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Base militare di Ghedi: la nuova missione in Kuwait e nuovi F-35 per le atomiche

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

I Tornado del 6° Stormo di Ghedi da settembre torneranno, a distanza di 5 anni, in Kuwait nella base aerea di Ahmed Al Jaber, sostituendo gli Eurofighter italiani nell’ambito dell’operazione internazionale «Inherent Resolve». Per il Task Group «Devil», il distaccamento dei Tornado chiamato in riferimento ai «Diavoli rossi» appena ricostituito sulla base di Al Jaber con 4 Tornado dotati di Pod da ricognizione, si tratta di un ritorno in Kuwait per operare di nuovo all’interno della coalizione che diede il via all’operazione «Inherent Resolve» contro l’Isis allora in Iraq e Siria. Per gli aerei partiti da Ghedi non ci furono e non saranno previste azioni armate di combattimento in questa nuova missione ma, stando a quanto affermano fonti militari si tratterebbe solo di missioni “di ricognizione e acquisizione di obbiettivi”.

Non solo! La base di Ghedi, dal mese di settembre, ospiterà il cantiere per realizzare l’Aerobase di «quinta generazione», una nuova installazione militare per permettere al 6° Stormo dell’Aeronautica di ospitare, con tutte le tecnologie e i supporti richiesti, i famosi cacciabombardieri F-35, destinati a sostituire gradualmente i vecchi Tornado a partire dal 2022. L’appalto per la progettazione esecutiva è stato affidato, con un’offerta di 91 milioni 379 mila 472 euro e 22 centesimi, su una base d’asta di 121 milioni, alla Matarrese Spa di Bari, azienda della famiglia dell’ex presidente del Bari Calcio e dell’ex presidente della Federcalcio, Salvatore Matarrese. Il contratto era stato firmato già il 10 giugno con la promessa che entro 90 giorni sarebbe partiti i lavori, dovendo però ancora aspettare l’esito del ricorso al Tar della ditta arrivata seconda all’appalto.

L’industria bellica non ha mancato di criticare “l’implacabile burocrazia” che attraversa il Bel Paese persino “quando si tratta di appaltare un’opera strategica”, ma di diversa opinione sono sicuramente i movimenti pacifisti e chi in questi anni ha cercato di opporsi e problematizzare la costruzione dell’Aereobase. Sono passati quasi tre anni da quando il ministero della Difesa aveva lanciato il bando per la progettazione definitiva, pubblicato il 31 ottobre del 2017, ma ad essere sinceri la burocrazia italiana è molto più crudele quando si tratta di costruzione di case popolari, permessi di soggiorno, richieste d’asilo politico, status di rifugiato e altri campi che attraversano la vita quotidiana delle persone. Ambiti che sono molto più soggetti alla burocrazia rispetto all’ampiamento di una base militare.

L’Aereobase di “quinta generazione” a Ghedi sarà la base dell’unico reparto da «strike» dell’Aeronautica militare e con capacità di impiego di bombe atomiche. L’appalto alla Matarrese spa non dovrebbe comprendere la «cripta» delle presunte bombe atomiche, ma solo la base degli F-35, ovvero gli aerei destinati a trasportare ordigni nucleari (quando ne avranno la certificazione) oggi assegnati ai vecchi Tornado. Matarrese a Ghedi costruirà in pratica i nuovi hangar di manutenzione e gli shelter per la linea di volo per almeno 30 aerei F-35, una palazzina comando e la struttura che ospiterà i simulatori di volo per i nuovi aerei. Il nuovo hangar di manutenzione sarà formato da un’aviorimessa da 3.460 metri quadrati più appendici da 2.800 mq. L’Ops building, ovvero l’edificio del comando delle operazioni, avrà due corpi di fabbrica: uno convenzionale e l’altro per l’area «classificata», ovvero «segreta», con un perfetto isolamento termoacustico «al fine di evitare rivelazioni di conversazioni». Inoltre andranno costruiti 30 «shelter» a coppie in 15 hangaretti per le linee di volo in grado di ospitare velivoli pronti al decollo con dimensioni di 20×22 metri, affiancati da una palazzina direzionale e un magazzino di 22×50 metri. La base di Ghedi riceverà anche nuove centrali elettriche, sistemi di trasmissione dati e di telecomunicazione. Saranno realizzate protezioni e sistemi di sicurezza di elevato contenuto tecnologico per garantire alla base di poter operare nelle condizioni di massima sicurezza. Secondo quanto stabilito, i tempi di esecuzione saranno di 900 giorni di lavoro, ma ad ora non ci sono notizie certe.

 

01.10.2020 – Lorenzo Poli

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