mercoledì, Dicembre 25, 2024

Rileggere oggi “L’obbedienza non è più una virtù” (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).


Caro don Lorenzo Milani…

Nella lettera ai cappellani militari hai riflettuto assieme ai tuoi ragazzi della scuola di Barbiana sull’importanza umana ed evangelica della non violenza. Lo hai fatto mettendo in chiaro il ruolo che il “maestro”, l’educatore e il sacerdote, ha nei confronti dei giovani e di chiunque lo ascolti. Questo è un compito che tu definisci “profetico”, ovvero capace di mettere in luce la verità, liberandola dalle mistificazioni, dai perbenismi e da odiosi compromessi. Un immagine forte di pastore capace di aprire gli occhi di chi, in buona fede, non vede e di disturbare le coscienze di chi in buona fede non è.

Tu racconti come un giorno un amico portò a scuola un articolo tratto da La Nazione di Firenze. Esso si presentava come «Comunicato dei cappellani militari in congedo della regione toscana» e il contenuto era estremamente provocatorio. Il testo, infatti, definiva «espressione di viltà» l’obiezione di coscienza e rendeva omaggio a coloro «che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale di Patria». Questo atteggiamento lasciò sdegnati te e i ragazzi. Come risposta voi avete definito gli obbiettori «esempio di eroica coerenza cristiana», in quanto essi pagavano con il carcere la loro scelta e avete respinto le volgari accuse e i toni demagogici del comunicato. 

Andando avanti nel testo hai evidenziato la problematicità del termine “Patria”. Mi ha colpito il fatto che tu abbia sottolineato come questa parola sia fuorviante e come essa abbia costituito per secoli una grande mistificazione; propinata ai poveri di tutte le nazioni per spingerli al massacro, al solo scopo di rendere i ricchi ancora più ricchi.

Caro don Lorenzo, nella tua riflessione fai riferimento al Vangelo e alla Costituzione Italiana (oggi tanto disattesa ed aggredita), in particolare l’art.11 e l’art.52. In oltre fai preziosi riferimenti alla dottrina cattolica, dal Concilio di Trento al Catechismo. Con questa lente hai analizzato con i tuoi ragazzi le guerre italiane dal 1860 alla seconda guerra mondiale alla ricerca di una “guerra giusta”. Il risultato è stato, con l’unica eccezione della resistenza antifascista, una storia intessuta di offese alle Patrie altrui e di massacri compiuti per servire la propria Patria ed obbedire ad ordini impartiti dagli ufficiali. Così ci porti a riflettere su alcuni temi dati tragicamente per scontati. Obbedienza ad ogni costo? Dove si trova il limite tra giusto e sbagliato? Cosa dire come sacerdote ai soldati?

 

Evidentemente i cappellani militari a cui ti rivolgevi, che erano anche ufficiali dell’esercito italiano, hanno taciuto o mentito, abdicando al loro dovere di testimonianza evangelica.

Vorrei ringraziarti caro don Lorenzo perché tu ci hai detto come il cittadino debba lottare per valori quali Libertà, Giustizia e Verità. Ci hai ricordato che esistono altri  modi per servire il proprio Paese, che le “armi” a disposizione dei poveri sono infinitamente più nobili e incruente: sono lo sciopero ed il voto. Lo hai insegnato per anni nella tua scuola di Barbiana, educando i figli dei contadini a pensare con la propria testa, a non cadere nelle trappole della demagogia, a diventare cittadini sovrani e cristiani responsabili.

A più di cinquant’ anni dalla pubblicazione del tuo libro la realtà è certo cambiata. L’obiezione di coscienza, fortunatamente, non è più un reato punibile con la carcerazione. Non esiste neanche più la leva militare obbligatoria, purtroppo non per scelta consapevole ma per esigenze di bilancio.  

Le guerre e gli eserciti continuano ad esistere. Vietnam, Israele, Kossovo, Afghanistan, Iraq, Siria, i mille conflitti dimenticati dell’Africa e dell’America Latina… Gli Stati, U.S.A. in testa,  hanno sviluppato metodi sempre più efficaci e brutali per uccidere altri esserti umani e, contemporaneamente, hanno rinominato i massacri e le aggressioni. Hanno creato  nuove menzogne, cercando di dare una giustificazione “etica” o “umanitaria” al loro agire criminale. 

Mi piacerebbe scriverti che quella contraddizione vivente, che va sotto il nome di cappellano militare, non esistesse più. Purtroppo così non è. Continua ad esistere un Ordinariato militare d’Italia, continuano a vedersi sacerdoti e vescovi che “ornano” le loro talari con mostrine e stellette, che percepiscono stipendi esorbitanti in quanto ufficiali dell’esercito, che benedicono strumenti di morte e sostengono il “gioco” del potere e della guerra non trovandovi alcuna contraddizione con il messaggio evangelico e con il ministero. 

Una vera e propria “Chiesa militare” che dispensa assistenza spirituale e sacramenti a coloro che hanno scelto le armi come “professione”. Una classe di sacerdoti che predica un Vangelo in mimetica, come il colore della copertina di quello che mons. Angelo Bagnasco regalò a tutti i soldati in “missione” all’estero.

Caro Lorenzo, hai ragione quando dici che argomentare contro queste posizioni, militariste e antievangeliche, portando ad esempio l’operato e la predicazione di Cristo è fin troppo facile. Infatti come si possono giustificare le guerre, tanto più quelle di aggressione, ispirandosi a chi non accettò per se stesso neanche la legittima difesa? 

Ma “purtroppo”, come cristiano e prete, non riesco a togliermi dalla mente quelle parole del Signore riportate dall’evangelista Matteo «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, […]. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni […]».

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