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Se muore il teismo, muore anche Dio? (J.S. Spong)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

La definizione teistica di Dio è un costrutto umano e tutti i costrutti umani in definitiva muoiono.

Ciò significa anche che, molto più di quanto si pensava una volta, affermazioni credute un tempo assolutamente necessarie alla religione, anch’esse inevitabilmente muoiono.

Mi riferisco a quelle idee irrazionali come il concetto di papi infallibili, di Scritture inerranti, e dell’esistenza o no di “una vera fede” e “una vera Chiesa”.

Significa che dobbiamo riconoscere che la mente umana non può mai definire o contenere il mistero ultimo cui gli esseri umani si riferiscono quando dicono la parola “Dio”.

Ciò significa che il nostro linguaggio su Dio diverrà meno concreto e più mistico.

Ciò significherà, inevitabilmente, che saremo meno certi e, devo dire, più “sfumati”, nel linguaggio su Dio che usiamo.

Ciò significa che concetti come “ateo cristiano” o “credente non-teista” non saranno visti come ossimori.

In ultima analisi ciò significa che la morte della definizione teistica di Dio non significherà la morte di Dio.

J.S. Spong, Question & Answer, 25 settembre 2014

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