domenica, Dicembre 22, 2024

Vaccini? No, missili nucleari Usa (Tommaso Di Francesco)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

La vaccinazione in Italia langue, ancorché a guida militare, sotto l‘alto profilo di Draghi e nelle mani di una grossa eterogenea quanto immobile coalizione di governo; in Europa è quasi peggio e nel caos alligna e torna la protesta oscura sulla «libertà» della destra ipernazionalista e populista.

Rifiutata la scelta radicale di sospensione dei brevetti e produzione diretta, siamo sottoposti all’autorità di mercato delle multinazionali del farmaco. Ma il morbo non si placa, la crisi sociale dilaga e meno male che c’è ancora la protesta sociale organizzata dei nuovi lavori.

Così uno si aspetterebbe dagli alleati statunitensi almeno un soccorso. Hanno tanto sconvolto il mondo con tante guerre «umanitarie» che un po’ di umanitario vero non guasterebbe. Nei cortei del Pci degli anni 50, di fronte al Piano Marshall, si cantava «E ‘mo gli americani ce trattano da fratelli/ ce mannano dall’America la zuppa de piselli”: era una sconfitta, ma almeno la zuppa arrivava.

Invece ora gli Stati uniti, in piena campagna di vaccinazione per loro trionfante perché «prima l’America», annunciano che in Europa arriverà un nutrito pacchetto di nuovi, ultramoderni missili ipersonici nucleari.

Dunque il cattolico democratico Joe Biden fa della predicazione del papa contro la guerra una chiacchiera elettorale. E le chiacchiere stanno a zero.

Così facendo infatti trova allora spiegazione la sua recente alzata di voce – da innocente – contro il «killer» del Cremlino. Perché prima con l’annuncio del capo di stato maggiore Usa, il generale James C. McConville, poi con la conferma della Darpa, l’Agenzia per i progetti di ricerca avanzata della Difesa, sappiamo che sta per arrivare una «task force» – ridagli – di un’arma strategica semovente micidiale: pronta all’uso di missili ipersonici di nuova tecnologia, che hanno una precisione centimetrica, una gittata spaventosa e che sono armati con testate atomiche.

Saranno disposti nei Paesi europei – probabilmente in aree con già la presenza delle atomiche come l’Italia e la Germania, e sicuramente nella «democratica» Polonia che già vede posizionato il sistema dello Scudo antimissile, oppure nell’ormai atlantica e povera Romania, a poca distanza dal «nemico»: la Russia – e ce ne sarà anche per la Cina con due task force nel Pacifico.

Nell’incertezza della destinazione europea dei nuovi missili, è giusto sapere che le basi militari in Italia e in Europa diventano subito un bersaglio. Sì. Perché stavolta ci troviamo di fronte ad uno scellerato riarmo che coinvolge sia gli Stati uniti e i subalterni alleati atlantici ma anche la Russia di Putin. La quale rispondendo alla decisione del 2019 di Donald Trump di decretare la nascita della nuova branca della difesa statunitense, quella per la Guerra spaziale con relativi miliardi d’investimento, ha pensato «bene» di riarmare in tal senso approntando nuovi missili strategici ipersonici nucleari, altrettanto micidiali come quelli americani.

Di fatto sta fallendo quella che solo a parole era sembrata una scelta saggia, la riattivazione, da parte di Putin e poi di Biden, del Trattato Start stracciato da Trump.

Siamo alla riedizione di una nuova Comiso, che vedeva la dislocazione dei missili Cruise sul territorio italiano ed europeo simmetrica alla dislocazione degli Ss20 da parte dell’ancora viva Unione sovietica. La Russia di Putin accerchiata dallo scellerato allargamento a est della Nato, reagisce ora con l’unica e perniciosa eredità sovietica: il riarmo.

Test missilistico russo, foto Ministero della Difesa russo via Ap

Non è una nuova guerra fredda. È molto peggio e bisognerà inventare una definizione per l’epoca orribile che ci si apre davanti. È peggio anche perché questi nuovi sistemi ipersonici sono inarrestabili (come bene spiega Manlio Dinucci qui). Decide l’intelligenza artificiale che ha già programmato a quanto pare la distruzione del pianeta e della sua umanità disperata quanto disattenta.

E stavolta, per la velocità della nuova arma ipersonica, non sarà possibile raccontare «dopo» il rischio atomico per il mondo con un film come il monito «fantascientifico» dello straordinario Stranamore di Kubrik.

È l’ora della protesta pacifista che come nel 1981 per Comiso e nella migliore tradizione della protesta comunista degli anni ’60 che voleva lo scioglimento sia della Nato – invece dura ancora – che del Patto di Varsavia – sciolto nel ’95 -, chieda lo smantellamento, a ovest come a est, di tutti i missili dal territorio europeo e gridi la priorità della pace contro ogni riarmo. Se non ora quando?

Tommaso Di Francesco, il manifesto, 23.03.2021

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