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Rabbia, disperazione, Magnificat: il cammino sinodale inizia con un time out (Markus Nolte)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Meno di una settimana fa papa Francesco ha deciso che quattro tra arcivescovi e vescovi ausiliari (Amburgo e Colonia) avrebbero potuto restare in carica, anche se si erano offerti di dimettersi e si erano affidati alle mani del Santo Padre. La decisione ha causato molte incomprensioni in Germania. Molti si chiedevano :”Che effetti avrà sull’Assemblea sinodale? Come la affronteranno vescovi e laici?” 

Rabbia, delusione, disperazione, paura reale che niente del cammino sinodale porti a qualcosa: l’atmosfera è esplosiva… dopo la decisione del Papa,e sicuramente accompagnerà l’attuale tappa del Cammino sinodale. Qua e là si possono sentire anticipazioni di possibili “fratture” nel fronte sinodale, ma di fatto non si è arrivati a questo punto. Infatti, prima dell’inizio dell’ampia agenda, i 214 delegati dell’assemblea sinodale al Centro congressi di Francoforte si sono presi una pausa per discuterne.

Per un’ora hanno potuto dire individualmente cosa pensano, cosa significa per loro personalmente e per il Cammino sinodale che papa Francesco abbia rifiutato le dimissioni di quattro vescovi e abbia lasciato in carica anche il cardinale di Colonia Rainer Maria Woelki. Rappresentanti delle associazioni giovanili, delle associazioni delle delle donne cattoliche, hanno espresso il loro parere, così come gli assistenti pastorali, i sacerdoti e i vescovi. Alcuni erano emotivamente molto coinvolti, altri erano profondamente preoccupati e altri ancora avanzavano richieste specifiche. Tutti avevano due minuti, quasi nessuna delle oltre 20 richieste di intervento ha superato il limite.

“Più disperazione che speranza”

“Siceramente sono venuta qui con più rabbia che amore, più disperazione che speranza”, ha detto Gudrun Lux di Monaco. “Dove sta la differenza tra noi Chiesa e il mondo: anche qui chi ha potere può fare quello che vuole, e i piccoli soccombono?”

Anche Ulrike Göken-Huismann, direttrice spirituale dell’Associazione federale KFD di Goch sul Basso Reno, parla di “shock, rabbia e smarrimento”. Racconta delle “tante donne che nelle nostre comunità continuano a subire discriminazioni”. Invita il Cammino sinodale a “mettersi all’opera con urgenza: tutti si attendono che i vescovi si impegnino a realizzare concretamente un cambiamento.”.

“Non ci sentiamo strumentalizzati”

Johannes Norpoth, uno dei portavoce del Consiglio consultivo delle vittime di abuso (ufficio della Conferenza episcopale tedesca) ha respinto con decisione l’accusa del vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer (NdT. vescovo rappresentante della minoranza conservatrice) secondo cui il Cammino sinodale avrebbe strumentalizzato le vittime per “spingere” il programma delle riforme.

Norpoth ha chiarito: “Non ci sentiamo strumentalizzati dal Cammino sinodale!” Certo, questo pericolo è “sempre reale ovunque sia coinvolto il potere”. Sperimentare che il Cammino sinodale “parli finalmente anche di cause sistemiche” circa gli abusi sessuali è però “un segno di speranza che apre nuovi orizzonti”.

Kohlgraf: Non quel linguaggio!

Gregor Podschun, presidente della Federazione della gioventù cattolica tedesca (BDKJ), ha aperto il suo intervento con parole chiare. Ha affermato, in riferimento alla decisione papale circa le dimissioni, che il Vaticano “non comprende i fattori sistemici che incoraggiano gli abusi”. Il Cammino sinodale deve lavorare ancora di più per garantire che “questi fattori di rischio vengano eliminati”. Ha ammonito i delegati che hanno votato contro i testi dell’assemblea dicendo: “Ricordatevi che avete votato perché la Chiesa continui a permettere sofferenze e violenze e perché non si eliminino i fattori di rischio”.

Il vescovo di Mainz Peter Kohlgraf ha ribattuto stizzito che «è chiaramente percepibile che l’episcopato ne esca danneggiato». Inoltre ha criticato coloro che, come Podschun, presumono che chi la pensa diversamente da loro sia automaticamente complice nei casi di abuso. Il vescovo ha poi sostenuto “che (per la maggioranza progressista) i testi da approvare sono già perfetti così” e quindi non necessitavano di un’ulteriore discussione ed approfondimento.

Söding: Come si giustificheranno i vescovi davanti alle loro comunità?

Anche il professore di teologia di Bochum Thomas Söding, che vive a Münster, ha criticato le decisioni prese a Roma. “Negli ultimi giorni abbiamo visto come si stia drammaticamente perdendo fiducia nella Chiesa”. Questo vale non solo per come è stato affrontato l’abuso e il suo insabbiamento, ma anche per gli “errori evidenti e ormai resi pubblici”.

Söding si è lamentato di una “procedura (quella vaticana) ormai assolutamente burocratica”. È vero che il rapporto tra i vescovi e il Papa è fondamentale per la Chiesa “ma non avrebbe dovuto esserci una maggiore responsabilità nei confronti delle comunità?”“Nella Chiesa abbiamo strutture in cui sia normale che i capi debbano rendere conto a coloro di cui dicono di essere a servizio?”.

Overbeck: Quando sono indispensabili le dimissioni?

Il vescovo di Essen, Franz-Josef Overbeck, ha posto domande simili. Ha ammesso che gli “eventi delle ultime settimane” gli sono sembrati “come un progetto” quando ha esaminato le domande del “Forum sulla gestione del potere nella Chiesa”. Overbeck si è espresso a favore di chiarire fino a che punto gli errori possono essere tollerati e quando “rendono indispensabili le dimissioni dalla carica”. Si deve anche rispondere a come distinguere tra colpa personale e sistemica e quali conseguenze devono avere in ciascun caso.

Overbeck ha sottolineato che le questioni di responsabilità e fiducia in vista della gestione degli abusi e del loro insabbiamento non dovrebbero essere poste solo dal punto di vista dei fedeli ai vescovi, ma anche nella direzione opposta.

A questo dibattito hanno preso parte i vescovi di Ratisbona e di Colonia (NdT. contrari al cammino sinodale), sebbene alcune delle loro dichiarazioni degli ultimi giorni siano state oggetto di accesi dibattiti. Tuttavia, non ci sono state richieste di parlare da parte loro.

Pellegrinaggio penitenziale e Magnificat

Quali passi concreti può fare ora il Cammino sinodale per uscire dalla crisi? Ulrich Hemel, presidente dell’Associazione degli imprenditori cattolici, ha suggerito un pellegrinaggio penitenziale per tutte le diocesi – “come segno di solidarietà con le persone colpite e per la vivacità e capacità di azione della Chiesa”.

E Gebhard Fürst, vescovo di Rottenburg-Stoccarda, ha confessato in una dichiarazione commossa che anche lui è stato “profondamente colpito dalla situazione in cui si sono cacciate le nostre chiese e dalle conseguenze che ne sono derivate”. L’episcopato, secondo lui, ne esce “molto indebolito”. Anche si è dichiarato pronto a “combattere”, è preoccupato “che ci si perda e non si arrivi ad un risultato concreto”, ha detto Fürst e ha quasi supplicato: “Non dobbiamo arrenderci!”

In conclusione dell’assemblea uno dei delegati alzandosi in piedi ha invitato a recitare il Magnificat come segno di unità e di speranza. Molti dei 214 laici e sacerdoti hanno fatto lo stesso. Il cardinale Woelki e il vescovo Voderholzer sono rimasti seduti.

Markus Nolte, Frankfurt, 30 settembre 2021

(Liberamente tradotto da don Paolo Zambaldi)

https://www.kirche-und-leben.de/artikel/wut-verzweiflung-beisammenbleiben-synodaler-weg-beginnt-mit-auszeit

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