscono una sinistra che non sempre si sbarazza del razzismo e del classismo. Ma, inoltre, c’è che il Venezuela è stato costruito come l’oggetto maledetto da esecrare. Ogni volta che le sinistre difendono la sanità pubblica, l’istruzione pubblica, le imprese pubbliche, i medicinali a buon mercato, il pagamento delle tasse da parte dei ricchi o la sovranità nazionale nei loro paesi, si grida «bolivariano»! E si spaventano. Persino Trump ha accusato Biden di essere bolivariano. La destra globale deve mettere in ginocchio il Venezuela per inviare un avvertimento alla sinistra mondiale: se non obbedirete, vi spezzeremo. Proprio come la Chiesa, che ha costruito il mito del diavolo affinché la gente le obbedisse, oggi il mito del Venezuela è stato costruito in modo che la sinistra assuma lo schema del figlio di Vargas Llosa, che distingueva tra la sinistra vegetariana e la sinistra carnivora. Quella vegetariana, cioè quella gentile, avanti tutta; a quella carnivora, piombo. A proposito, conosco molti vegetariani che, da soli/e, combattono come un intero esercito. 

4. La questione dei verbali in Venezuela è tutto un copione per costruire una menzogna. Questo sì, ben costruito. Innanzitutto, hanno sabotato il sistema informatico del Consiglio Elettorale Nazionale con un hackeraggio per far sì che non ci fosse un risultato ufficiale. L’opposizione ha così potuto presentare i suoi “verbali” ed affermare che questo era il risultato ufficiale. Certo, questi verbali potevano essere falsi – oggi è stato già dimostrato che molti di quelli presentati dall’opposizione sono grossolane falsificazioni – e quelli che non lo erano, provenivano da ambiti in cui l’opposizione ha davvero vinto. Molto rozzo. Con i dati di La Moraleja o del Barrio Salamanca non è possibile prevedere il risultato della destra in Spagna. In un affare non fai transazioni con coloro che pagano poco. E non è forse la stessa opposizione che ha nominato Guaidó presidente senza nemmeno verbali? Non hanno chiesto voti a Guaidó e gli è bastato autonominarsi in una piazza. 

5. Non è vero che María Corina Machado ha avuto, come ha detto all’inizio, il 40% dei verbali (anche se ogni portavoce forniva una cifra). Hanno sempre avuto il 100%, perché a tutti i testimoni di seggio è stata consegnata una copia in ciascuno dei 30.026 seggi. Bisogna fare prima qualche precisazione. Cosa chiamiamo “verbali”? Bisogna comprendere il sistema elettorale venezuelano, che funziona da più di 20 anni e ha coperto 32 elezioni.  In molti paesi disponiamo di urne fisiche in cui viene depositato il voto. Alla fine della giornata si contano le schede e si redige un verbale, che i membri del seggio firmano. In Venezuela non è così, perché nella Quarta Repubblica le frodi erano costanti. C’è un detto in Venezuela che dice “Acta Mata Voto” (il verbale uccide il voto), cioè l’atto che i due principali partiti falsificavano, uccideva il vero voto che aveva la sinistra (cosa che è sempre stata la norma anche nel Messico del PRI e del PAN).  Per questo motivo hanno creato un sistema elettronico impenetrabile, in cui l’accesso al sistema può essere ottenuto solo con chiavi elettroniche di cui tutti i partiti hanno un pezzo. Come quando si attiva la bomba nucleare, o ci sono tutte le chiavi oppure non si apre. Le urne dei nostri paesi sono le loro macchine: qui sta la verità del risultato. In Venezuela il “verbale” è quello che esce dalle macchine ed è garantito dal CNE, non quello che dicono alcuni documenti che qualcuno potrebbe aver fatto con photoshop. Dove noi abbiamo il verbale redatto alla fine della giornata elettorale dopo il conteggio delle schede, loro hanno il risultato dettato dalla macchina. Macchina che è stata verificata prima, durante e dopo le elezioni e che tutti i partiti hanno convalidato. Si ascolti bene: nessun partito prima delle elezioni ha detto che le macchine non erano adatte. Perché sanno che sono assolutamente affidabili. In Venezuela, infatti, ci sono molti governatori e sindaci dell’opposizione eletti con questo sistema e nominati dal Consiglio Elettorale Nazionale.  In caso di votazione elettronica, la macchina emette una ricevuta con le informazioni del seggio e dell’opzione effettuata dall’elettore. Tale ricevuta viene ritirata da chi ha espresso il voto e depositata davanti al seggio elettorale in una cassetta. Alla fine della giornata, la macchina fa il verbale, che è quello che conta, quello che tutte le parti hanno accettato e che è stato verificato da tutte le parti (altrimenti non parteciperebbero). Questo verbale che esce dalla macchina, viene firmato da tutti i membri del seggio e dai testimoni. È come un ticket lungo con tutti i risultati, l’informazione del seggio e i contrassegni elettronici che non possono essere inventati prima. Tutti i membri del seggio e i testimoni ricevono la loro copia e firmano quella che sarà inviata in busta al CNE. Come se non bastasse, si aprono casualmente le urne del 55% dei seggi, si contano le schede (che non sono i voti, ricordiamo che i voti considerati validi nel paese sono quelli dettati dalla macchina), si fa un altro verbale che, ancora una volta, viene firmato da tutti i componenti del seggio e inserito nella stessa busta. In essa si aggiunge un terzo verbale con i problemi eventualmente verificatisi nella votazione. Che cosa significa tutto questo? Che quindi tutti i partiti non hanno il 40% dei verbali, come ha detto mentendo María Corina Machado: hanno il 100%, sia quello dei voti delle macchine, sia quelli del 55% del conteggio delle ricevute. L‘opposizione ha barato anche perché ha mostrato verbali che, se non sono falsificati, provengono solo dai luoghi in cui hanno vinto. E i luoghi dove non hanno vinto? Sarebbe il sogno di tutti i partiti: che fossero conteggiati solo i voti vincenti. Ma non sarebbe una democrazia. 

6. Penso che il PSUV ed i partiti del Grande Polo Patriottico abbiano fatto bene a non affrettarsi a pubblicare i propri verbali. Perché? Perché allora sarebbe iniziata una guerra di verbali tra i partiti. E, se l’opposizione ha falsificato i propri – e ricordiamolo che oggi si sa che è così -, si scatenerebbe una rissa che nasconderebbe che l’unico elemento che verifica la verità delle elezioni sono i verbali – il risultato delle 30.000 macchine – prodotti dal CNE. Perché il tentativo di sabotare il sistema elettorale del CNE mirava a far sì che non esistessero dati ufficiali e che l’opposizione dicesse: noi sì, abbiamo i dati. Ecco i verbali. E avrebbero proclamato Edmundo González come hanno proclamato Juan Guaidó. Il chavismo ha salvaguardato l’istituzionalità, mentre l’opposizione, ancora una volta, ha cercato di distruggerla. 

7. L’articolo 155 della Legge sui processi elettorali concede al CNE un termine massimo di 30 giorni per rendere pubblici i risultati di tutti i seggi elettorali. Lo hanno sempre fatto e, nonostante abbiano avuto ritardi a causa dell’hackeraggio, lo faranno (è obbligatorio per legge). È auspicabile che lo facciano presto. Quindi avremo, ad esempio, che in un seggio X in Petare ci sono i risultati pubblicati dal CNE e i verbali che ha María Corina Machado, quelli che ha il PSUV ed il Polo Patriottico, quelli di tutti gli altri partiti dell’opposizione, più quelli che hanno i membri del seggio. E questi verbali devono dire tutti la stessa cosa, avere la stessa firma elettronica, lo stesso numero di elettori nel seggio, le firme dei membri devono essere identiche. Allora si vedrà senza dubbio che quanto detto dal CNE è vero. Venerdì, su richiesta del TSJ, Edmundo González ha avuto l’opportunità di presentare le firme in suo possesso. Non l’hanno fatto. Io ho verificato personalmente che in uno dei seggi, la pagina di Machado di cui dicono di avere i verbali, ha fatto votare una persona morta, sorella di un conoscente. Venerdì, il capo del comando della campagna, Jorge Rodríguez, ha dimostrato le numerosissime irregolarità presenti nei verbali presentati dall’opposizione.

8. È sensato il comunicato di López Obrador, Lula e Petro, cioè di Messico, Brasile e Colombia: che si seguano le vie legali, come in tutti i paesi, e che si rispetti l’istituzionalità (il che è un forte rimprovero all’opposizione), che tutti i risultati siano pubblicati al più presto possibile – evitati i sabotaggi – seggio per seggio e voto per voto, e che si tenti un dialogo con il candidato Edmundo González e non con la inabilitata María Corina Machado. La richiesta della pubblicazione dei risultati seggio per seggio, che intuitivamente è quello che molta gente chiede – molti non l’hanno mai chiesta, nemmeno nei loro paesi sospetti di frode – è ciò che il CNE ha sempre fatto e farà. Così come, secondo il cronoprogramma, questa settimana si effettueranno le verifiche cittadine, nelle quali la cosa più importante sarà verificare con i tecnici dei partiti che sia tutto in ordine nelle macchine. Nell’ultima fase, il 51% delle scatole viene aperto per vedere se le ricevute contenute nelle urne corrispondono a quanto detto dal voto delle macchine.  E cosa fa l’opposizione golpista? Non va alla verifica quando perdono per dire che c’è stata una frode. 

9. Infine, poiché Edmundo González – che, insisto, non rappresenta tutta l’opposizione, anche se è la più importante – ha ignorato il risultato, il presidente Nicolás Maduro ha presentato un contenzioso amministrativo davanti all’autorità competente, la Corte Suprema di Giustizia, il cui collegio elettorale ha imposto una cosa molto semplice: richiedere i verbali in possesso dell’opposizione, richiedere i verbali in possesso del governo, chiedere il risultato al CNE e fare un raffronto, oltre a informare sul presunto hackeraggio subito dal CNE. Oggi sappiamo che Edmundo González non si è presentato e non ha consegnato i verbali che dicevano di avere (cosa che, suppongo, sia anche un reato). Se li presentassero e ciò che dicono fosse vero, cioè, che i loro “verbali” coincidono con i dati delle macchine, cioè ci sia corrispondenza con quello che hanno votato i venezuelani, Edmundo González dovrebbe essere proclamato presidente del Venezuela. Ma se li presentano e sono falsi, starebbero commettendo un crimine elettorale, oltre a quello di aver pagato persone nel tentativo di far sì che la notte delle elezioni ci fossero 100 o 200 morti in Venezuela. Perché questa era la seconda parte del piano: che il CNE non potesse presentare dati, presentare come ufficiali quelli dell’opposizione e generare una situazione di caos con molti morti. L’intelligenza di Maduro è stata quella di dire all’esercito, alla polizia e al chavismo di salvaguardare beni e persone ma non di reprimere: anche se stavano picchiando e uccidendo persone, bruciando scuole, ospedali, autobus, non dovevano rispondere con la violenza. Perché ciò di cui l’opposizione aveva bisogno era che, oltre al fatto che il CNE non funzionasse, ci fossero anche dei morti per le strade. Ha fallito in entrambi i casi.

10. All’opposizione restano i media internazionali, i debiti geopolitici di molti paesi e l’ingenuità di alcuni che le credono. Anche la cattiveria di chi vuole ignorare il risultato. L’OAS è quella che ha convalidato il colpo di stato in Bolivia contro Evo Morales e il Centro Carter, senza Jimmy Carter, ha perso tutta la sua credibilità (farebbe bene ad osservare le elezioni negli Stati Uniti). I principali paesi Ue hanno fatto, a sorpresa, un brevissimo comunicato chiedendo la pubblicazione dei risultati e il rispetto delle libertà civili.

11. La conclusione è che la destra globale vuole confusione e per lei fa lo stesso un bagno di sangue, l’annullamento della democrazia o l’invasione di un paese. E lo dico come europeo che, dopo 30 anni, ha avuto ancora una volta una guerra in Europa, che sta vedendo i giudici comportarsi come i giudici del fascismo e che vede una crescente violenza incoraggiata dai politici dell’estrema destra. 

12. La destra venezuelana deve mandare nella pattumiera della storia coloro che cercano sempre di vincere con trucchi e violenza. María Corina Machado è inabilitata e la sua opportunità può emergere solo da una guerra civile. Che è quello che cerca sempre. L’opposizione ha 5.326.104 voti (contro i 6.408.444 di Nicolás Maduro). È giunto il momento di cercare altri canali. Ha voti. In Venezuela manca una nuova generazione di politici di destra.

13. Brasile, Colombia e Messico si schiereranno con i BRICS e riconosceranno il risultato che stabilirà il CNE. E potranno farlo comodamente perché i risultati saranno pubblicati seggio per seggio e verranno effettuate tutte le verifiche corrispondenti, oltre al fatto che il Tribunale Supremo emetterà la sua sentenza. Gli Stati Uniti, anche se si terranno le elezioni a novembre, avranno difficoltà a sostenere Edmundo González come presidente senza prove e contro una parte enorme della comunità internazionale. Nessuno si lasci ingannare: gli Usa stanno rimanendo soli, come alle Nazioni Unite nella difesa di Israele. Se non ha potuto con Guaidó, tanto meno con González. L’Unione Europea seguirà la scia degli Stati Uniti, perdendo importanza internazionale? In Spagna, se siamo intelligenti, ci schiereremo con il Messico, la Colombia, il Brasile e altri e cercheremo di correggere gli enormi errori del riconoscimento di Guaidó e dell’imposizione di sanzioni ingiuste al Venezuela (quelle che gli Stati Uniti non hanno permesso di imporre al genocida Israele). La dichiarazione congiunta di questo sabato della Spagna con Germania, Francia, Italia, Portogallo, Paesi Bassi e Polonia potrebbe andare in una nuova buona direzione.

14. E lasciatemi dare un consiglio a tutti i democratici del mondo: quello che cercano di fare in Venezuela, se gli va bene, è quello che faranno in tutti i paesi del continente (questo è l’insegnamento di Aimé Cesaire sulla quello che hanno fatto i tedeschi in Namibia e hanno finito per fare sul suolo tedesco e con tedeschi). Ecco perché l’estrema destra sostiene Netanyahu e María Corina Machado: vogliono fare lo stesso nei nostri paesi. Quindi, per interesse personale, non credete alle bugie di questi bugiardi professionisti che cercano solo di confonderci. La nostra condizione di democratici si misura nei momenti di sfida. E oggi stiamo vivendo uno di quei momenti. Non ci lasciamo sconfiggere.

Traduzione del 04.08.2024 di Lorenzo Tommaselli dell’articolo di Juan Carlos Monedero

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