giovedì, Novembre 21, 2024

La dimensione cosmica della resurrezione (Paolo Gamberini SJ)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Una volta un critico chiese a Pierre Teilhard de Chardin: “Cosa stai cercando di fare? Perché tutto questo parlare di atomi e molecole quando parli di Gesù Cristo? ” La sua risposta: sto cercando di formulare una cristologia abbastanza grande da incorporare il cosmo in Cristo perché Cristo non è solo un evento antropologico ma è anche un fenomeno cosmico.

In sostanza, quello che stava dicendo è che “Cristo” non è venuto solo per salvare gli esseri umani; è venuto anche per salvare la terra. Ma per comprendere questo non si deve più considerare “Cristo” come una cosa sola con “Gesù”, come se fosse il suo cognome. “Cristo” è l’intero, che comprende Gesù e la terra, e tutti i suoi abitanti (dai quark agli esseri viventi, dagli animali all’homo sapiens). “Cristo” è l’unità dinamica di materia e spirito: auto-trascendenza creatrice.

È importante tener presente questa distinzione quando cerchiamo di capire ciò che è implicito nella risurrezione di Gesù. L’uomo di Nazareth è stato risuscitato dalla morte alla vita. Un corpo è una realtà fisica, quindi quando Gesù è stato fatto risorgere e innalzato come corpo, in lui non c’era meramente “spirito” e “anima”. C’era qualcosa di più: qualcosa di radicalmente fisico. Quando un cadavere viene riportato in vita, gli atomi e le molecole vengono riorganizzati. Ma vengono ri-organizzate non come erano “prima”. Se c’è qualcosa di radicalmente “fisico” nella resurrezione di Gesù, è “qualcosa di fisico” che è di più, e non di meno, di quanto era “prima”. Ecco perché anche se la tomba di Gesù fosse stata trovata “piena” del suo cadavere, questo cadavere non “identifica” Gesù. Ciò che “identifica” Gesù è lo spirito di Gesù: l’auto-trascendenza creatrice che nella resurrezione ha ri-organizzato gli atomi e le molecole non di un cadavere ma di un corpo spirituale.

La risurrezione è la base della speranza umana, sicuramente; senza di essa, non potremmo sperare in un futuro che includa qualcosa al di là dei limiti di questa vita. Nella risurrezione di Gesù, ci viene data una novità che non è solo di “noi” ma di tutta la terra e di tutto il cosmo. “Cristo” è la piena realizzazione dell’auto-trascendenza creatrice e non riguarda solo noi uomini, ma tutta la terra e il cosmo. Noi siamo “terra” proprio perché siamo “qualcosa di fisico”.

In una corretta comprensione cristiana delle cose, la terra non è solo un palcoscenico per gli esseri umani, una cosa senza valore in sé, a parte noi. Come l’umanità, anche questa è l’opera d’arte di Dio, il figlio di Dio. In effetti, la terra fisica è nostra madre, la matrice da cui tutti scaturiamo. Alla fine, non siamo separati dal mondo naturale; piuttosto diventiamo ancor di più quella “natura” che in noi si è fatta cosciente di se stessa. Non siamo separati dalla terra e il cosmo non è un palcoscenico che serve per inscenare la “storia dell’umanità” e quando questa storia finisce, allora il palcoscenico viene smontato. La creazione fisica ha valore in sé, indipendentemente da noi. Dobbiamo riconoscerlo, e non solo praticare una migliore eco-etica in modo che la terra possa continuare a fornire aria, acqua e cibo per le future generazioni di esseri umani. Dobbiamo riconoscere il valore intrinseco della terra. È anche l’opera d’arte di Dio, è la nostra madre biologica ed è destinata a condividere l’eternità con noi.

Come noi, anche la terra è soggetta al decadimento. Anch’essa è legata al tempo ed è mortale. La scienza insegna che il nostro universo è soggetto alla legge dell’entropia, cioè che l’energia prima o poi si esaurirà nell’universo. Non solo i nostri, ma anche gli anni della nostra terra sono contati, finiti. Ci vorranno milioni di anni, ma anche l’universo giungerà alla sua fine.

Nella lettera ai Romani Paolo dice che la creazione, il cosmo fisico, è soggetto alla corruzione, e che geme e desidera di essere liberato per godere della gloriosa libertà dei figli di Dio. Paolo ci assicura che la terra godrà dello stesso destino degli esseri umani: risurrezione, trasformazione oltre la nostra immaginazione presente, un futuro eterno.

Come verrà trasformata la terra? Sarà trasformato nello stesso modo in cui lo siamo noi, attraverso la risurrezione. Questa trasformazione e risurrezione non sono agito “dall’esterno” ma sono la stessa auto-trascendenza creatrice presente ed operante in ogni essere e in tutto il cosmo.

Nella risurrezione di Gesù non è accaduto qualcosa di nuovo che prima non c’era. Ciò che è accaduto è stata una maggiore consapevolezza che questa trasformazione e risurrezione (che chiamiamo “Cristo”) sta avvenendo ed è in corso di attuazione.  Per questo coloro che hanno preso consapevolezza di questo attraverso alcuni fenomeni che chiamiamo “apparizioni” hanno unito il nome di “questo Gesù” con quello di “Cristo”, cioè della forza creatrice di Dio che “identifica” e “fa essere” ogni singolo essere creato da sempre e dall’eternità. Se la risurrezione è il fine di tutto il creato, lo Spirito è quella forza creatrice che agisce in ogni essere e in tutto il creato come auto-trascendenza. Fin dal Big Bang lo Spirito ha toccato ogni aspetto dell’universo, dall’anima alla psiche, all’interno di ogni uomo e donna al nucleo interno di ogni atomo e molecola, conducendo non solo Gesù di Nazareth, non solo noi uomini, ma tutto il creato verso la definitiva trasformazione cosmica. “Cristo è tutto in tutti” (Col 3,11).

Padre Paolo Gamberini SJ, 31 marzo 2021

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