lunedì, Novembre 18, 2024

Perché la maggioranza degli afghani ha preferito i Talebani agli occidentali? (Patrick Boylan)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il noto programma TV australiano “Four Corners”, simile a “Report” e “Presa Diretta” in Italia, ha ritrasmesso il video di un soldato australiano mentre uccide un civile afghano a sangue freddo. Si riaccende la polemica intorno alle “forze speciali” e a come vengono addestrate.

Come non conquistare i cuori e le menti

In questo filmato si vede un soldato australiano in Afghanistan sparare a distanza ravvicinata a un afghano disarmato.

L’indifferenza degli altri soldati della pattuglia davanti a questa uccisione spietata dimostra come essa veniva considerata “ordinaria amministrazione” da almeno una parte delle truppe d’occupazione nell’Afghanistan. E questo fatto ci deve far riflettere.

Talebani preferiti alle truppe occidentali: perché?

Come mai la stragrande maggioranza degli afghani ha preferito la repressione dei Talebani all’oppressione occidentale?  I nostri mass media cercano invano di negare questo fatto evidente, facendoci sentire in TV soltanto le voci di quegli afghani pro-occidentali che rimpiangono la partenza delle truppe di occupazione. Ma si tratta di una piccola minoranza soltanto, concentrata in alcune grandi città. In tutto il resto del paese, le popolazioni hanno festeggiato la partenza delle truppe USA/NATO. Come mai?

Michael Moore ci ha fornito la spiegazione nel lontano 2004 con il suo film-documentario Fahrenheit 9/11 che fa vedere alcuni video ripresi dalle truppe USA/NATO in Afghanistan e in Iraq mentre massacrano senza pietà i civili.

Il film, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2004, è visibile gratis in streaming sul sito di Moore per tutta questa settimana.

The Guardian: “un ritratto devastante del fallimento della guerra”

Julian Assange ha dato poi la stessa spiegazione nel 2010, postando sul suo sito Wikileaks il celebre “Diario di Afghanistan: migliaia di documenti autentici che forniscono, nelle parole del giornale britannico The Guardian, “un ritratto devastante del fallimento della guerra in Afghanistan e una rivelazione delle ripetute uccisioni, sempre taciute, di centinaia di civili.”

Uccisione a sangue freddo di un giovane afghano disarmato

Poi nel 2020 è spuntato fuori, grazie al giornalismo investigativo del noto programma TV australiano “Four Corners” (simile a “Report” e “Presa Diretta” in Italia), anche un video ripreso dalla telecamera fissa sull’elmetto di un soldato australiano.  Il video – che l’emittente australiana ABC ha riproposto quest’anno in occasione del ritiro delle truppe NATO dall’Afghanistan – fa vedere l’uccisione a sangue freddo di un giovane afghano che, per non essere visto dalla pattuglia che perlustrava i suoi campi, si era nascosto nell’erba alta. 

Centrato con tre pallottole alla testa mentre alzava le mani

Il cane usato dalla pattuglia ha individuato il giovane e un soldato della pattuglia, avvicinandosi a lui, l’ha centrato con tre pallottole alla testa mentre alzava le mani.  In una mano teneva l’equivalente afghano del rosario – stava pregando.  Non aveva armi.

La ferocia dell’esecuzione non sembra turbare né l’assassino né gli altri soldati – sembra, per loro, ordinaria amministrazione.  E c’è una spiegazione per questo atteggiamento così spietato.

Addestrati al gusto di uccidere

I soldati appartenevano alle forze speciali australiane (i SAS), quelle che un’inchiesta dello stesso Ministero della Difesa australiano nel 2020 aveva accusato di avere una “cultura della violenza” (1.)  Infatti, i giovani soldati del 2° Squadrone delle SAS venivano addestrati a sparare in testa a prigionieri afghani inermi per inculcare in loro il gusto di uccidere (2.).

La cultura della violenza 

In seguito allo scandalo sollevato dal servizio della ABC australiana, il 2° Squadrone è stato sciolto dal Ministro della Difesa. Ma la cultura della violenza sembra tipica, non soltanto dell’intera arma, ma di una parte significativa di tutte le truppe di occupazione, come già dimostravano i video clip che Michael Moore ha fatto vedere in Fahrenheit 9/11 e i fatti che Julian Assange ha documentato nel suo Diario di Afghanistan.

La banalità del male 

Non ci deve stupire, dunque, che le nostre truppe non abbiano conquistato le menti e i cuori delle popolazioni dei paesi che occupano. Né ci deve stupire la loro “tranquilla spietatezza” nello sterminare una parte di quelle popolazioni – stermini trattati come “ordinaria amministrazione” – perché è che la stessa guerra che inculca questa mentalità. E’ la stessa guerra che produce ciò che Hannah Arendt ha definito, descrivendo l’operato del Comandante SS Adolf Eichmann, “la banalità del male”.

— Note —

(1.) “Killing Field: Exposing killings and cover ups by Australian special forces in Afghanistan”. Four Corners. Australian Broadcasting Corporation. 16 March 2020. Archived from the original on 7 June 2021.

(2.) “SAS soldiers made to shoot prisoners to get their first kill, 39 Afghans ‘murdered’, inquiry finds”. Doran, Matthew (19 November 2020). abc.net.au.  Archived from the original on 19 November 2020. Retrieved 9 June 2021.

13 settembre 2021 Patrick Boylan

https://www.peacelink.it/editoriale/a/48759.html

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