giovedì, Novembre 21, 2024

Yemen, 8 anni di guerra: stop armi europee e fine dell’impunità (G. Petrucci)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

L’Europa è «coinvolta nei crimini di guerra in Yemen»: un’accusa molto forte contro la collaborazione commerciale e militare mai interrotta dai Paesi europei con l’Arabia Saudita e gli altri della coalizione protagonista dei bombardamenti sullo Yemen. A 8 anni dall’inizio delle ostilità (26 marzo 2025), in una dichiarazione congiunta, 32 organizzazioni della società civile internazionale chiedono lo stop all’export di armi verso la coalizione a guida saudita e la fine dell’impunità per tutti quei soggetti – aziende che vendono e Stati che autorizzano – coinvolti nelle stragi degli yemeniti.

«Otto anni fa, il 26 marzo 2015, la coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita ha lanciato la campagna aerea “Decisive Storm” intensificando il conflitto in Yemen e, con esso, le sofferenze della popolazione civile. In occasione dell’imminente anniversario dell’inizio della campagna di bombardamenti, i firmatari di questa dichiarazione rinnovano l’appello a ritenere gli attori statali e le aziende militari europee responsabili del proprio coinvolgimento in possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità».

In particolare, le 32 organizzazioni firmatarie – tra le quali segnaliamo Mwatana for Human Rights (Yemen), Campaign Against Arms Trade (CAAT), European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR), Rete Italiana Pace e Disarmo (Italy), Control Arms, Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia, Pax Christi Germany, Amnesty International Italy e Pax Christi Österreich (Austria) – chiedono: 1) Che «le indagini sulla responsabilità penale delle autorità europee e delle aziende produttrici di armi siano condotte sia a livello nazionale che a livello internazionale, dalla Corte penale internazionale (CPI)»; 2) che «le esportazioni di armi e il sostegno militare all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, che continuano tuttora, vengano immediatamente interrotti»; 3) che «le procedure di autorizzazione e le licenze di esportazione siano riviste anche retroattivamente, poiché non si deve permettere che le licenze di esportazione funzionino come autorizzazioni per continuare impunemente violazioni dei diritti umani».

L’impunità prosegue imperterrita nonostante le prove di 26 attacchi aerei sauditi – condotti contro la popolazione yemenita con armi europee – fornite da alcune delle organizzazioni firmatarie nel 2019 alla Corte Penale Internazionale. «L’impunità continua ancora oggi».

Mentre la comunità internazionale chiede a gran voce (e ottiene) indagini di violazioni dei diritti umani nella guerra russa contro l’Ucraina, le 32 organizzazioni invocano un simile coinvolgimento anche nel dramma dello Yemen: «Anche il popolo yemenita merita lo stesso grado di impegno internazionale negli sforzi per perseguire i responsabili dei gravi crimini e delle violazioni dei diritti umani che sono stati e sono tuttora commessi contro di lui».

https://www.adista.it/articolo/69735

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