mercoledì, Dicembre 25, 2024

Che uso faccio del tempo? (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

É una domanda importante che si riferisce soprattutto alla mia vita spirituale.

Infatti è prima di tutto a Dio che devo rispondere della vita. Perché la vita è dono suo e doni sono anche quelle doti e capacità per viverla pienamente e dono è il tempo in cui questa vita si svolge. Così la vita sarà spesa bene o male, sarà buona o cattiva, a seconda del modo con cui, nel tempo, uso i suoi doni e talenti, osservando anche un certo ordine e priorità.

Ne deriva che la domanda sull’uso del tempo è severa ed esigente.

Gesù stesso ci viene incontro con delle parabole il cui tema è il rendiconto:

-possiamo ricordare la parabola del cattivo amministratore basata sulla domanda: “Rendi ragione dei beni che ti sono stati consegnati” (Lc16,1-2)

– e anche la parabola dei talenti: il padrone distribuisce dei talenti a diversi servitori in modo diverso e poi vuole sapere come sono stati usati, ed è molto esigente su questo uso (Mt 14-30).

– oppure la parabola del giudizio finale su questo rendiconto: che cosa hai fatto quando mi hai visto assetato e affamato? (Mt 25,31ss)

Il tema dell’uso dei talenti di Dio e il conseguente problema dell’uso del tempo è un tema fondamentale della scrittura.

É necessaria una precisazione.

Gli uomini si dividono, per così dire, in due parti. Ci sono quelli che non hanno mai tempo, perchè le cose da fare sono troppe e non riescono a rispettare tutti gli impegni…ce ne sono altri che fanno fatica a riempire la giornata, che non sanno come passare il tempo. I primi potrebbero concludere che è inutile interrogarsi sull’uso del tempo se non si riesce nemmeno a fare ciò che si dovrebbe.

Invece, proprio chi ha troppo da fare, e le cose da fare superano il tempo disponibile, deve maggiormente vigilare sull’uso del suo tempo e sulle priorità che lo scandiscono.

Il problema certamente è serio. É bene allora chiedersi come si comportava Gesù in merito.

– Prima di tutto Gesù dava tempo alla preghiera: passava le notti in preghiera, oppure si ritirava per pregare al mattino presto (Mc 1,35).

Spesso invitava anche gli apostoli: “Ritiriamoci in un luogo deserto.” (Mc 6,31). Gesù dunque dedicava tempo alla preghiera personale e silenziosa.

Gesù dava tempo ai malati, molto tempo. Potremmo dire che aveva per loro un’attenzione preferenziale perché i malati, i sofferenti erano gli ultimi in quell’epoca.

Gesù dava molto tempo alla parola, al ministero della parola.

La descrizione della giornata nel deserto (Mc6; Gv 6) ci fa sapere che Gesù andava nel deserto per riposarsi; però di fatto incontrava la gente, cominciava col curare i malati e poi intratteneva tutti a lungo e, alla fine, venuta la sera, moltiplicava il pane.

Gesù dava molto tempo alla formazione degli apostoli. Specie nella seconda parte della sua vita pubblica, Gesù rivolse la sua attenzione soprattutto su di loro, li educava, li formava, perché potessero continuare la sua opera dopo la sua morte.

Gesù dava anche tempo a incontri personali di tipo diverso. Pensiamo al dialogo col giovane ricco, che lo fermò per strada; a Nicodemo che si recò di notte dal maestro, alla samaritana, a coloro che lo interrogarono nel tempio, magari per metterlo alla prova.

infine Gesù dava tempo all’amicizia, quindi dava il tempo libero alla discussione, come accadeva a Betania, un ambiente sereno e tranquillo tra amici.

Quindi Gesù ha una concezione ben precisa dell’uso del tempo e delle sue priorità e la esprime con una certa forza, deludendo, se necessario, la gente che lo vorrebbe trattenere.

Gesù aveva chiarezza nell’attuare il suo programma, che non era esclusivamente dettato dalle attese degli altri.

Egli sapeva infatti che non era chiamato a fare tutto e si rifiutava decisamente di perdere tempo in faccende che non lo riguardavano, come rispose a chi voleva consigli su come dividere l’eredità…

Infine, ed è molto importante, Gesù non dava mai l’impressione di essere affrettato, ansioso, nervoso, affannato. Pur essendo molteplici le richieste, le attese, il Maestro era sempre padrone di sé e del suo tempo che spendeva momento per momento con intensità, con pace, con pazienza in vero e sincero ascolto delle persone che aveva davanti, senza mai precipitarsi sull’azione seguente.

Gesù espresse chiaramente il segreto di questo suo comportamento: Io faccio sempre ciò che è gradito al Padre” (Gv 8,29). Questo deve essere il criterio che regola, ordina e purifica tutti gli altri (la professione, la salute, le attese della gente…) e che permette non solo di compiere ciò che è richiesto, ma ciò che è gradito a Dio. E’ chiaro che i discepoli devono imitare il maestro.

Il mondo ha una sua ricetta: il tempo è oro! Ma anche per il cristiano il tempo è oro. Non tempo per accumulare, spesso ingiustamente, beni terreni, ma tempo per amare, pregare, testimoniare il Suo passaggio. 

don Paolo Zambaldi

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