I pacifisti per tutta la durata della guerra sono stati considerati da alcuni giornali come utili idioti al servizio di Putin, se non addirittura suoi complici. Oggi si scopre che i veri filoputiniani sono stati coloro che hanno puntato tutto sulla guerra che Zelensky e la Nato stanno perdendo.
Negli ultimi periodi, analisti e commentatori provenienti sia dagli Stati Uniti che dall’Europa hanno dedicato particolare attenzione all’evolversi della situazione in Ucraina, giungendo a conclusioni che convergono su un punto: nonostante i sacrifici militari immani, nonostante le sanzioni, nonostante gli aiuti finanziari e l’invio di armamenti occidentali, sembra che l’Ucraina stia perdendo la guerra.
Fin dall’inizio del conflitto, alcune voci avvertite avevano avanzato previsioni poco ottimistiche, purtroppo rimaste inascoltate o addirittura liquidate con il sospetto di filoputinismo. Oggi, la cruda realtà sembra smentire le aspettative di un rapido ribaltamento della situazione a favore dell’Ucraina.
Benché siano stati profusi dall’Ucraina enormi sforzi compiuti sul fronte militare, con ingenti perdite, la bilancia sembra inclinarsi a favore delle forze avversarie. Le truppe di Kiev sembrano trovarsi in una posizione sempre più difficile. Le conclusioni degli analisti si basano sull’osservazione attenta degli sviluppi recenti, con particolare riferimento alla situazione sul campo di battaglia.
Che insegnamento possiamo trarre da questa guerra?
I pacifisti per tutta la durata della guerra sono stati considerati da alcuni giornali come gli utili idioti al servizio di Putin, se non addirittura i suoi complici. Oggi si scopre che i veri filoputiniani sono stati coloro che hanno puntato tutto sulla guerra che Zelensky e la Nato stanno perdendo.
I piani di guerra e le sanzioni non hanno funzionato e noi lo avevamo detto da tempo.
Ci veniva riproverato di non condividere la teoria della “guerra giusta”.
Ma se l’Occidente sta perdendo la sua “guerra giusta” non era meglio perseguire i fini giusti con altri mezzi?
Ad esempio invocando il principio che il futuro delle terre contese sia deciso dalle popolazioni attraverso un referendum supervisionato dall’ONU. E garantendo alle minoranze diritti rinforzati, come avviene oggi in Italia nelle terre storicamente e per lungo tempo militarmente contese con nazioni confinanti.
Intanto in Ucraina e in Russia le donne si stanno mobilitando per il ritorno a casa dei loro uomini. Una concreta speranza di pace è affidata alla loro tenacia.
Note: Adesso anche sul Corriere della Sera si ammettono gli errori che noi pacifisti denunciavamo da tempo.
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