domenica, Dicembre 22, 2024

Il legame pericoloso tra l’estrema destra e la polizia statunitense (di Alessio Marchionna)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Da settimane decine di migliaia di persone in tutti gli Stati Uniti protestano contro il razzismo e la violenza delle forze dell’ordine, e in molti casi si trovano di fronte gruppi armati che dicono di voler aiutare la polizia a gestire i disordini. Gli scontri hanno provocato almeno tre morti. Prima i due manifestanti uccisi il 25 agosto a Kenosha da Kyle Rittenhouse, un ragazzo di 17 anni; poi un militante dell’organizzazione di estrema destra Patriot prayer, rimasto ucciso la sera del 29 agosto, a Portland, in Oregon. Entrambi gli incidenti hanno alimentato il sospetto che le autorità locali abbiano favorito la violenza tollerando la presenza di uomini armati senza uniforme, imprevedibili e spesso non addestrati.

Nel caso di Kenosha i sospetti sono confermati dai video girati prima e dopo gli omicidi, scrive The Intercept. “In uno dei filmati, registrato nel parcheggio di una concessionaria, si sentono diversi colpi d’arma da fuoco. Poi, in lontananza, compare Rittenhouse. È armato, indossa un paio di jeans e una maglietta verde. Un altro uomo si avvicina alle sue spalle, correndo. Rittenhouse si gira. Si sentono altri colpi. L’uomo crolla al suolo. Rittenhouse cammina intorno a un’auto parcheggiata, poi torna indietro verso l’uomo disteso sull’asfalto. Lo osserva e tira fuori il telefono: “Ho appena ucciso un tizio”, dice prima di allontanarsi. L’uomo colpito si contorce, respira affannosamente. Alcuni passanti cercano di fare pressione sulla ferita. Qualcuno piange, altri urlano e chiedono di chiamare la polizia”.

In un secondo video si vede Rittenhouse che ha sparato correre al centro di una strada a due corsie. “Alcuni passanti gli urlano contro, lo accusano di aver appena ucciso qualcuno. Il ragazzo cade. Un gruppo di uomini gli si avvicina. Tra loro c’è Anthony Huber, 26 anni. Brandisce il suo skatebord e cerca di afferrare il fucile del ragazzo, che però lo anticipa premendo il grilletto. Huber barcolla all’indietro, poi cade a terra. Un secondo uomo, apparentemente armato di pistola, viene colpito da un proiettile al braccio. Il ragazzo si alza e corre via, poi rallenta e cammina con le mani alzate verso una colonna di veicoli delle forze dell’ordine. Gli agenti gli ordinano di spostarsi e si allontanano. In un terzo video, girato prima degli omicidi, si vede lo stesso ragazzo parlare con alcuni poliziotti che si trovano in un veicolo corazzato. Accetta una bottiglia d’acqua come ringraziamento per l’attività di vigilanza che sta svolgendo insieme ad altri uomini armati. Dal veicolo un agente dice attraverso un megafono: ‘Vi siamo grati, ragazzi, davvero’”.

(Qui c’è un video della Nbc che ricostruisce gli eventi. Attenzione: immagini forti)

Alcune ore dopo il ragazzo, che si chiama Kyle Rittenhouse e ha 17 anni, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario. A quel punto però non era più a Kenosha ma ad Antioch, in Illinois. E questo nonostante si fosse consegnato alla polizia e diversi passanti lo avessero identificato come l’uomo che aveva esploso i colpi (motivo per cui gli agenti erano arrivati sul posto). Rittenhouse è accusato di aver ucciso Anthony Huber e Joseph Rosenbaum, un uomo di 36 anni che aveva una fidanzata e una bambina, e di aver ferito Gaige Grosskreutz, un medico volontario.

Chiamata alle armi
Per chi da anni si occupa delle attività dell’estrema destra i fatti che hanno coinvolto Rittenhouse non sono una novità. The Intercept ha intervistato Heidi Beirich, analista del Global project against hate and extremism, un gruppo che monitora le attività dell’estrema destra. Beirich sostiene che nei mesi scorsi gli attivisti del movimento antirazzista Black lives matter hanno subìto molti attacchi. “A inizio giugno in Nevada tre militanti del gruppo di destra Boogaloo sono stati incriminati per aver organizzato un piano per colpire i manifestanti antirazzisti. Negli stessi giorni in California un uomo appartenente allo stesso gruppo è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso un agente e di averne ferito un altro. Senza dimenticare quello che è successo tre anni fa a Charlottesville, in Virginia, dove un esponente del Ku Klux Klan si è lanciato con l’automobile contro un gruppo di manifestanti”.

Il Washington Post ha raccontato altri eventi simili: “A giugno a Snohomish, nello stato di Washington, il capo della polizia è stato licenziato dopo aver accettato l’intervento di decine di uomini armati – uno sventolava la bandiera confederata – in risposta alla notizia falsa che la città sarebbe stata saccheggiata dai gruppi Antifa (il movimento di militanti che si oppone all’estrema destra e fa spesso ricorso alla violenza). A maggio nella contea di Hood, in Texas, un agente ha chiesto agli Oath keepers – un gruppo armato che dice di avere tra i suoi iscritti migliaia di poliziotti e militari, in pensione e in servizio – di difendere un salone di bellezza di Dallas. Anche in quel caso erano state diffuse online notizie false su imminenti violenze durante le proteste antirazziste. A Salem, in Oregon, un agente è stato ripreso mentre consigliava a un gruppo di uomini armati di ‘restare in casa senza dare nell’occhio’ mentre la polizia arrestava i manifestanti per violazione del coprifuoco. In altre occasioni agenti di polizia sono stati fotografati mentre salutavano amichevolmente i componenti dei gruppi armati di destra”.

È successo anche a Kenosha: “‘La polizia ci ha accolti calorosamente’, ha detto Kevin Mathewson, leader del gruppo Kenosha guard ed ex consigliere comunale. La sera del 25 agosto Mathewson ha radunato un gruppo di uomini armati per pattugliare le strade. ‘Mi sono messo all’ingresso del mio quartiere. Gli agenti hanno abbassato il finestrino e mi hanno ringraziato”.

In alcuni casi è successo perfino che fossero le autorità a chiedere ai civili di armarsi, continua il Washington Post: “In estate Dan McDonald, un funzionario della contea di Bonner, in Idaho, ha invitato i residenti a mobilitarsi contro una manifestazione di Black lives matter a Sandpoint. A giugno Grady Judd, sceriffo della contea di Polk, in Florida, in risposta a voci di possibili rivolte ha avvertito che i residenti sarebbero stati armati. ‘Li invito a portare le armi. Stasera saranno nelle loro case, con le loro armi cariche’. Lo sceriffo ha anche incoraggiato i cittadini a sparare contro gli intrusi. ‘Crivellateli di colpi’, ha ribadito Judd in un’intervista concessa a fine agosto”.

The Intercept spiega che questi uomini che hanno deciso di imbracciare le armi “si muovono sotto il vessillo della ‘sottile linea blu’. Si tratta di un movimento dedicato alla difesa delle forze dell’ordine e del presidente, che ha come simbolo una bandiera degli Stati Uniti bianca e nera con al centro una striscia blu (riferimento al colore della polizia). In molti di questi casi hanno aggredito i manifestanti mentre la polizia evitava di intervenire”.

Secondo Mike German, ex agente dell’Fbi che negli anni novanta si è infiltrato nelle organizzazioni di estrema destra e che oggi lavora per il Brennan center for justice, la tendenza degli agenti a chiudere un occhio nei confronti degli estremisti di destra è emersa nel 2016, durante la campagna presidenziale di Donald Trump, e si è confermata dopo che Trump è entrato alla Casa Bianca. German spiega che negli anni novanta le forze dell’ordine sapevano che gli esponenti più violenti dell’estrema destra – quelli con precedenti penali che li esponevano al rischio di un arresto – non partecipavano alle manifestazioni pubbliche. Secondo German oggi non è più così.

Dopo gli omicidi di Kenosha, Trump non solo si è rifiutato di condannare le violenze commesse dalle milizie ma ha preso apertamente le difese di Rittenhouse e non ha mai pronunciato il nome di Jacob Blake, il nero disarmato ferito gravemente dalla polizia.

Secondo Beirich il cambiamento dei rapporti tra alcuni elementi della destra armata e il governo federale è uno dei tanti fattori che contribuiscono alla violenza politica e ai disordini in tutto il paese. “Un tempo questi gruppi erano antigovernativi, ma con Trump le cose sono cambiate. Le milizie di destra e l’intero movimento antigovernativo sono ormai una formazione politica a sostegno del presidente”. German sostiene che oggi i gruppi radicali di destra, grazie ai nuovi rapporti con gli agenti sul campo e con la Casa Bianca, si sentono più protetti.

Le attività dell’estrema destra statunitense sono aumentate durante il secondo mandato di Obama. Secondo The Intercept la storia di Rittenhouse illustra bene questa dinamica. “Stando al mandato di comparizione spiccato dal dipartimento di polizia di Antioch, Rittenhouse è nato il 3 gennaio 2003, dopo gli attentati dell’11 settembre e poco prima dell’invasione dell’Iraq. È venuto al mondo nel periodo in cui, nell’ambito della lotta al terrorismo, veniva creato il Dipartimento per la sicurezza nazionale. Probabilmente Rittenhouse frequentava ancora le scuole elementari quando la bandiera della Sottile linea blu (che il ragazzo aveva come foto dello sfondo su Facebook) è diventata il simbolo di un movimento creato per contrastare le proteste contro gli abusi della polizia durante il mandato di Obama”.

“Gli interventi di Rittenhouse sui social network dimostrano che la sua visione del mondo è intrisa della cultura militarizzata che ha coinvolto ampie frange del paese dopo quasi due decenni di guerra e ha trasformato le forze dell’ordine in una potente entità culturale e politica. Un elemento cruciale di questa visione del mondo è la presenza di una comunità con un linguaggio e simboli particolari, costruita intorno all’idea di una minaccia costante, al concetto di ‘buoni contro cattivi’ e al ruolo sacro delle armi nel mantenimento dell’ordine sociale. In un video girato prima dei fatti del 25 agosto, Rittenhouse descrive il suo ruolo all’interno delle proteste con un linguaggio che ricalca quello della polizia americana moderna, incentrato sul coraggio degli agenti e sul loro sprezzo del pericolo”.

Secondo Beirich, Rittenhouse ha costruito la sua identità politica in rete, e di conseguenza è entrato in contatto con un universo incontrollato fatto di idee, meme e immagini di estrema destra che esaltano la polizia. “Non dobbiamo dimenticare che durante la vita di questo ragazzo i vertici dei social network non hanno mai affrontato il problema delle milizie e della loro presenza sulle piattaforme online. Rittenhouse è stato esposto a idee militanti come la necessità della guerra e quella di armarsi, idee che sono onnipresenti nei luoghi dove vivono i ragazzi come lui”.

I messaggi di sostegno per Rittenhouse si sono moltiplicati dopo il suo arresto. Sullo sfondo di un contesto politico estremamente teso, sono state organizzate molte raccolte fondi e sono stati pubblicati messaggi con lo slogan “Liberate Kyle”.

 

 

Nella foto: Un gruppo di estrema destra saluta i poliziotti durante un raduno al memoriale dei confederati a Stone Mountain, in Georgia, Stati Uniti, 15 agosto 2020. (Elijah Nouvelage, Reuters/Contrasto)

Articolo originale: https://www.internazionale.it/notizie/2020/09/03/stati-uniti-legami-estrema-destra-polizia

 

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