mercoledì, Dicembre 18, 2024

Commento a Mt 11,25-30, XIII T.O. (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

Il Vangelo di oggi è come sempre stimolante… Anche se ho l’impressione che queste parole che abbiamo ascoltato per anni scivolino via, senza lasciare traccia nella nostra vita e nella nostra coscienza.

Perché se credessimo (avessimo fede/fiducia) in chi le ha pronunciate anche solo un po’, il mondo sarebbe molto diverso, la Chiesa sarebbe molto diversa, la nostra vita sarebbe diversa…

In realtà l’essere nati “cristiani”, battezzati, comunicati, cresimati, sposati, sepolti raramente per scelta, spesso senza convinzione, sempre con poca formazione, ha svuotato il cristianesimo di senso. Anzi lo sta ormai cancellando dalla storia! E io dico: “Giustamente!”: perché di quel cristianesimo di facciata, da religione di stato, possiamo farne a meno. Di quel Dio e di quel Gesù, nominato invano e mai ascoltato, possiamo farne a meno!

Se noi leggessimo il Vangelo senza mediazioni culturali, teologiche o religiose devianti, se vedessimo Gesù nella sua radicalità ci sconvolgerebbe. Egli infatti ci propone un cambio di paradigma. Ci propone una via nuova, un capovolgimento del metro di giudizio tradizionale, sulla vita e su Dio.

Le parole di oggi sono chiare a questo proposito: “Ti ringrazio Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte capire ai piccoli…”.

Quali sono le cose nascoste?

Le cose nascoste ai sapienti sono l’inutilità dei sogni di potenza, la violenza autodistruttiva insita nell’avidità, nella ricchezza, nell’orgoglio, nell’arroganza.

I sapienti, gli “intelligenti” (economisti, politici, imprenditori, scienziati), ci dicono ogni giorno che questo modello economico è l’unico possibile. Ci dicono che l’armarsi fino ai denti si deve. Ci dicono che è colpa dei poveri se sono poveri. Ed è merito dei ricchi se sono ricchi. Ci suggeriscono l’idea che cambiare non è possibile. Essi piegano la verità ai loro scopi.

Gesù dice: loro non sanno che la loro è una via di morte. Non vedono la tragedia dell’oppressione, e se la vedono  la giustifcano. Non vedono il rischio dell’ecatombe atomica che potrebbe cancellare il mondo, ne il rischio del tracollo ecologico che presto presenterà il conto. Ne vedono le conseguenze di un’economia che affama l’80% dell’umanità.

Le cose nascoste le comprendono i piccoli!

I piccoli non sono gli stupidi, o gli incolti, o i bambinoni. Usciamo dall’equivoco!

I piccoli sono quelli che sanno capire profeticamente la fragilità di un potere fondato sull’arroganza e su una presunta intelligenza. Sono quelli che cercano la verità, che svelano gli inganni.

I piccoli sono i poveri che patiscono sulla loro pelle le conseguenze dell’ingiustizia e che gli intelligenti respingono perché “i confini sono sacri”, “i neri sono pericolosi”, “gli immigrati che stiano a casa loro”…

I piccoli sono quelli che contro ogni evidenza credono e sperano in un mondo diverso e lottano perché esso si realizzi.

Penso ai testimoni di ogni tempo, di ogni confessione o di ogni lotta per la giustizia che hanno perso tutto per testimoniare questo nel mondo.

Essere piccoli: questo vuol dire essere cristiani, seguaci di Gesù, quelli che Dio ama e a quali si rivela.

Un Dio liberato dalla sua onnipotenza, un Dio che non è più pensabile come provvidente, come un Dio nell’alto dei cieli che si invoca contro il male del mondo. Un Dio a nostro servizio. Con Gesù il Dio della religione è morto!

Gesù ci rivela infatti che l’unico spazio d’incontro con il Padre, non è il cielo, ma è lo spazio della nostra  coscienza, nella quale avviene la scelta definitiva in cui può partire il si o il no. La creazione o l’anticreazione, il tutto o il nulla.

Abbiamo una responsabilità nei confronti del mondo, qui e ora. Perché abbiamo capito che dobbiamo schierarci per la verità qui e ora.

Se uno dice che Dio c’è, ma accetta l’intelligenza distruttiva, è un bestemmiatore. Perché credere non è aderire a qualcosa di astratto che non condiziona la nostra vita. Perché credere è scegliere nel profondo della nostra coscienza da che parte stare.

Dunque bisogna rinunciare a superstizioni e miracolismi, a teismi improponibili, a religioni che offrono alibi al nostro impegno, per scoprire finalmente il volto di Dio e la sua presenza accanto a noi.

don Paolo Zambaldi

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