domenica, Dicembre 22, 2024

Il teologo Christian Bauer: la spiritualizzazione del potere deve finire (kirche-und-leben.de)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il Prof. Dr. Christian Bauer è solito affrontare temi di attualità ecclesiale non solo in aula, ma anche sui social media e nei suoi video su YouTube. “Clericalismo e sinodalità” è il tema della lezione inaugurale del neoprofessore di teologia pastorale di Münster.

Signor Bauer, per la sua lezione inaugurale ha scelto un argomento non “facile” che ha a che fare con il clericalismo e la sinodalità. Alcuni, tra cui Papa Francesco, dicono che la sinodalità è all’ordine del giorno… ma non va confusa con la democrazia. È vero?

Una volta il vescovo di Erfurt, Hugo Aufderbeck (1909-1981), disse giustamente: “La Chiesa non è una democrazia perché uno solo è il padrone. E non è una monarchia perché tutti sono sorelle e fratelli”. Questa affermazione si riferisce a un duplice aspetto della Chiesa, per questo esistono termini diversi che si sono sviluppati lungo la storia. Una vera e propria “storia delle parole”/Wortgeschichte che è molto importante per comprendere meglio di cosa stiamo parlando.

La parola tedesca “Kirche” (chiesa/Chiesa), ad esempio, deriva dal greco “kyriaké” e significa “quello che appartiene al Signore”. Ma significa anche: nessuno può sostituirsi al Signore e “rubargli il posto”.

Un’altra parola greca è molto importante in questo contesto: “ekklesia” – da cui deriva il termine francese “église” (e l’italiano chiesa/Chiesa). In origine significava, in un contesto laico e pre-cristiano, l’assemblea degli abitanti liberi di una città. Paolo di Tarso è stato il primo a usare questo termine politico per spiegare cos’è la Chiesa: l’assemblea dei “cittadini di Dio”, democraticamente costituita, che comprende anche donne, schiavi e stranieri.

In una Chiesa, che ha sempre conosciuto elementi democratici nella sua storia (ma che a volte li ha dimenticati o “sotterrati” N.d.T.), abbiamo ancora un enorme potenziale di crescita!

La diffidenza nei confronti di un sistema più democratico appare anche quando Papa Francesco sottolinea ripetutamente che la sinodalità è un “evento spirituale”, ed egli sembra concepire la Chiesa soprattutto come una comunità spirituale. Un modo valido per affrontare la discussione su potere, abuso di potere e riforme strutturali?

È importante comprendere cosa significa il termine “sinodalità” dal punto di vista spirituale, perché tocca un modo di porsi e di fondo della nostra Chiesa… Questo ci porta a un problema spirituale.

Quando ascolto Papa Francesco, percepisco una certa “distorsione” o sbilanciamento nell’immagine della Chiesa, che i nerd della teologia probabilmente chiamerebbero un’ecclesiologia monofisita/monophysitische Ekklesiologie (ride).

In altre parole, Francesco enfatizza l’elemento spirituale della Chiesa e sottovaluta quello politico. Il Concilio Vaticano II ha cercato di bilanciare entrambe le dimensioni – e penso che dovremmo cercare di farlo anche nel cammino sinodale.

Ritengo che tutto questo sia incredibilmente emozionante perché apre un nuovo campo di ricerca per la teologia, ovvero la “politica ecclesiale”/Kirchenpolitik.

Tutto questo è anche una sfida spirituale, perché devo essere in grado di relazionarmi, liberamente e con onestà, con me stesso e con le mie posizioni. Tuttavia, la disponibilità a farlo non è quasi mai presente negli ambienti conservatori e della destra ecclesiale.

Cosa intende concretamente?

C’è una sorta di “approccio tribale”, soprattutto tra i cattolici di destra, che sta diventando sempre più radicale. Nel frattempo, si dicono cose su Papa Francesco che persone più aperte alla riforma ecclesiale non avrebbero mai detto sotto i pontificati precedenti chiaramente reazionari e orientati alla restaurazione. Questa “tribalizzazione” asimmetrica e le sue connivenze con l’estrema destra sociale epolitica dovrebbero essere esaminate più da vicino in tutte le discipline teologiche.

I laici consigliano ma alla fine i chierici decidono perché hanno una carica e l’autorità. Il Cammino sinodale ha reso evidente questo aspetto/problema. Quali alternative vede?

Innanzitutto bisogna ammettere che nell’autorità (Vollmacht) si nasconde sempre il potere (Macht).

C’è un interessante aneddoto che mi ha raccontato un vecchio sacerdote di Münster… e che risale al tempo in cui era studente di Joseph Ratzinger.

Quando uno studente chiese al futuro Benedetto XVI circa il potere nella Chiesa, lui rispose:“Non c’è potere nella Chiesa, ma solo autorità. Bisogna smetterla con questa spiritualizzazione del potere ed essere più onesti”.

La giornalista Christiane Florin parla di “vergognoso potere” ecclesiastico. Questo deve essere abbandonato per rimettersi in discussione e per andare avanti con onestà. (…) Altrimenti si corre un grande rischio. Per dirla in modo “profano”: Le cose represse spesso rientrano dalla porta di servizio.

Recentemente il sociologo della religione Detlef Pollack ha previsto la fine della Chiesa cattolica se lo squilibrio di potere tra clero e laici dovesse essere annullato attraverso delle riforme… questo perché esso fa parte dell’essenza stessa della Chiesa cattolica. Fino a che punto la Chiesa sarà capace di riformarsi?

Io credo che la nostra Chiesa sia capace di trovare le energie per riformarsi. Proviamo un attimo a guardare alla storia! Ciò che oggi consideriamo cattolico è in gran parte un’invenzione del XIX secolo.

Il cattolicesimo è stato molto diverso e può esserlo di nuovo.

Questo vale anche per l’assimentria di potere tra clero e laici. Prima della svolta tra il secondo e il terzo secolo, questa distinzione non esisteva. Oggi dobbiamo “disimparare” questa distinzione e pensare la Chiesa in modo completamente diverso.

In Germania, solo nel 2022, più di mezzo milione di persone hanno lasciato la Chiesa cattolica. Le sue risorse umane e finanziarie si stanno erodendo… la Chiesa “conta” sempre meno a licello sociale. Cosa la motiva oggi a formare giovani teologi con entusiasmo?

Io sono un teologo e un uomo capace ancora di entusiasmarsi per primo.

In fondo, non si tratta solo della Chiesa, ma della teologia, cioè di un discorso sul “mistero Dio” e sul senso dell’esistenza umana. Essere su questa strada assieme a tanti giovani teologi mi affascina e mi motiva.

Ho appena svolto un entusiasmante corso sulla “teologia esplorativa”/explorativen Theologie, in cui abbiamo cercato le “tracce” e i “luoghi” di Dio, della ricerca teologica e di senso nella nostra città (Münster). I risultati sono tutt’altro che scontati…

(…)

Lei ama sempre parlare di «teologia in luoghi “altri”» – per esempio, in una palesta di fitness, presso il municipio cittadino o in birreria con persone interessanti, ed è attivo sui social media e su YouTube. Professore, l’aula magna ha fatto il suo tempo?

Certamente no! Ma le aule universitarie non devono essere l’unico luogo in cui si produce teologia. Dobbiamo uscire dalla nostra “bolla”, entrare nella vita reale… fare un altro tipo di teologia. L’ho imparato io stesso: non basta andare in altri luoghi e riproporre le solite cose nelle solite modalità! È necessario “abitare” e vivere un tipo di teologia molto diversa!

(…)

Intervista di Markus Nolte per www.kirche-und-leben.de

(Liberamente tradotta da don Paolo Zambaldi)

Testo integrale in lingua originale:

https://www.kirche-und-leben.de/artikel/theologe-christian-bauer-spiritualisierung-von-macht-muss-beendet-werden

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