Ogni sforzo verso la pace ha una sua validità: chiunque vi si provi dev’essere guardato con fiducia e benevolenza. Il politico può far delle cernite, porre delle pregiudiziali: il cristiano mai. Il cristiano non può rifiutare che il male, per comporre universalmente ogni cosa buona […].
Noi cristiani crediamo in una rivoluzione che preferisce il morire al far morire. Siamo persuasi che solo su questi principi si può fondare la pacifica convivenza dei popoli, noi accettiamo la stoltezza cristiana a costo di parere fuori della storia, che altrimenti continuerà a essere una catena di violenze […] e proponiamo:
di renderne pubblica testimonianza;
di accettare solo quei mezzi di fare la pace che non negano la pace, sia nei rapporti di nazione e di razza, che nei rapporti di classe e di religione, condannando egualmente qualsiasi strumento di ingiustizia e di sopraffazione anche se si presenta sotto il nome di dovere;
di creare un movimento di resistenza cristiana alla guerra, rifiutando l’obbedienza a quegli ordini, leggi o costituzioni che contrastano con la coscienza di chi deve preferire il comandamento di Dio a quello dell’uomo!
Se la guerra è un peccato, nessuno ha il diritto di dichiararla, neanche un’assemblea popolare. Se la guerra è un peccato, nessuno ha il diritto di comandare ad altri uomini di uccidere i fratelli. Rifiutarsi a questo comando non è solo sollevare un’obiezione, ma rivendicare ciò che è di Dio, limitando ciò che è di Cesare.
Mettendoci sul piano del Vangelo e della Chiesa, non rinunciamo a difendere la giustizia, né confondiamo il bene col male prendendo una attitudine rassegnata o neutrale. La “pecora” che non intende farsi “lupo” non dà ragione al lupo; lasciarsi mangiare è l’unica maniera di resistere al lupo come pecora e di vincerlo. Questo è un atto di fede tremendo. Ne abbiamo così piena consapevolezza che la prima testimonianza che domandiamo a Dio di poter dare è proprio questa: credere che la pace non si può fare senza questa fede, che è venuta l’ora di questa fede.”
(don Primo Mazzolari, Tu non uccidere, 1955)