lunedì, Novembre 18, 2024

Joachim Frank: Un sinodo come gruppo di autocoscienza non è sufficiente

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Si è conclusa la prima metà del Sinodo mondiale dei vescovi. Secondo le dichiarazioni ufficiali, in Vaticano le cose procedono “senza intoppi” e non ci sono grandi richieste. È troppo poco, spiega Joachim Frank, corrispondente principale di DuMont, nel suo commento a kirche-und-leben.de.

Se il Papa fosse stato un maestro di esercizi spirituali e il Sinodo mondiale fosse stato un corso di riflessione di quattro settimane a Roma, allora Francesco avrebbe fatto tutto bene. Come abbiamo sentito dire, i padri e le madri sinodali “evitano confronti superficiali e vanno invece più in profondità”. Il dialogo è “privo di interruzioni”. Non verrebbe avanzata alcuna richiesta. Come bilancio intermedio, il direttore della comunicazione vaticana Paolo Ruffini rileva uno «straordinario esercizio di comunità nella diversità».

Non si può che congratularsi con i 350 uomini e donne. Ascoltarsi attentamente, trattarsi come fratelli e sorelle: questo è positivo. E non è stato sempre desiderio del Papa che il Sinodo fosse un evento spirituale? Tuttavia, l’elogio dell’atmosfera e del tono ricorda la classica formula di pacificazione al termine di deliberazioni infruttuose: “È positivo che ne abbiamo parlato”… Troppo poco!

Responsabile verso i credenti

La calma non è il primo dovere dei cattolici e la “calma piatta” è probabilmente la metafora meteorologica più inappropriata per l’opera dello Spirito Santo. I conflitti, su e nella Chiesa, non vengono risolti spiritualizzandoli o procrastinando all’infinito. Si dice che la cosa peggiore che può accadere al sinodo siano i dibattiti parlamentari e le “controversie giornalistiche”. 

Per questo il Papa ha escluso il pubblico e ha obbligato tutti i membri del sinodo all’ “astinenza dalla parola”. Così facendo si ignora semplicemente un antico principio biblico: la “parresia”, l’aperta difesa delle proprie convinzioni. I padri e le madri sinodali rappresentano il popolo di Dio nell’assemblea. Dovrebbero anche essere in grado di rispondere ai credenti per il loro contributo.

Sono necessarie riforme urgenti

Se si ascolta attentamente, i leader sinodali stanno già smorzando ovunque possibile le aspettative di decisioni concrete su questioni controverse come l’ ammissione delle donne all’ordinazione, una riforma della morale sessuale cattolica o la costituzione di una Chiesa più partecipata. Le persone poi mettono in guardia dalle “risposte affrettate” e si comportano come se la Chiesa avesse tutto il tempo del mondo. 

Ma questo è un errore fatale, o meglio, un deliberato depistaggio. 

I temi che presumibilmente necessitano assolutamente di ulteriore approfondimento sono stati teologicamente pensati e ripensati per anni e decenni. Dichiararli ripetutamente non pronti all’azione non è altro che un tentativo di cementare lo status quo ed evitare le riforme urgenti e necessarie.

17 ottobre 2023

L’autore: Joachim Frank è corrispondente principale di DuMont e membro del redattore capo del “Kölner Stadt-Anzeiger”, presidente della Società tedesca dei giornalisti cattolici (GKP) e membro del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK). Frank è il vincitore del “Premio Stern” 2023.

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