La pandemia ha svelato le responsabilità di un sistema economico che sacrifica al dio denaro la vita stessa degli esseri umani.
7 ottobre 2020 – Comitati antimilitaristi
La pandemia ha svelato le responsabilità di un sistema economico che sacrifica al dio denaro la vita stessa degli esseri umani.
Anche se è vero che il Covid è un virus nuovo e pericoloso, è stato soprattutto un sistema sanitario incapace di affrontare questa emergenza a causare oltre un milione di morti in tutto il mondo.
Questo perché in tutti i Paesi sono state applicate politiche economiche incentrate sui tagli delle spese sociali – ritenute improduttive per la creazione di profitti -, sulle privatizzazioni dei servizi, sulle ricette economiche imposte dalle istituzioni internazionali (FMI, Banca Mondiale, Istituzioni Europee).
Ma, mentre, in nome della crisi economica ci dicevano che i sacrifici erano necessari per superarla, i governi hanno continuato a spendere miliardi in armi.
Secondo i dati del SIPRI, la spesa militare mondiale è salita a 1.917 miliardi di dollari nel 2019, pari al 2,2 % del PIL globale.
L’Italia, che è al 12° posto nella classifica mondiale, nel 2019 ha speso 25 miliardi di euro (1,4% del suo PIL) per la spesa militare, in crescita dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 è previsto un ulteriore aumento del 6,4% portandola a 26,5 miliardi. Facendo i calcoli si spendono per il militare 72 milioni di euro al giorno. Solo per l’acquisto di nuove armi i fondi a disposizione per il 2020 arrivano a livello record di quasi 6 miliardi. Oltre 1,3 miliardi, sono stati stanziati per finanziare il 41 interventi militari (di cui 5 nuovi) in 24 Paesi con un impegno complessivo di 8.613 militari.
Domandiamoci, allora, quanto sarebbe stato efficiente il sistema sanitario italiano, quanti morti avremmo potuto evitare, come avremmo meglio affrontato il lockdown, se l’Italia in questi anni invece di spendere miliardi in armamenti e missioni militari avesse impiegato quelle risorse nella sanità, nella scuola e per garantire i senza lavoro?
Invece, secondo i dati elaborati dalla Fondazione Gimbe, negli anni 2010-2019 alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro; centinaia di ospedali sono stati chiusi; centinaia di migliaia di posti letto sono spariti passando da 5,8 posti letto ogni 1000 abitanti del 1998, a 3,2 nel 2017. Si sono dimezzati anche i posti letto di terapia intensiva ridotti a soli 5.090 (0,00842 ogni 1.000 persone) e il personale sanitario è diminuito di 46 mila unità.
Chi, però, si aspetta che la lezione del Covid stia determinando un cambiamento di rotta rimarrà deluso.
Guardando i progetti che il governo sta presentando al Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund emerge che un’ampia fetta dei fondi sarà destinata proprio al complesso militare industriale. Nei progetti proposti dal MISE – Ministero dello Sviluppo Economico – ben 12,5 miliardi sono destinati al Potenziamento della filiera industriale nazionale, dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza (elicottero FVL, aereo ipersonico, cacciabombardiere Tempest, navi, tecnologia sottomarina avanzata, cyber ed elettronica avanzata, Intelligenza Artificiale, tecnologie spaziali e satellitari, ecc). Altri 36 miliardi per i programmi finalizzati all’innovazione del sistema Paese (cyber security, robotica, embedded AI , idrogeno, veicoli connessi ed autonomi, ecc.) avranno una ricaduta militare. Infine, un altro miliardo è indirizzato a promuovere la Space Economy.
Il Ministero della Difesa punta ad accaparrarsi poco più di 5 miliardi per 21 progetti volti all’ammodernamento della Rete Interforze in Fibra Ottica Nazionale, al G5 per la difesa, al potenziamento della Cyber Defence”, all’Artificial Intelligence e Robotica, ecc.
In conclusione, su 209 miliardi del Recovery Fund, l’Italia propone di indirizzarne 18,5 alla difesa e 36 a programmi con esplicite ricadute militari (54,5 totali).
Quanto alla Sanità, su cui ci si aspetterebbe lo sforzo maggiore vista l’inadeguatezza ad affrontare sia la pandemia che la tutela della salute dei cittadini in tempi normali, il Ministro Speranza si limita a proporre piani per soli 68 miliardi. Di questi, tolti quelli indirizzati alla digitalizzazione, all’adeguamento sismico-antincendio-ambientale degli ospedali, ammodernamento di attrezzature, alle case comunità, rimane ben poco per il rafforzamento della rete ospedaliera e del personale. Ed infatti, l’obiettivo esplicitato è di “garantire la sostenibilità di una rete ospedaliera di 3,7 posti letto per mille abitanti”. Cioè molto al di sotto della media europea che si attesta su 5 posti letto per 1000 abitanti.
Per finire: i progetti del ministero dell’Istruzione ruotano intorno ai 27 miliardi di euro; quelli del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non arrivano a 30 miliardi.
Non c’è dubbio, quindi, che questo governo, così come i precedenti, invece del benessere della maggioranza della popolazione, continua a privilegiare la difesa degli interessi di pochi. Con la litania del “siamo tutti sulla stessa barca” e “dobbiamo difendere il sistema Paese”, con cui da anni ci ammorbano per imporci sacrifici, anche in una fase come questa, ingenti risorse vanno alle imprese, per supportare le ristrutturazioni produttive e l’aumento dello sfruttamento, e all’apparato militare/repressivo, loro principale strumento di oppressione.
Invertire questa tendenza è necessario e possibile: schierandoci a difesa della nostra vita e dei nostri inconciliabili interessi; rifiutandoci di essere complici delle politiche guerrafondaie e di rapina verso gli altri popoli portate avanti dalle grandi potenze, Italia per prima, in concorrenza tra loro ma unite nell’obiettivo di garantire profitti alle industrie delle armi, alle banche, alle multinazionali e alla grande finanza.
È ora di far partire una campagna nazionale contro le spese militari.
BASTA SPESE MILITARI! BASTA MISSIONI MILITARI ALL’ ESTERO! BASTA PRODUZIONI DI ARMI!
SMILITARIZZIAMO IL RECOVERY FUND!
Comitato di lotta per la salute mentale, Napoli – Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio, Campania – Napoli Città di Pace – Rete campana contro la guerra e il militarismo – Santa Fede Liberata