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domenica, Settembre 8, 2024

Israele usa l’acqua come arma del suo Genocidio a Gaza

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Attraverso attacchi persistenti, sistematici e diffusi contro le fonti d’acqua e gli impianti di desalinizzazione della Striscia di Gaza, Israele sta usando l’acqua come arma contro i civili palestinesi. Oltre a imporre la carestia, Israele sta deliberatamente riducendo la quantità di acqua disponibile per i residenti della Striscia, in particolare le fonti di acqua potabile, prendendo di mira intenzionalmente gli oltre 2,3 milioni di persone che vivono lì come parte del suo Genocidio, in corso dallo scorso ottobre.

English version

Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 5 luglio 2024

Territorio Palestinese – Attraverso attacchi persistenti, sistematici e diffusi contro le fonti d’acqua e gli impianti di desalinizzazione della Striscia di Gaza, Israele sta usando l’acqua come arma contro i civili palestinesi. Oltre a imporre la carestia, Israele sta deliberatamente riducendo la quantità di acqua disponibile per i residenti della Striscia, in particolare le fonti di acqua potabile, prendendo di mira intenzionalmente gli oltre 2,3 milioni di persone che vivono lì come parte del suo Genocidio, in corso dallo scorso ottobre.

Lunedì 1 luglio, la squadra sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha osservato danni significativi a un impianto di desalinizzazione nel quartiere di Al-Zaytoun, a Sud di Gaza Città, a seguito di un attacco diretto da parte di Israele. Ciò ha provocato anche l’uccisione di un giovane che stava riempiendo una tanica d’acqua, oltre al ferimento di altre persone. La stazione, che forniva servizi ad almeno 50.000 persone in diversi quartieri residenziali vicini, ha subito danni significativi dopo essere stata bombardata dall’esercito israeliano con un missile GBU che ha sfondato diversi piani ed è esploso al piano terra.

Con l’aumento delle temperature estive, la popolazione della Striscia di Gaza si trova ad affrontare sfide significative per quanto riguarda l’accesso all’acqua. Le stime mostrano che dall’ottobre dello scorso anno, la quota pro capite di acqua nella Striscia di Gaza è diminuita del 97% a causa della vasta distruzione delle infrastrutture idriche da parte di Israele. Pertanto, a seguito del Genocidio, la quota pro capite di acqua nella Striscia è scesa tra i 3 e i 15 litri al giorno, mentre nel 2022 era di circa 84,6 litri al giorno.

In considerazione dei Crimini in corso contro il popolo palestinese che lo privano delle infrastrutture necessarie alla sopravvivenza, come la distruzione di oltre 700 pozzi e impianti di desalinizzazione dell’acqua dall’inizio del Genocidio, tutte le aree della Striscia di Gaza stanno sperimentando una carenza d’acqua, e il sistema fognario sta collassando. Nel frattempo, alcune aree della Striscia soffrono di carenza di carburante, al quale Israele vieta l’ingresso nella Striscia, nonostante il gran numero di vittime, compresi bambini, causati da malattie infettive ed epidemie che si diffondono attraverso l’accumulo di acqua contaminata a causa di stazioni di depurazione non funzionanti.

La continua distruzione e devastazione da parte dell’esercito israeliano sta rendendo la Striscia di Gaza invivibile, in particolare dopo la distruzione da parte dell’esercito di 9 serbatoi d’acqua su 10 e di metà delle reti idriche, ovvero 350 km su 700 km.

Inoltre, come risultato dei Crimini e delle politiche arbitrarie di Israele, tutti e sei gli impianti di trattamento delle acque reflue sono stati interrotti, circa 65 pompe fognarie fermate e 70 km di reti fognarie distrutte. Ciò ha comportato lo smaltimento incontrollato di acque reflue, stimato in circa 130.000 metri cubi al giorno, nelle strade della Striscia di Gaza e nei rifugi per gli sfollati.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, circa il 96% della popolazione della Striscia (2,15 milioni di persone) si trova ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta. Sebbene l’intero territorio sia classificato in emergenza (IPC Fase 4), oltre 495.000 persone (il 22% della popolazione) si trovano ancora ad affrontare livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta (IPC Fase 5). In questa fase, le famiglie sperimentano un’estrema mancanza di cibo, fame ed esaurimento delle capacità di reagire.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo aveva avvertito lo scorso gennaio che l’emergenza sta travolgendo Gaza e le regioni settentrionali della Striscia in modi allarmanti, a causa del blocco israeliano dell’approvvigionamento idrico nella Striscia, del bombardamento israeliano sistematico e intenzionale di fonti e pozzi d’acqua, e della mancanza di carburante necessario per far funzionare gli impianti di conversione e distribuzione dell’acqua.

La mancanza di acqua potabile nella Striscia di Gaza è diventata una questione di vita o di morte, con i residenti attualmente costretti a bere acqua di pozzo contaminata a causa dei continui attacchi militari israeliani e della mancanza di cibo, acqua e forniture di carburante.

L’eccessivo consumo di acqua salata imbevibile porta all’ipertensione; malattie renali; aumento del rischio di ictus, malattie intestinali e dello stomaco; vomito costante; e diarrea. Questi effetti alla fine si tradurranno in un’eccessiva disidratazione dei tessuti del corpo, in particolare del tessuto cerebrale.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha condotto uno studio analitico lo scorso mese di dicembre che ha incluso un campione di 1.200 persone nella Striscia di Gaza al fine di accertare l’impatto della crisi umanitaria vissuta dai residenti dell’enclave nel mezzo della Guerra Genocida di Israele.

Secondo lo studio, il tasso di accesso all’acqua nella Striscia, compresa l’acqua potabile, per bere e per la pulizia personale, è di soli 1,5 litri pro capite al giorno. Si tratta di 15 litri in meno rispetto alla quantità minima di acqua necessaria per sopravvivere al livello richiesto dai parametri internazionali.

Il Diritto Umanitario Internazionale vieta attacchi, distruzione o danneggiamento di strutture vitali necessarie alla sopravvivenza della popolazione civile, come le strutture e le reti di acqua potabile. Il Diritto Umanitario Internazionale vieta inoltre severamente l’uso della fame come arma; in quanto Potenza Occupante, Israele ha l’obbligo, ai sensi del Diritto Umanitario Internazionale, di garantire i bisogni primari e fornire protezione al popolo palestinese della Striscia di Gaza.

Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale prevede che affamare intenzionalmente i civili “privandoli di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, compreso l’impedimento doloso delle forniture di soccorso” è un Crimine di Guerra.

Israele ha commesso atti di Genocidio contro la popolazione civile della Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 secondo lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, la Convenzione sulla Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio e le pertinenti sentenze giudiziarie internazionali. I crimini eclatanti di Israele includono la privazione della popolazione civile nella Striscia di acqua potabile a sufficienza, che ha causato danni gravi e intenzionali e l’ha costretta in condizioni di morte certa.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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