lunedì, Novembre 18, 2024

L’Afghanistan che non ci hanno raccontato (Alessandro Marescotti)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il presidente del Tribunale di appello della Corte penale internazionale, nel marzo dell’anno scorso aveva dato mandato di indagare sui crimini di guerra e contro l’umanità in Afghanistan. Ma il Dipartimento di Stato USA l’aveva definita “un’azione scioccante” opponendosi a ogni indagine.

Come mai i cosiddetti “talebani” stanno riconquistando l’Afghanistan senza neppure combattere?

C’è una scomoda verità che in queste ore non emerge. Ed è questa: le truppe che dovevano portare la libertà e la democrazia in Afghanistan in questi venti anni si sono fatte odiare. Non solo erano percepite come truppe d’occupazione, ma hanno agito con la tipica insensibilità e brutalità delle truppe di occupazione.

Qualcosa non ci hanno raccontato, altrimenti non comprenderemmo la rovinosa attuale fuga degli americani che assomiglia a quella dal Vietnam. 

Andiamo per ordine e vediamo che cosa è la Corte penale internazionale (International Criminal Court, ICC). E’ un tribunale per crimini internazionali che ha sede a l’Aia e ha competenza per i crimini di guerra. Piotr Hofmanski, presidente del Tribunale di appello della Corte penale internazionale, lo scorso hanno ha dichiarato: “La procuratrice è autorizzata a iniziare un’inchiesta sui presunti crimini compiuti sul territorio afghano a partire dall’1 maggio 2003, così come su altri presunti crimini legati al conflitto armato in Afghanistan”.

La Corte penale internazionale può intervenire se e solo se gli Stati non possono (o non vogliono) agire per punire crimini internazionali.

La risposta del Dipartimento di Stato Usa non è stata per nulla positiva e ha definito questa iniziativa come “un’azione scioccante presa da un’istituzione politica mascherata da organismo giuridico”.

Ma se le truppe americane portavano la libertà e la democrazia perché tanta paura di queste indagini?

La verità è che casi come Habibullah e Dilawar, incatenati al soffitto e picchiati fino alla morte nel 2002, non furono casi isolati ma solo l’inizio di una lunga scia di violenze, spesso gratuite e sadiche. Violenze che i militari americani avevano imparato negli addestramenti, in cui il sadismo era parte del tipo di educazione da introiettare. In Afghanistan si sono comportati più o meno come in Vietnam.

E che dire del soldati australiani che in Afghanistan imponevano ai più giovani di uccidere fuori dai combattimenti come rito di iniziazione militare?

Occorre ammettere la scomoda verità, ossia che i militari che hanno occupato l’Afghanistan non si sono fatti amare ma anzi si sono comportati spesso peggio dei talebani.

Solo aprendo gli odiosi archivi di guerra di questi venti anni possiamo comprendere la ragione della fuga disordinata dall’Afghanistan e dell’avanzata di chi, per venti anni, non ha smesso di resistere e di ottenere – nel bene o nel male – il sostegno della popolazione.

Alessandro Marescotti, Peacelink.it, 15 agosto 2021

https://www.peacelink.it/editoriale/a/48688.html

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