domenica, Dicembre 22, 2024

No vax e politica del capro espiatorio (Luca Fazzi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

In un passo del ‘Levitico’ si narra che nel ‘Giorno dell’Espiazione’, il cosiddetto kippur, durante una cerimonia il Sommo Sacerdote stendeva le mani sopra la testa di un caprone, confessando su di esso tutte le colpe della comunità. Il caprone veniva poi spedito nel deserto come segno di purificazione dei peccati e lasciato morire di fame e di stenti per garantire agli uomini la liberazione dal male. I cosiddetti no-vax, sembrano avere in questi giorni assunto nel dibattito pubblico la funzione rituale tipica del capro espiatorio.

Dopo che l’Athesia ha iniziato a indicare la linea dura contro i no-vax, anche l’assessore alla sanità Thomas Widmann si è accodato, reclamando l’estensione del green pass alla francese anche in provincia di Bolzano per costringere i riluttanti cittadini a immunizzarsi, come si dice in italiano ‘con le buone o con le cattive’. Widmann è chiamato da molti l’assessore ‘scaldacollo’ per via dell’acquisto da parte dell’assessorato alla sanità provinciale di migliaia di scaldacolli, rivelatisi inutili per la prevenzione del contagio, prodotti dalle aziende dei cugini. Una foto con l’assessore baldanzoso con il volto coperto come un bandito del Far West su un terrazzo dell’azienda sanitaria attorniato da funzionari e dal direttore generale Florian Zerzer, è ancora reperibile sui siti internet, a testimonianza dell’azzardo, mentre dopo un anno e mezzo ancora non è chiaro se la commessa ai parenti sia stata del tutto lineare. In un altro periodo assai verosimilmente l’episodio sarebbe ancora rivangato. Ma i tempi sono quelli che sono, e le persone hanno memoria corta.

Memoria corta hanno anche i molti che han dimenticato come la gestione della pandemia in provincia di Bolzano, con la continua rincorsa alle richieste delle lobbies di albergatori e imprenditori, ha causato uno dei più lunghi lockdown registrati a livello nazionale. E memoria cortissima hanno anche coloro che oggi scatenano la caccia all’untore, rimuovendo le scelte verso la privatizzazione della sanità locale e l’assenza di misure significative da un anno e mezzo a questa parte per rinforzare il lavoro fondamentale dei medici di base e le cure domiciliari. Semplificare i problemi per ridurre la capacità del pensiero critico è una strategia molto conosciuta nell’ambito del dibattito sulla costruzione dell’opinione pubblica, e in provincia di Bolzano ci sono da sempre molti specialisti in materia.

Negli ultimi giorni, i toni della discussione stanno prendendo però una piega molto inquietante e pericolosa. Gli imprenditori e albergatori sul piede di guerra vogliono a tutti i costi evitare il rischio di una nuova chiusura. Così come mesi fa volevano tenere aperte le aziende a ogni costo, contribuendo alla diffusione dei contagi, oggi pretendono che tutti si vaccinino o, in alternativa, che il green pass sia esteso al punto tale da limitare qualsiasi attività sociale per i reprobi criminali no-vax, costringendoli a cedere. I media tendono a eseguire gli ordini dei padroni e lo stesso fanno i politici che devono barcamenarsi nel caos, e così la caccia alle streghe è stata apertamente dichiarata.

L’etichetta no-vax è utilizzata per denigrare, accusare, intimidire, fare di ogni erba un fascio. Ogni critica è categorizzata come negazionismo, e come irresponsabili e pericolosi per la collettività sono messi sullo stesso piano sia quelli che chiedono più trasparenza, che gli scombinati e gli eccentrici che pensano il vaccino consista in un microchip che le multinazionali del farmaco impiantano nel cervello degli inermi cittadini per il controllo di massa. I giornali degli Ebner sono, come in tante altre battaglie di disinformazione (dal lupo ai danni causati sui bambini dalla scuola plurilingue), sempre in prima fila, ma anche il resto della stampa colpisce duramente. La Südtiroler Tageszeitung ha mobilitato addirittura gli psichiatri per diagnosticare la ‘sindrome del no-vax’ descritto come un individuo con gravi problemi psicologici che deve essere accompagnato come un vero malato verso la riabilitazione mentale.

Sui social media, di riflesso, le posizioni a sostegno dell’obbligo vaccinale e contro chi solo osa porre domande per capire le ragioni delle nuove decisioni sono diventate talmente violente che commentatori di ogni ordine e grado reclamano a gran voce la reclusione domiciliare di chi ancora non si è vaccinato, non importa più se minore, malato, o semplicemente persona che si attiene scrupolosamente alle regole del distanziamento e della mascherina sul volto. Per incanto anche queste misure di protezione che fino a ieri erano considerate la garanzia della efficace prevenzione dei contagi sono state messe nel dimenticatoio. La nuova verità, che si fa strada a spintoni, è che distanziamento, lavaggio delle mani e mascherina non siano più sufficienti per contenere le infezioni mortali. Che è come dire che per un anno e mezzo in fondo si è scherzato. 

Nella logica del pensiero binario, la sola possibilità del ragionamento complesso è così derubricata a stravaganza, istrionismo, irresponsabilità. Perché in provincia di Bolzano ci siano così pochi posti di terapia intensiva e così tanti sovvenzionamenti a cliniche private è un interrogativo che in questo scenario non si può dunque porre, pena l’accusa di populismo. Quanti siano i decessi avvenuti nei reparti di geriatria nei primi mesi per la mancanza di dispositivi di protezione e per invii di pazienti non negativizzati anche è questione che non va toccata. 

Ma ci sono anche altre domande che forse varrebbe la pena porre ai paladini della caccia alle streghe. Per esempio che età media avevano i deceduti in provincia? Quanto morti non avevano altre patologie? Quanti sono i decessi di under cinquantenni causati da Covid? Quanti minorenni sono stati infettati e sono finiti in ospedale? Perché si spinge a fare vaccinare i giovani e i giovanissimi senza nessuna valutazione sui costi e i benefici per la collettività e i singoli di una simile operazione? In Germania il presidente dell’ordine dei pediatri, non uno di quelli che i media nostrani descrivono come minus sapiens e trogloditi no-vax, consiglia molta prudenza sull’estensione dei vaccini ai minori. Sui media locali invece la voce è data a pediatri senza curriculum accademici specifici che pontificano sulla necessità assoluta di estendere le vaccinazioni anche a bambini e adolescenti, come se un’analisi costi benefici rispetto a una vaccinazione sperimentale non sia un dovere e una responsabilità prioritaria dei medici e dei politici. Perchè in fondo tra le poche certezze di questa terribile pandemia, c’è la certezza che ancora molti aspetti del funzionamento del virus e dei vaccini sono poco noti. Si diceva per esempio inizialmente che i vaccini coprivano gli immunizzati dai rischi del contagio e della malattia. E si scopre adesso che questo non è vero. I rischi sono limitati ma non svaniscono, così come non scompare il pericolo del contagi di vaccinati sia nei confronti di non vaccinati che di vaccinati. Così come si parlava di rischio zero mentre rischi di reazioni avverse ce ne sono e per quanto limitate possono creare danni non trascurabili. Questo non vuole dire che non si debba vaccinare e specie vaccinare chi è a rischio ma senza questa presuzione di verità assolute che traspare ormai in ogni discorso senza la possibilità di contraddittori e di richieste di chiarimenti. 

Si potrebbe continuare a lungo a discutere e forse ne varrebbe la pena. Sarebbe da chiedere conto a statistici e medici che hanno sbagliato tutte le previsioni sui loro errori, per esempio. La grande operazione di screening di massa che ha coinvolto i tre quarti della popolazione provinciale secondo alcuni di questi cosiddetti esperti doveva nell’arco di tre settimane riportare la situazione alla normalità. Un mese dopo la situazione era peggiore di prima. Come mai gli oracoli della Scienza non hanno visto giusto?  Da domandare sarebbe anche scendendo più nel dettaglio tecnico perché essendo in fase terminale le promettenti sperimentazioni sugli antivirali (Molnupiravir, AT-527, PF 07321332), l’assessorato alla sanità provinciale non abbia fatto un investimento massiccio sui medici di base. Ma l’assessore ‘scaldacolli’ probabilmente ha altre priorità e alla gran parte dell’opinione pubblica stremata da un anno e mezzo di pessima gestione della pandemia tutto sommato bastano poche parole per dare speranza: vaccinatevi tutti e tutto tornerà come prima.

La verità è purtroppo anche se anche domani mattina tutti gli abitanti della provincia fossero vaccinati, la lotta alla pandemia non sarà vinta dalle vaccinazioni, che certamente potranno ridurre l’impatto della mortalità e dei ricoveri gravi, ma non sradicheranno un virus ormai diventato endemico e le sue infinite varianti. L’unica strada da percorrere per affrontare seriamente il problema è quella delle cure e dell’investimento su una sanità efficace. Anche perché il Covid non sarà l’ultimo dei virus con cui nei prossimi anni la popolazione mondiale e provinciale dovrà avere a che fare visto che la stessa WHO ha avvisato che nei prossimi anni sono molto probabili nuove e persino più gravi pandemie a livello globale.

Prima ancora che scatenare la guerra dei pro-vax contro i no-vax, usando i toni classici che la politica incapace usa nella ricerca del capo espiatorio, bisognerebbe allora pensare a cosa non ha funzionato in questi diciotto mesi per evitare di incorrere negli stessi errori. Bisognerebbe capire anche altre cose, oltre che a fare cambiare idea a chi pensa che dietro i vaccini ci sia la macchinazione di un nuovo ordine diabolico mirante allo sterminio dell’umanità, e cambiarne molte altre ancora. Essere responsabili per i politici come per i cittadini, purtroppo, è faticoso e non tutti sono propensi a dire onestamente che il mondo è molto più complesso di quello che si cerca di fare apparire.

Luca Fazzi, 25.07.2021

https://www.salto.bz/it/article/25072021/no-vax-e-politica-del-capro-espiatorio

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