domenica, Dicembre 22, 2024

E’ saggio far entrare l’Ucraina nella Nato? (Peacelink.it)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Bernie Sanders era l’unico candidato alle presidenziali democratiche non legato al complesso militare industriale degli Stati Uniti. In un editoriale scritto sul Guardian affronta la vicenda Ucraina con grande buonsenso, evitando di mettere i cattivi tutti da una parte e i buoni tutti dall’altra. Le diverse posizioni, meglio se articolate, servono per trovare più rapidamente le soluzioni.

“Sono estremamente preoccupato quando sento i familiari tamburi a Washington, la retorica bellicosa che viene amplificata prima di ogni guerra, chiedendo che dobbiamo “mostrare forza”, “diventare duri” e non impegnarci nella “pacificazione”. Un semplicistico rifiuto di riconoscere le complesse radici delle tensioni nella regione mina la capacità dei negoziatori di raggiungere una soluzione pacifica.

Uno dei fattori precipitanti di questa crisi, almeno dal punto di vista della Russia, è la prospettiva di un rafforzamento delle relazioni di sicurezza tra l’Ucraina e gli Stati Uniti e l’Europa occidentale, compresa quella che la Russia vede come la minaccia dell’adesione dell’Ucraina all’Alleanza del Trattato del Nord Atlantico (Nato), un’alleanza militare originariamente creata nel 1949 per affrontare l’Unione Sovietica.

È bello conoscere un po’ di storia. Quando l’Ucraina è diventata indipendente dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, i leader russi hanno chiarito le loro preoccupazioni sulla prospettiva che gli ex stati sovietici entrassero a far parte della NATO e posizionassero forze militari ostili lungo il confine della Russia. I leader statunitensi hanno riconosciuto queste preoccupazioni come legittime all’epoca. Sono ancora preoccupazioni legittime. L’invasione della Russia non è una risposta; né lo è l’intransigenza della Nato. È anche importante riconoscere che la Finlandia, uno dei paesi più sviluppati e democratici del mondo, confina con la Russia e ha scelto di non essere membro della Nato.

Putin può essere un bugiardo e un demagogo, ma è ipocrita che gli Stati Uniti insistano sul fatto che non accettiamo il principio delle “sfere di influenza”. Negli ultimi 200 anni il nostro paese ha operato secondo la Dottrina Monroe, abbracciando la premessa che, in quanto potenza dominante nell’emisfero occidentale, gli Stati Uniti hanno il diritto di intervenire contro qualsiasi paese che possa minacciare i nostri presunti interessi. Secondo questa dottrina abbiamo minato e rovesciato almeno una dozzina di governi. Nel 1962 arrivammo sull’orlo di una guerra nucleare con l’Unione Sovietica in risposta al posizionamento di missili sovietici a Cuba, a 90 miglia dalla nostra costa, che l’amministrazione Kennedy considerava una minaccia inaccettabile alla nostra sicurezza nazionale.

E la Dottrina Monroe non è storia antica. Di recente, nel 2018, il segretario di stato di Donald Trump, Rex Tillerson, ha definito la Dottrina Monroe “tanto rilevante oggi come lo era il giorno in cui è stata scritta”. Nel 2019, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, ha dichiarato che “la Dottrina Monroe è viva e vegeta”.

Per dirla semplicemente, anche se la Russia non fosse governata da un leader autoritario corrotto come Vladimir Putin, la Russia, come gli Stati Uniti, avrebbe comunque interesse per le politiche di sicurezza dei suoi vicini. Qualcuno crede davvero che gli Stati Uniti non avrebbero qualcosa da dire se, ad esempio, il Messico dovesse formare un’alleanza militare con un avversario degli Stati Uniti?”

Enrico Peyretti, www.peacelink.it, 27 febbraio 2022

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