giovedì, Novembre 21, 2024

Le immagini di Dio sono molteplici e mutevoli nel tempo… (R. Kearney)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

«Se, infatti, la trascendenza è un surplus di significato, essa richiede un processo interpretativo infinito. Quanto più Dio è estraneo ai pensieri a noi familiari, tanto più molteplici saranno le nostre interpretazioni della sua estraneità.

Se la divinità è inconoscibile, l’umanità non può che immaginarla in molti modi.

L’assoluto richiede il pluralismo per evitare l’assolutismo»

Kearney R., Ana-teismo. Tornare a Dio dopo Dio, 2012, Fazi, p.25.

In tal senso, si può dire che tutto ciò sta a significare che Dio non è altro che l’esperienza che facciamo di Dio, e non può che essere così, dato che non abbiamo altri parametri se non le nostre povere Weltanschauungen per parlare di ciò che riguarda l’assoluto. (…)

L’ antropomorfismo si manifesta in questo contesto con tutta la sua forza per cui non si può sfuggire alla configurazione del divino e direi quasi alla “determinazione” a partire da ciò che noi abbiamo in testa: a partire dai nostri pensieri, dalle nostre esperienze, dalle nostre sensazioni, dalle nostre aspettative di vita.

Le immagini di Dio sono, dunque, molteplici e sono mutevoli nel tempo: sono essenzialmente soggette alle diverse epoche storiche e alle fasi culturali che attraversiamo.

Terrin A.N., Ana-teismo, in Anateismo contemporaneo, a cura di Luigi Berzano, Pisa, Pacini Ed., 2018, p. 72-73

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