domenica, Dicembre 22, 2024

Due anni dall’omicidio di Marielle Franco: Rio de Janeiro risolva le questioni ancora senza risposta

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Due anni dopo l’omicidio di Marielle Franco, consigliera del municipio di Rio de Janeiro, e del suo autista Anderson Gomes, avvenuto la notte tra il 14 e il 15 marzo 2018, abbiamo denunciato che questo crimine resta irrisolto ed è diventato un caso esemplare dell’impunità che circonda la violenza contro i difensori dei diritti umani in Brasile.

Due anni di attesa sono troppi. La mancanza, che ha caratterizzato l’ultimo anno di indagini, di elementi validi per identificare chi ha ordinato l’assassinio o per chiarire le circostanze in cui ha avuto luogo dimostra che i difensori dei diritti umani possono continuare a essere uccisi e questi crimini restare impuniti“, ha affermato in una nota ufficiale Jurema Werneck, direttrice di Amnesty International Brasile.

La detenzione preventiva disposta il 12 marzo 2019 nei confronti di due uomini accusati dell’omicidio di Marielle e Anderson è stata un importante passo avanti ma pare che poco altro sia stato fatto per accertare le circostanze dell’omicidio, individuare chi lo ha ordinato e perché.

Il 13 marzo 2019 insieme alla famiglia di Marielle Franco avevamo incontrato il governatore di Rio de Janeiro, Wilson Witzel, e il capo della procura generale Eduardo Gussem. Questi avevano promesso passi avanti verso la conclusione delle indagini garantendone velocità, indipendenza e trasparenza.

Il Brasile deve fare passi avanti e mostrare al mondo che non tollererà questa o qualsiasi altra forma di violenza contro persone come Marielle Franco, impegnate nella costruzione di una società migliore. Sappiamo che le indagini vanno avanti con grande riservatezza, ma essere trasparenti non vuol dire rivelare segreti. Le famiglie di Marielle e Anderson e la società brasiliana nel suo complesso hanno il diritto di sapere cosa è stato fatto e quali progressi sono stati ottenuti nel corso delle indagini“.

Ma è successo esattamente il contrario. L’ultimo anno è stato caratterizzato dall’assenza di informazioni, dando l’impressione che le autorità siano bloccate in un labirinto.

Continueremo a pretendere, a lottare e a chiedere giustizia per Marielle, che lavorava per costruire una vita migliore per le persone. Non possiamo rimanere a tacere e non chiedere alle autorità di fare giustizia e scoprire chi ha ordinato l’omicidio di Marielle e perché. Siamo intenzionati ad andare avanti con tutto il sostegno che stiamo ricevendo dal mondo, perché Marielle oggi è un simbolo di resistenza per tutti, specialmente per le donne“, ha dichiarato Marinete da Silva, madre di Marielle.

Monica Benicio, la compagna di Marielle, ha trascorso “due anni di grande sofferenza e lotta. Trasformare il dolore in battaglia non è stato un modo solo per rimanere viva senza la mia compagna, ma anche per comprendere che lottare per la giustizia per il suo omicidio serve a onorare la sua lotta come difensora dei diritti umani e per assicurare che questa barbara violenza non avrà a ripetersi. Il messaggio che lo stato brasiliano sta inviando al mondo è che alcune vite sono più importanti di altre e che questo succede perché c’è l’impunità per coloro che uccidono una donna nera, esponente della comunità Lgbti e proveniente da un ambiente svantaggiato. Quante altre Marielle dovranno morire in Brasile?

Abbiamo chiesto d’incontrare nuovamente il governatore e il procuratore generale dello stato di Rio de Janiero, nella speranza di ascoltare da loro aggiornamenti sulle indagini portate avanti nell’ultimo anno e per rinnovare la pressione globale su di loro perché diano risposte.

In questi due anni, 983.000 persone di ogni parte del mondo hanno partecipato alla nostra campagna per la verità e la giustizia.

Vogliamo amplificare ulteriormente la voce di queste 983.000 persone. Vogliamo che altre persone riconoscano l’importanza di quello che Marielle ha fatto per le persone più bisognose di Rio de Janeiro e del Brasile e il suo impegno nella difesa dei diritti umani. Marielle non era più importante di altri e non avrebbe desiderato avere un trattamento speciale. Ma quando una persona che difende i diritti umani è ridotta al silenzio, sono minacciati i diritti di tutti“, ha concluso Werneck.

Nell’ultimo anno le autorità brasiliane hanno tradotto la loro retorica contro i diritti umani in misure legislative e amministrative che hanno avuto effetti tangibili nella limitazione e nella violazione dei diritti umani.

 

www.amnesty.it, 14 Marzo 2020

 

FIRMA PER MARIELLE!

 

Marielle Franco è stata uccisa nel quartiere Estacio di Rio de Janeiro la notte tra il 14 e il 15 marzo. Nell’agguato ha perso la vita anche il suo autista mentre un addetto stampa è rimasto ferito.

Marielle aveva 38 anni ed era un’attivista per i diritti umani. In prima linea nel denunciare gli abusi della polizia e le esecuzioni extragiudiziali, nel 2016 era stata eletta nel consiglio comunale di Rio de Janeiro.

Come membro della Commissione statale per i diritti umani di Rio de Janeiro, Marielle ha lavorato instancabilmente per difendere i diritti delle donne nere, dei giovani nelle favelas, delle persone Lgbti e di altre comunità emarginate.

Due settimane prima del suo omicidio, era stata relatrice per una commissione speciale che il consiglio comunale ha creato per monitorare l’intervento federale in corso a Rio de Janeiro e la militarizzazione della sicurezza pubblica.

Il suo omicidio è un altro esempio dei pericoli che i difensori dei diritti umani devono affrontare in Brasile.

Chiedi al Governo brasiliano di identificare i responsabili dell’uccisione di Marielle e di assicurarli alla giustizia.

 

Aiutaci e firma anche tu: https://www.amnesty.it/appelli/firma-per-marielle/

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