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Il sogno di Martin Luther King è diventato un incubo (Gabriele Arosio)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

C’è un approfondimento su ciò che accade in questi giorni negli Stati Uniti per lo più ignorato dai media mainstream italiani: il ruolo del cristianesimo fondamentalista a supporto dei progetti eversivi di Trump (evangelicale per lo più, sceso in strada e partecipe di molti disordini, ma anche cattolico).

Ancora oggi un’intera pagina di analisi del Corriere della Sera, dedicata a chi c’era nell’assalto al palazzo del Campidoglio, non nomina per nulla il ruolo giocato in modo vistoso dai cristiani.

L’ormai ex presidente ha condotto la sua campagna elettorale sempre brandendo la bibbia e il suo gesto ha dato i suoi frutti.

Durante l’assedio al Parlamento sono stati branditi cartelli con scritto “Gesù salva” e bandiere con slogan “Jesus 2020” che imitavano la grafica delle bandiere di Trump. Alcuni dei partecipanti hanno legittimato l’esplosione della violenza arrivando ad organizzare una “Marcia su Gerico”. Hanno  suonato gli shofar, i corni rituali ebraici, mentre giravano intorno al Campidoglio, rievocando l’assedio della città di Gerico da parte degli israeliti descritto nel libro di Giosuè nella bibbia e terminato con il crollo delle mura, lo sterminio dei suoi abitanti e persino dei loro animali.

Un video mostra la bandiera cristiana, bianca, con un angolo blu contenente una croce rossa e usata da molte chiese evangelicali bianche, esposta nell’aula vuota del Congresso dopo che le porte erano state sfondate e i membri del Congresso evacuati.

«Ricordiamo che questo momento storico, ma anche le divisioni degli ultimi quattro anni, sono da inserire in un quadro di sconvolgimenti sul fronte religioso e demografico. Dal 2008, il Paese è passato dall’essere una nazione a maggioranza cristiana ad una in cui i cristiani bianchi sono diventati minoranza (dal 54% al 44%). Questo cambiamento è avvenuto durante il mandato del nostro primo presidente afroamericano. Le disfunzioni e le violenze che stiamo sperimentando sono in gran parte un tentativo di preservare una visione dell’America cristiana bianca che sta invece uscendo di scena.

La propensione dei riottosi di mercoledì scorso [il giorno dell’assalto al Parlamento] a credere a stravaganti teorie cospirazioniste e la loro riluttanza ad accettare i risultati delle elezioni, in fondo hanno la stessa origine: un disperato bisogno da parte di alcuni cristiani bianchi di voler essere loro i proprietari di un Paese, che invece è in via di “pluralizzazione”.

Come molti hanno giustamente rilevato, il violento disprezzo per lo stato di diritto a cui abbiamo assistito non è esattamente il meglio di ciò che siamo. Ma se vogliamo guarire la nostra nazione, dobbiamo ammettere che questa parte della nostra identità rimane, ancora oggi, un elemento preoccupante dell’eredità politica e religiosa dell’America» (Robert P. Jones, Public Religion Research Institute di Washington).

Per altro il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti (NCC) che riunisce 38 Chiese e comunità rappresentando 40 milioni di cristiani negli Usa (cattolici, protestanti storici: presbiteriani congregazionalisti, metodisti, episcopaliani, riformati e molti battisti) ha condannato senz’appello i fatti e chiesto il ripristino della legalità democratica: «Regna il caos, le armi sono state estratte e la nostra democrazia è sotto assedio. Questo è oltraggioso, inaccettabile, vergognoso. Le forze dell’ordine devono compiere ogni sforzo per ripristinare immediatamente l’ordine».

Il presidente dell’NCC, Jim Winkler, il giorno dopo l’assalto di Capitol Hill, ha liquidato con un duro editoriale la presidenza di Trump, scrivendo:  «quattro lunghi anni di una Casa Bianca segnata da depravazione, razzismo, crudeltà, supremazia bianca e incompetenza».

La prova che attende l’intero popolo americano è assai difficile. Nelle molte immagini dei disordini non è visibile nessun americano di colore.

In questi giorni molti hanno ricordato il compleanno di Martin Luther King. Se fosse ancora vivo avrebbe compiuto 92 anni.

Come ha affermato Paolo Naso, professore di sociologia politica, profondo conoscitore dell’anima religiosa americana: «il sogno di King di una beloved community, comunità riconciliata nell’amore, è diventato un incubo».

Gabriele Arosio, glistatigenerali.com, 16 Gennaio 2021

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